Riportiamo da pag. 3 del FOGLIO di oggi, 03/03/2009, l'editoriale " Bravo Obama su Durban II " sulla decisione degli Usa di non partecipare alla conferenza sul razzismo che si terrà a Ginevra in aprile. Ecco l'articolo:
Dopo una prima inopportuna apertura a Durban II, la conferenza dell’Onu sul razzismo che si terrà in aprile a Ginevra, Barack Obama ne ha appena annunciato il boicottaggio. Un gesto importante, coraggioso, in sintonia con la politica inaugurata da Bush nel 2001, quando la Casa Bianca si tirò fuori da quella sciagurata selva di antisemiti e negazionisti islamici. Obama si è accorto che Iran, Cuba, Libia e i membri dell’Organizzazione della Conferenza Islamica utilizzeranno la cornice onusiana per demonizzare Israele e promuovere il rifiuto dell’Olocausto. A differenza della già patetica e pericolosa kermesse del 2001, quando gli idoli della conferenza si chiamavano Arafat e Mugabe e bande di sciacalli se ne andavano in giro con magliette inneggianti a Hitler, nell’edizione di aprile si era inserito un elemento ancor più pericoloso. La lotta all’“islamofobia” per mettere a tacere le critiche sulla violenza nell’islam. Canada e Israele avevano già annunciato la propria assenza. Obama si è posizionato nell’asse giusta, lontano da sbiaditi atteggiamenti consolatori e in ossequio alle regole della diplomazia. Una diplomazia, come dimostrano gli organizzatori di Durban II, svuotata di significato. Carcassa da riempire di rancori contro l’occidente e lo stato ebraico. Se gli Stati Uniti fossero riusciti a capovolgere l’attuale situazione sarebbe stato un successo per Obama. Ma l’infezione era così estesa che Obama ha dovuto prenderne atto. E andarsene. Purtroppo le nostre anime belle, i custodi della ubriacatura obamiana, non hanno avuto il coraggio di lodarlo per questo gesto. I gruppi terroristici palestinesi, servendosi di Durban, nel 2001 lanciarono attacchi terroristici contro Israele, consapevoli che l’azione israeliana sarebbe stata condannata come un “crimine di guerra”. Allora le delegazioni americane e israeliane si recarono nella città sudafricana con le più sincere aspettative, convinte che la ragione e il decoro avrebbero prevalso sul fanatismo. Fu l’inizio di un massacro di ebrei innocenti (oltre 1.200 in totale). Si ritirarono troppo tardi. E fu un disastro. Oggi Durban II si svolge sotto l’ombra dell’atomica iraniana e della sua piovra negazionista. Ma sempre oggi, grazie al presidente americano che indossa la t-shirt con scritto “I love Sderot”, ci risparmieremo il rimpianto di non averli boicottati prima. A questo punto è l’Europa imbelle che deve fare la sua scelta.
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