Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 24/06/2009, a pag. 21, la cronaca di Monica Ricci Sargentini dal titolo " Donna, avvocato, due figli e niente velo. Fatima ha conquistato Marrakech ".
Fatima Zahra Mansouri, 33 anni, con i figli
I capelli raccolti, un filo di trucco sul volto scoperto e un sorriso disarmante. Fatima Zahra Mansouri, 33 anni, avvocata laureata in Francia, da due giorni è la prima sindaca di Marrakech, la città cosmopolita, perla del turismo marocchino, che conta più di un milione di abitanti. Lunedì scorso il consiglio comunale l’ha eletta con 54 voti contro i 35 avuti dal primo cittadino uscente, il 75enne Omar Jazouli. Una conquista in più per le donne marocchine che, nelle elezioni amministrative del 12 giugno, erano già riuscite, grazie alle quote rosa, ad avere ben 3.407 elette nei vari governi cittadini con un incremento del 250% (nel 2003 ce l’avevano fatta solo in 127).
Fatima è la seconda donna a governare una città in Marocco. La prima, Asmaa Chaabi, era stata eletta nel 2003 a capo di Essaouiria, 70 mila abitanti, ed ha finito il suo mandato in questi giorni. «Sono onorata di rappresentare Marrakech — si è limitata a dire la Mansouri —, mi auguro di vivere fino in fondo quest’avventura ». Sposata con due figli (Yasmina e Abdelaziz), figlia di un ex viceprefetto della città, Fatima milita nelle file del Partito per l’Autenticità e la modernità (Pam), fondato nel 2008 dall’ex ministro dell’Interno Fouad Ali El Himma, vicino al re Mohammed VI, e vincitore delle elezioni amministrative del 12 giugno con il 21,7% dei voti. La sua elezione è frutto della voglia di cambiare.
«Il bilancio di Jazouli era negativo — ha confessato alla France Presse un membro della giunta comunale chiedendo di rimanere anonimo —. La città ha bisogno di una svolta, di sangue nuovo». «Questo voto — ha commentato il segretario generale del Pam, Cheikh Mohamed Biyadillah — riflette l’immagine di un Marocco moderno».
In effetti il Paese, abitato quasi interamente da musulmani sunniti, vanta risultati innegabili nel campo delle pari opportunità. Nel 2003, con la riforma del codice di famiglia, le donne avevano già conquistato la parità giuridica con gli uomini. Un anno prima, con l’introduzione delle quote rosa era stata loro garantita una rappresentanza del 10% in Parlamento, circa 30 seggi. È qui che il giovane re Mohammed VI ha introdotto, qualche anno fa, le prime donne imam, ossia delle «guide» religiose che hanno il ruolo di istruire e assistere le altre donne, «guide» quasi in tutto paragonabili ai loro «colleghi» maschi tranne che nel privilegio di pronunciare il sermone del venerdì nelle moschee.
Ancora più recente, all’inizio di quest’anno, l’adesione alla Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna ( Cedef) insieme alla ratifica della Convenzione internazionale sulla protezione delle persone con handicap. «Il Marocco — aveva dichiarato allora il re Mohammed VI — afferma il suo impegno nel proseguire il cammino verso la democrazia e la garanzia dei diritti umani ». Ieri è stato fatto un altro piccolo passo avanti.
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