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Il Foglio Rassegna Stampa
30.01.2009 L'Iran prepara Durban II, la nuova fiera dell'antisemitismo
un articolo di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 30 gennaio 2009
Pagina: 2
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Ecco che spettaccolo prepara l’Iran per il suo carnevale contro Israele»

Sul FOGLIO di oggi, 30/01/2009, l'articolo "Ecco che spettaccolo prepara l’Iran per il suo carnevale contro Israele" a pag. 2 di Giulio Meotti.
Ecco il testo:

Roma. Nove anni fa a Durban assistemmo a un carnevale isterico contro lo stato ebraico. Stati Uniti e Israele ritirarono le delegazioni, Australia e Canada si scagliarono contro l’“ipocrisia” dell’evento. Il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, ha annunciato che Israele non parteciperà a “Durban II”. L’Italia ha appena approvato una risoluzione che impegna il governo “a intervenire in sede europea affinché venga scongiurato il rischio che la Conferenza si svolga su una piattaforma ispirata all’intolleranza e alla discriminazione etnica, culturale e religiosa”. L’edizione di quest’anno, che si richiama a Durban anche se si terrà a Ginevra dal 20 al 24 aprile, è stata sequestrata dall’Iran, faro dei diritti umani. Un iraniano, un libico e un cubano sono fra i principali estensori della bozza dell’Onu discussa a Ginevra. Gli ayatollah sono riusciti a sfruttare la retorica antirazzista in chiave antioccidentale e antisemita. L’inviato cubano è quell’Alfonso Martinez che è già riuscito a far fallire una risoluzione che condannava lo sterminio dei curdi da parte di Saddam Hussein. L’Iran ha impedito l’approvazione di una clausola, voluta dall’Unione europea, che condannava il negazionismo dell’Olocausto. Il testo non parla del Darfur, ma contiene accuse alla “apartheid d’Israele”, si parla di “genocidio” e del suo carattere razzista. La Libia, con la sua ambasciatrice in Svizzera Najat al Hajjaji, si è proposta come “società di non discriminazione”, mentre il Pakistan si sta battendo perché i crimini legati alla sharia, la legge islamica, non siano discussi a Ginevra. Le misure di antiterrorismo dopo l’11 settembre vengono bollate come “nuovo razzismo”. Si chiede agli stati membri dell’Onu di “prendere misure efficaci sulle forme di razzismo e contro gli stereotipi della religione (leggi islam, ndr)”. Vittimismo arabo, uso del concetto di “islamofobia” contro la libertà d’espressione e antirazzismo in chiave antigiudaica sono i capisaldi di Durban II. I repubblicani chiedono a Obama di fare come Bush che boicottò l’evento nel 2001. A sostegno di Durban II viene una risoluzione approvata a inizio gennaio dall’Assemblea generale contro la “diffamazione della religione”. Un potentissimo strumento di censura che fornisce al mondo arabo la necessaria copertura per soppressioni, uccisioni e persecuzioni in atto nell’islam. Juliette De Rivero, direttore dello Human Rights Watch di Ginevra, lancia l’allarme: “Le preoccupazioni legittime per la relazione tra intolleranza razziale e religiosa e l’odio non dovrebbero costituire il pretesto per mettere in discussione libertà fondamentali come la libertà di parola”. Nel 2001 a Durban ci furono Ong che distribuivano volantini con l’effige di Hitler e la scritta “Se avessi vinto io? Di positivo c’è che non esisterebbero né Israele né spargimento di sangue palestinese”. Forse è troppo tardi e anche questa volta si ripeterà quell’osceno spettacolo.

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