venerdi 22 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






ANSA Rassegna Stampa
08.07.2009 Un cartone animato sbeffeggia Gilad Shalit
Il vergognoso filmato diffuso dalla televisione al-Aqsa di Hamas

Testata: ANSA
Data: 08 luglio 2009
Pagina: 1
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «M. O. : Gaza, Shalit schernito nei cartoni animati di Hamas»

Riportiamo il lancio ANSA di oggi, 08/07/2009, dal titolo " M. O. : Gaza, Shalit schernito nei cartoni animati di Hamas ".

 Gilad Shalit, prigioniero di Hamas da tre anni, viene sbeffeggiato dai suoi carcerieri in un cartone animato per bambini. Incredibile l'arroganza di Hamas che, nel filmato, mette sullo stesso piano Shalit e i terroristi di Hamas reclusi nelle carceri israeliane. 
Inaccettabile il commento finale " 
gli israeliani in questa occasione dovrebbero cercare di comprendere anche il dolore delle famiglie palestinesi, che provano la medesima nostalgia verso i loro congiunti detenuti in Israele ". Di terroristi, se non fossero tali, non ce ne sarebbe nemmeno uno in carcere in Israele.  Ecco l'articolo:

di Aldo Baquis- TEL AVIV, 7 LUG - Confermando di essere tutt'altro che una emittente di evasione, la televisione al-Aqsa di Hamas ha proposto nei giorni scorsi ai bambini di Gaza un cartone animato in cui schernisce Ghilad Shalit, il soldato israeliano prigioniero da tre anni nella Striscia in una località ignota. Le immagini sono state rilanciate dalla televisione commerciale israeliana Canale 2, ed hanno destato reazioni indignate. Il filmato si apre con un close-up di Shalit che è incatenato, ha un aspetto trasandato ed in ebraico invoca la madre. Su una parete ha tracciato col gesso le giornate di prigionia, ed è evidente che presto dovrà passare ad un altro muro perché lo spazio scarseggia. Poi, a sorpresa, la solitudine è rotta dall'arrivo di un bambino palestinese. "Ti darò quello che vuoi - propone, forse dimentico di non possedere altro che gli stracci che indossa - se mi libererai". Ma il bambino risulta irremovibile, anche perché - spiega - nelle prigioni israeliane sono reclusi suo padre, suo fratello ed un vicino di casa che potrebbero essere scambiati con Shalit. Però il prigioniero israeliano, tutto sommato, lo commuove. Perché non provare a scrivere al premier Benyamin Netanyahu? Lo Shalit del cartone animato geme: ha già scritto, ha anche inviato una cassetta audio, e non è successo niente. "Non dovrò mica morire in carcere ?", si chiede. Il bambino non riesce a capacitarsi: è mai possibile che lo Stato di Israele sia insensibile al suo destino? "Chi ha detto che Israele è uno Stato? - replica con amarezza il prigioniero del cartoon - Ciascuno di noi è venuto da un Paese diverso, dalla Gran Bretagna, dall' Italia, dall'America, dalla Francia". La sua unica speranza di essere liberato è riposta semmai nei miliziani di Hamas: se almeno rapissero altri soldati, pensa, allora i vertici israeliani sarebbero costretti ad agire, a realizzare lo scambio di prigionieri. Il bambino palestinese comincia a provare una certa empatia verso il prigioniero: "Se Inshallah (volesse il Cielo) sarai liberato, cosa farai?". Shalit non ha dubbi. Getterà alle ortiche la divisa militare e poi andrà a vivere in Francia o in Italia: l'importante è non vivere più in Israele. "Salam (pace)" gli dice il bambino palestinese, nell'accomiatarsi. Nel sito online della televisione commerciale israeliana, si sono moltiplicati nel corso della giornata i commenti di biasimo. "Mostruoso", commenta Yael. "Fa venire i brividi", rincara un'altra ascoltatrice. Ma fra le espressioni di dolore si è inserita anche quella di 'Un'arabà secondo la quale gli israeliani in questa occasione dovrebbero cercare di comprendere anche il dolore delle famiglie palestinesi, che provano la medesima nostalgia verso i loro congiunti detenuti in Israele.

Per inviare la propria opinione all'Ansa, cliccare sull'e-mail sottostante


redazione.internet@ansa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT