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Rassegna Stampa
01.07.2009 Al Qaeda promette attentati in Francia
In risposta alla battaglia di Sarkozy contro il burqa

Testata:
Autore: La redazione del Giornale
Titolo: «Burqa vietato, Al Qaida minaccia la Francia: 'Difenderemo l’onore delle nostre sorelle'»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 01/07/2009, a pag. 18, l'articolo dal titolo " Burqa vietato, Al Qaida minaccia la Francia «Difenderemo l’onore delle nostre sorelle» ".

I terroristi di Al Qaeda promettono attentati contro la Francia per vendicarsi delle dichiarazioni di Sarkozy contro il burqa. Parlano di "onore delle nostre sorelle e figlie ", ma se ce l'avessero davvero a cuore come sostengono, non imporrebbero loro di coprirsi con un velo scuro corpo e volto. Ciò che interessa ai fondamentalisti islamici non è la dignità della donna, ma la sua sottomissione all'uomo. Ecco l'articolo:

In un dibattito che in Francia è già politicamente e socialmente delicato come quello sulla laicità dello Stato, mancava solo la minaccia terroristica per rendere la situazione più incandescente. Non si è dovuto attendere molto. Secondo il centro americano Site, l’organizzazione maghrebina di Al Qaida (Al Qaida nel Maghreb islamico, Aqmi) ha minacciato attentati in Francia dopo la recente presa di posizione contro il burqa del presidente Nicolas Sarkozy. Sono stati gli analisti di Washington, specializzati nel monitoraggio dei forum jihadisti su internet, a lanciare l’allarme. «Ieri era lo hijab (il velo) e oggi è il niqab (il burqa, ndr)», ha affermato il leader dell’Aqmi, Abu Mussab Abdul Wadud, «ci vendicheremo della Francia e dei suoi interessi con tutti i mezzi a nostra disposizione per l’onore delle nostre figlie e sorelle».
Sarkozy aveva definito il burqa «un segno di avvilimento» per le donne, aggiungendo che non sarebbe stato «il benvenuto sul territorio francese». Non si trattava di dichiarazioni «en passant» ma di una presa di posizione politica e ufficiale, davanti a un consesso assolutamente straordinario: il Congresso riunito nella reggia di Versailles, il 22 giugno scorso.
In quell’occasione, il leader francese era stato estremamente chiaro: «Non possiamo accettare che nel nostro Paese le donne siano prigioniere dietro una rete, tagliate fuori dalla vita sociale, private della loro identità. Non è questa l'idea che la Repubblica francese ha della dignità della donna». Il burqa, cioè il velo integrale che copre completamente il volto, con una piccola rete posta all’altezza degli occhi, è solo l’ultimo indumento religioso a finire nel mirino dei difensori della laicità francese. Già nel 2004, una legge che bandiva il velo islamico dalle scuole pubbliche aveva fatto scalpore, accendendo un dibattito infinito con lunghe code polemiche, che in alcuni casi avevano condotto a incidenti e disordini. Il provvedimento, voluto dal presidente allora in carica, Jacques Chirac, aveva raccolto una maggioranza schiacciante (494 voti a favore contro 26) e trovato un enorme consenso tra i francesi. Anche in questo caso, Sarkozy sa di muoversi avendo le spalle coperte; la sua proposta di istituire una commissione incaricata di studiare l’uso e la diffusione del burqa nel Paese, ha subito incontrato un consenso trasversale. Resta il problema di come potrebbe reagire la numerosa popolazione islamica residente in Francia, che conta quasi cinque milioni di cittadini.
Benché la legge del 2004 riguardasse anche il crocifisso dei cristiani, la kippah degli ebrei e il turbante dei sikh, i musulmani francesi l’avevano presa come una norma indirizzata contro di loro. Questa volta non ci sono altre religioni coinvolte e il dibattito si preannuncia ancor più duro.

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