Ieri sono stati arrestati gli assassini di Daniel Jacobi, 4 palestinesi di Kalkilya.
Chi era Daniel Jacobi, per meritare questa lapide commemorativa?
Era uno studente di medicina a Milano, come tanti giovani israeliani, quando si offrì per officiare le funzioni di culto nelle comunità ebraiche prive di un rabbino. Merano non era tra queste, e rifiutò la proposta, anche perché non sarebbe stata in grado di pagare l’elevato compenso richiesto. Un paio di anni dopo, però, la Comunità ebraica di Merano si trovò improvvisamente senza rabbino nel breve periodo che intercorre tra le più solenni festività, quelle del Capo d’anno e del Giorno dell’espiazione. Un momento quanto mai infelice. Chiese a Daniel se era disponibile, spiegandogli la situazione, e lui accettò senza fare alcuna obiezione. Venne, celebrò le funzioni dello Yom Kippur con solennità, e con la sua bellissima voce diede ai fedeli la sensazione di calore e di intima emozione che promana da questa celebrazione. E quando fu il momento di dargli il meritato compenso, lui lo rifiutò: eravate in difficoltà, disse, ed era mio dovere darvi il mio aiuto.
Daniel Jacobi venne a Merano nei successivi 7 anni, fino a quando si laureò e tornò in Israele per lavorare in un ospedale.
Il 27 luglio 2006 Jacobi andò da un meccanico di fiducia, a Kalkilya, una cittadina della Cisgiordania vicinissima a Kfar Saba, per far riparare la sua vecchia automobile. Ma il meccanico era fratello di uno dei suoi assassini: avvertiti, lo presero, lo malmenarono con un bastone, lo colpirono con un cacciavite, lo rinchiusero nella sua vettura e le diedero fuoco. In questo modo, essi hanno confessato, intendevano vendicare l’uccisione avvenuta il giorno precedente di un comandante della Jihad Islamica.
Un medico assassinato per vendicare la morte di un capo terrorista. Un medico che si fidava di loro, una persona religiosa e buona.
Ricordiamolo, e ricordiamoci che questa è la logica perversa alla quale si conformano i nemici giurati d’Israele.