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Il Giornale - Il Foglio Rassegna Stampa
17.04.2009 Durban 2, lunedì il via alla fiera dell’antisemitismo
Analisi di Fiamma Nirenstein e Giulio Meotti

Testata:Il Giornale - Il Foglio
Autore: Fiamma Nirenstein - Giulio Meotti
Titolo: «Durban 2, lunedì il via al festival dell’antisemitismo - Onustan»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 17/04/2009, a pag. 16, l'analisi di Fiamma Nirenstein dal titolo " Durban 2, lunedì il via al festival dell’antisemitismo " e dal FOGLIO, a pag. 4, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo "Onustan ". Ecco gli articoli:

Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein : " Durban 2, lunedì il via al festival dell’antisemitismo "

Sarà comunque strano che, lunedì prossimo, giorno della Shoah in tutto il mondo e data in cui avrà inizio a Ginevra la famosa conferenza delle Nazioni Unite detta «Durban 2» contro il razzismo, il podio venga offerto a un razzista negazionista che ha più volte dichiarato di voler distruggere Israele come Mahmoud Ahmadinejad: il premier iraniano, alla ricerca di un palcoscenico adatto a lui, ha infatti annunciato la sua partecipazione alla conferenza. Nonostante molte polemiche e cambiamenti della piattaforma, essa rischia dunque ancora di più di essere il doppione di Durban 1, e comunque una sua versione ancora più pericolosa, dato che l’Iran finanzia gran parte del terrorismo mondiale (compresi gli Hezbollah e Hamas) e prepara le sue postazioni nucleari. La Germania, che capisce cosa potrebbe accadere, si prepara in queste ore a seguire il piccolo coscienzioso corteo di chi a Ginevra non intende farsi vedere. Nel 2001, si riunirono in Sudafrica centinaia di delegazioni e migliaia di Ngo che trasformarono una conferenza contro il razzismo in una conferenza razzista contro Israele e contro gli Usa. Si sprecarono le marce sotto gli striscioni inneggianti a Bin Laden, le grida di «morte all’America» e le accuse di apartheid a Israele. Durban 2 può diventare la replica in versione attivamente antisemita e guerrafondaia contro Israele dell’evento che precedette di pochi giorni l’attacco alle Twin Towers. A cominciare dall’evento previsto per il fine settimana: una riunione di organizzazioni non governative che porta il nome «Conferenza di esame (review) di Israele», completa di un rally antisraeliano il 18 aprile.
Mercoledì è stato completata la bozza di documento base per la conferenza. Distribuito dall’Alta Commissionaria per i diritti umani Navi Pillay con la presidente della commissione, la libica Najat Al-Hajjaji, non è stato discusso, ma solo consegnato agli astanti: è chiaro che si cerca di offrire una piattaforma più palatabile rispetto all’enorme prima versione dalle fosche tinte, presentando una bozza più agile e meno aggressiva; si cerca con ciò di spingere almeno parte dell’Europa utilizzando anche la fretta dell’ultimo momento e la ripugnanza a disertare l’Onu, verso un appuntamento dominato da un’idea rovesciata dei diritti umani. Infatti la bozza attuale non rinuncia al riferimento al primo documento, quello di Durban 1, che indicava Israele come stato razzista e gli Usa come male del mondo; indica l’occupazione, termine che immediatamente allude a Israele, come fonte di razzismo e di apartheid; rimette in circolazione in vari modi l’idea della proibizione della critica alle religioni (ovvero ripropone il tema dell’antislamismo) e invita a onorare le «culture diverse», che spesso si presenta tuttavia come persecuzione degli omosessuali, oppressione sistematica delle donne, sharia che condanna a terribili pene corporali. Come sta reagendo il mondo nelle ultime ore prima della conferenza che avrà Ahmadinejad come vicepresidente? Di sicuro sembra che gli Usa, il Canada e la nostra coraggiosa Italia abbiano mantenuto fermo il loro «no»; di incerto, il comportamento di altri Paesi europei, per esempio dell’Olanda che tentenna. Ma si avvicina a grandi passi il «no» la Germania di Angela Merkel, fino a poche ore fa propensa a partecipare. Un esponente del ministero degli Esteri tedesco ha dichiarato che il suo Paese forse si tirerà indietro. È chiaro che teme la strumentalizzazione antisraeliana, specie adesso che Ahmadinejad, che ha appena dichiarato a Spiegel che è sicuro che i tedeschi odino tuttora gli ebrei, prenderà il podio da gran protagonista.
www.fiammanirenstein.com

Il FOGLIO - Giulio Meotti : " Onustan "

Roma. Si apre lunedì a Ginevra la Conferenza sul razzismo delle Nazioni Unite, nota come “Durban II”. Boicottato da Israele, Canada, Italia e per adesso dagli Stati Uniti, l’evento vedrà la partecipazione del presidente iraniano Ahmadinejad. E’ l’esito di una guerra che la più potente organizzazione del mondo, seconda soltanto all’Onu, ha dichiarato alla libertà d’espressione. “L’Organizzazione della Conferenza islamica (Oci), un’associazione di 57 stati impegnati a promuovere la solidarietà musulmana, vuole distruggere il principio di universalità dei diritti umani e delle libertà e alle Nazioni Unite sta vincendo”, commenta Paul Marshall dell’Hudson Institute. Per molti anni l’Organizzazione, che ha sede a Gedda in Arabia Saudita, aveva cercato di bandire la critica dell’islam. Ci è appena riuscita con la risoluzione numero 62/154. E’ stata l’Organizzazione a mettere la Libia a capo della preparazione di Durban II e sempre l’Organizzazione punta a riconoscere Israele come stato di apartheid e il sionismo come razzismo. I suoi membri votano all’unisono, controllano il trenta per cento dell’Assemblea generale dell’Onu e dominano il Consiglio dei diritti umani (17 su 47 membri). Si sperava che la segreteria del turco Ekmeleddin Ihsanoglu potesse cambiarne la politica di islamizzazione dopo Mohamad Mahathir. E’ avvenuto il contrario e nel caso delle vignette danesi l’Oci ha fomentato la protesta nelle piazze arabe, mentre nelle sue sessioni l’Iran proclamava la fine di Israele. Tutto è iniziato nel 1990, con la Dichiarazione del Cairo sui diritti umani nell’islam. Segnò l’abbandono nei paesi islamici, a favore della sharia, delle legislazioni ispirate alla common law. Tra le tante cose, proclamava all’articolo 10 che “l’islam è una religione intrinsecamente connaturata all’essere umano”. Anche un osservatore come Gilles Kepel dichiarò che quel manifesto “straccia semplicemente” la Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1948. Nel 1994 il leader sudanese Bashir, protetto dall’Oci sulle accuse di genocidio in Darfur, poté affermare che l’Onu non aveva alcun diritto di criticare il suo paese perché amputa braccia e decapita i detenuti, dal momento che la sua legislazione si ispira alla sharia. Nel 1997 Pakistan, Indonesia, Egitto, Algeria e Bangladesh accusarono sempre l’Onu di “blasfemia” per un rapporto sull’antisemitismo islamico. Tre anni dopo quello stesso rapporto menzionava soltanto l’est Europa. Non una parola sui regimi musulmani. La Conferenza islamica vuole ora un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza. Il coronamento di quella che l’ambasciatrice americana al Palazzo di vetro Kirkpatrick definì “la lunga marcia all’Onu”.

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