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Corriere della Sera Rassegna Stampa
25.06.2009 Diplomatico palestinese fa sparare al ragazzo della figlia
Perchè era promessa ad un altro uomo

Testata: Corriere della Sera
Data: 25 giugno 2009
Pagina: 10
Autore: Antonio Ferrari - Luigi Offeddu
Titolo: «Se il diplomatico palestinese cancella in casa i diritti umani - Ue, il diplomatico palestinese fa sparare al ragazzo della figlia»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 25/06/2009, a pag. 10, il commento di Antonio Ferrari dal titolo " Se il diplomatico palestinese cancella in casa i diritti umani " e, a pag. 21, la cronaca di Luigi Offeddu dal titolo " Ue, il diplomatico palestinese fa sparare al ragazzo della figlia  ". Ecco gli articoli:

 ragazze musulmane col velo, simbolo di sottomissione

Antonio Ferrari : " Se il diplomatico palestinese cancella in casa i diritti umani "

Non si sa come prenderla, que­sta storia. Fatta di minacce, vio­lenza, coercizioni, di un matrimonio che non si deve fare, di un padre che perde la testa perché ha promesso la figlia a un al­tro. Un padre che, secondo gli investigato­ri, convince un amico (un «sicario»?) a sparare al fidanzato della ragazza, fortuna­tamente senza ucciderlo.
Si dirà: è accaduto, accade e accadrà dappertutto. Ma stavolta il caso fa rumo­re perché il padre è un diplomatico, sep­pur in pensione da un anno, e vive a Bru­xelles. Era stato il portavoce e il vicecapo della delegazione palestinese presso il re­gno del Belgio e l’Unione europea. Un uo­mo stimato, Fathi El Mohor, che vista la lunga carriera era ed è sicuramente vici­no a quel fronte moderato rappresentato dal presidente Abu Mazen, che crede nei diritti umani.
Però per Fathi l’incubo sociale era di­ventato insopportabile. Tanto da far di­menticare gli obblighi e il decoro privato a un uomo pubblico infuriato con la fi­glia, che voleva andasse in sposa a un pa­lestinese che vive in Giordania, e che inve­ce si era promessa a un giovane marocchi­no. Non per imposizione, ma per libera scelta. Quel messaggio-sms, velenoso e si­billino, inviato dal cellulare del padre: «La vita è un dettato, e il dizionario è il Corano», è la prova di un salto culturale in un passato che i palestinesi moderati hanno abiurato da tempo. Perché rivela le contraddizioni di un mondo refrattario ad accettare le regole di valori universali. È vero che in Arabia Saudita e in altri Paesi fondamentalisti può accadere ben di peggio, e lo sappiamo. Tuttavia, per un diplomatico dell’Anp, che vuol porsi co­me l’embrione di un futuro Stato palesti­nese, diventa ostico digerire questa esplo­sione di violenza. È chiaro che nel mondo arabo, dove spesso una donna è costretta a obbedire ciecamente agli ordini del pa­dre- padrone, quel che è accaduto non è una novità. Solleva però sapere che la giu­stizia è arrivata con due eventi: il matri­monio (con lo sposo un po’ ammaccato) e l’arresto del padre e del «sicario»

Luigi Offeddu : "Ue, il diplomatico palestinese fa sparare al ragazzo della figlia"

BRUXELLES — Fathi, che per una vita intera ha procla­mato il diritto alla libertà del­la sua Palestina, è finito in cella per aver voluto schiac­ciare la libertà della figlia, perfino con il sangue. Lei, Dalan, voleva sposare Zaka­ria, il suo ragazzo marocchi­no (e l’ha sposato ieri), ma il padre aveva scelto un altro, un palestinese che riteneva più degno e che Dalan non aveva mai incontrato.
A Zakaria, il «suocero» mandava sul cellulare mes­saggi come questi: «Hai di­strutto la vita di mia figlia. La vita è un dettato, il dizio­nario è il Corano». L’altro ie­ri è finita a colpi di pistola. E ora quella che sembrava so­lo una storiaccia di strada è diventata un caso politi­co- diplomatico che imbaraz­za la grande e civile comuni­tà musulmana di Bruxelles: perché Fathi El Mohor, accu­sato di aver ordinato l’omici­dio del futuro genero, è sta­to per anni il portavoce e il direttore vicario della Dele­gazione palestinese presso il Belgio e presso l’Unione Eu­ropea, non proprio un’amba­sciata ma qualcosa di molto simile. Lo hanno arrestato come presunto mandante: sarebbe stato inviato da lui il giovane sicario che l’altra se­ra ha sparato tre pallottole contro il fidanzato sgradito, per essere poi arrestato po­che ore più tardi.
Il sicario non aveva una mira da cecchino: un proiet­tile ha fratturato la mano di Zakaria, gli altri hanno colpi­to solo di striscio. Quasi un miracolo. E ieri a mezzogior­no,
nel quartiere di Schaer­beek abitato in maggioranza da immigrati musulmani, è stato celebrato il matrimo­nio, con lo sposo ben fascia­to: sotto l’occhio della poli­zia e fra strette misure di si­curezza, perché la questione ha riattizzato le tensioni in­terne alla comunità.
Tutta la storia è stata rico­struita da due tenaci cronisti di
Le Soir, il principale quoti­diano belga, che sono riusci­ti a penetrare la cortina del riserbo. E hanno portato alla luce alcuni risvolti sconcer­tanti. Per esempio, la denun­cia fatta da Zakaria sugli in­fluenti contatti del «suoce­ro », che avrebbero spinto al­l’azione perfino il consolato del Marocco. Nel 2007, se­condo il racconto del giova­ne, il console lo avrebbe con­vocato e gli avrebbe chiesto di brutto: «Perché, tu maroc­chino, ti vuoi prendere una palestinese con tante maroc­chine che ci sono qui a Bru­xelles?». Non solo: disperato per le asserite intimidazioni del «suocero», che lo avrebbe anche ingiustamente (a suo dire) denunciato come im­migrato illegale e spacciato­re di droga, Zakaria si sareb­be rivolto al re e alcuni parla­mentari.
Ma come sempre, non c'è una sola versione delle cose. E la versione che circola in alcuni ambienti vicini alla Delegazione palestinese è un po' differente. Rifuggen­do dalle dichiarazioni uffi­ciali,
dicono per esempio che Fathi era da almeno un anno in pensione, lontano da ogni frequentazione poli­tica. E che era, ed è, un si­gnore posato e colto, appas­sionato di libri e non di pi­stole, non certo un folle. Mentre Zakaria sarebbe un tipo opposto. Toccherà ora ai giudici, giudici belgi e cat­tolici, decidere chi ha ragio­ne.

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