Dalla prima pagina del CORRIERE della SERA del 16 gennaio 2009, riportiamo l'editoriale di Piero Ostellino "Il Cortocircuito":
In Olanda, durante un corteo — cui partecipavano anche due deputati del Partito socialista, poi denunciati — si è gridato «Hamas, Hamas, gli ebrei nelle camere a gas!». Tornano alla mente le parole di Maximilien Robespierre nel Discorso alla Convenzione nazionale del 3 dicembre 1792 sul processo a Luigi XVI: «Luigi può essere assolto. Cosa dico? E' supposto innocente fino a che non sia giudicato. Ma se Luigi viene assolto, se Luigi può essere supposto innocente, che ne è della Rivoluzione? ». Una mozione di condanna di Israele, che parla di «azione sproporzionata », è in corso di approvazione dal Parlamento dell'Aja ma ne è stata approvata un'altra che chiede un'indagine internazionale perché, come ha detto il viceministro degli Esteri Timmermans, «non abbiamo elementi a sufficienza per giudicare l'azione di Israele ».
Le antiche parole del rivoluzionario Robespierre — che assimilava la morte di Luigi XVI alla vittoria e la sua «innocenza» alla sconfitta della Rivoluzione dell'89 — suonano, qui, come una sorta di metafora del contemporaneo «cortocircuito » che ha ispirato i manifestanti olandesi e sembra, ormai, ispirare molte manifestazioni di protesta contro Israele nel resto d'Europa e purtroppo, anche da noi: «Se gli ebrei meritano di finire nelle camere a gas, perché Israele dovrebbe continuare ad esistere? Che ne sarebbe, allora, di Hamas?». Il «cortocircuito » è la saldatura di anti-israelismo e antisemitismo. Una inequivocabile manifestazione di razzismo che avvicina le posizioni di certi oppositori di Israele a quelle del nazismo.
A questo punto, però, il «cortocircuito» ha un corollario che riguarda da vicino anche noi. Se Israele ha diritto di esistere, se l'Occidente liberale e democratico è nel giusto a difendere questo suo diritto, che cosa ne è, allora, del terrorismo islamico? Esso diventa, nell'immaginario di chi oggi salda anti-israelismo e antisemitismo, brucia, con la bandiera di Israele, anche quella americana, ciò che alcuni già sostengono apertamente: una forma di resistenza dell'Islam contro l'Occidente. Un pericolo, questo, che noi del
Corriere denunciamo da tempo, non solo come un oltraggio all'Olocausto — oltraggio che si condanna da solo — ma anche come una tragica e devastante deriva illiberale e anti-democratica nei nostri stessi Paesi.
In Spagna, a Barcellona, la commemorazione pubblica delle vittime dell'Olocausto, prevista per la giornata del 27 gennaio, è stata annullata dal Dipartimento degli Interni del governo catalano a seguito dell'intervento israeliano a Gaza. Qui, siamo a uno di quei paradossi della storia cui la viltà degli uomini ci ha, purtroppo, abituati: il rovesciamento delle ragioni per le quali George Orwell aveva scritto il suo «Omaggio alla Catalogna» che, a metà degli anni Trenta, si batteva contro Francisco Franco e lui stesso contro tutti i totalitarismi. Il cedimento— addirittura delle istituzioni di un Paese democratico quale è la Spagna — al nuovo totalitarismo.
Davvero due brutte pagine, quella olandese e quella catalana, nella storia dell'Europa contemporanea.
postellino@corriere.it
Da pagina 9, la cronaca dell'episodio olandese, di Luiigi Ofeddu: "Olanda, corteo con due deputati Viva Hamas, ebrei in camera a Gas":
BRUXELLES — L'angoscia che trabocca da Gaza giunge fino in Olanda, il Paese più a rischio d'Europa per la convivenza fra diverse fedi e culture. «Hamas, Hamas, gli ebrei nelle camere a gas!», è stato uno degli slogan scanditi nelle dimostrazioni di protesta contro Israele. Ad Amsterdam, sfilavano anche dei deputati.
Il primo a reagire è stato un musulmano praticante, il neosindaco di Rotterdam Ahmed Aboulateb, nato in Marocco: ha detto che nella sua città non tollererà slogan così. I magistrati studiano ora i filmati dei cortei, probabilmente vi saranno delle incriminazioni. Il ministro della Giustizia Ernst Ballin dice alla radio che «la libertà di parola ha un alto valore nel nostro sistema legale, ma anche i suoi limiti». La comunità ebraica punta il dito contro i poliziotti che non sono intervenuti. Ma altri credono che abbiano fatto bene, gli agenti, e ricordano che l'Olanda è stata citata nel 2007 dall'Economist come il quarto Paese più democratico nel mondo. Altri ancora, i portavoce dei musulmani moderati, deplorano gli slogan antisemiti e anche il linguaggio di Geert Wilders, il deputato populista che da anni insulta il Corano paragonandolo al Mein Kampf, e che ora dovrà tornare in tribunale: «Perché non punire allora anche lui?».
Dietro le accuse reciproche, una realtà che monta: l'angoscia di Gaza non agita solo poche piazze, ma divide ormai il Paese, 16,6 milioni di abitanti di cui 900mila musulmani, un Paese che ha nella sua memoria volti come quello di Anna Frank, e nella sua cronaca recente nomi come quello di Theo van Gogh. L'angoscia spacca il governo, i partiti, le comunità religiose. La storia dei deputati in corteo è quella che più ha fatto discutere. Sono due volti noti del Partito socialista all'opposizione: Harry van Bommel, 46 anni, e Sadet Karabulut, 33, figlia di immigrati curdi. Entrambi sono schedati come «attivisti di Hamas in Olanda » da alcuni gruppi ebraici. Hanno partecipato al raduno di Amsterdam: inneggiavano all'Intifada, e secondo le accuse non si sono allontanati quando è risuonata l'invocazione alle camere a gas. Un avvocato, Abraham Moscowiz, ha raccolto un centinaio di firme — della comunità ebraica ma non solo — per una denuncia contro i due.
Il Partito socialista si è subito diviso, così com'era già capitato alla coalizione di governo (laburisti, cristianodemocratici e Unione cristiana) nel giudizio su Gaza: con buona parte dei laburisti che chiedevano di bollare come «sproporzionata» l'azione israeliana, e il loro stesso viceministro degli Esteri che si opponeva con forza. Alla fine, con 16 mozioni diverse, al Parlamento ci si è accordati sulla richiesta di un'indagine internazionale. Ma intanto, si discuteva già d'altro: proibire o no per legge le frasi dell'odio, compilarne una lista? I musulmani moderati si dicono d'accordo: purché si usi lo stesso metro anche con Geert Winders e soci. La divisione fa sempre più male.
Sempre da pagina 9, di Elsabetta Rosaspina "Giorno della Shoah cerimonia soppressa. La comunità spagnola: una rappresaglia":
MADRID — Gaza è sotto le bombe e, a Barcellona, il governo catalano e il municipio cancellano la manifestazione di piazza in memoria dell'Olocausto. Per protesta, tutti i gruppi e le associazioni ebraiche della Catalogna hanno ritirato la loro adesione alle iniziative promosse in ricordo della Shoah. Magari la tragedia palestinese non c'entra, ma la comunità ebraica locale sospetta che il ridimensionamento del programma previsto per la Giornata Internazionale della Memoria, il 27 gennaio prossimo, sia una specie di rappresaglia contro i bombardamenti di Israele nella Striscia. Ed è passata al contrattacco.
Fino al 29 dicembre l'agenda della giornata in preparazione a Barcellona prevedeva il suo culmine, come l'anno scorso, in uno degli angoli più nobili della città vecchia, la piazza del Re, con un concerto di musiche ebraiche e gitane e con l'accensione di centinaia di candele, l'unico atto aperto a tutti. A gennaio, quando mancano meno di due settimane all'evento, il programma è stato ridefinito e riportato all'interno dell'auditorium del Palau de la Generalitat: una tavola rotonda con cinque relatori e una mostra intitolata «Porrajmos: il genocidio del popolo gitano».
Niente di strano, sostengono fonti del palazzo del governo: «Da quando l'Onu ha istituito il Giorno della Memoria, nel 2005, ogni anno il programma a Barcellona è stato differente. Quest'anno si era pensato a un formato nuovo: una tavola rotonda con cinque relatori, invece della conferenza di uno storico come nel 2008. Solo che, dopo un dibattito di almeno due ore, ci pareva mancasse il tempo per la commemorazione in piazza. Tra gennaio e febbraio la tragedia dell'Olocausto viene ricordata a Barcellona con sessanta eventi. Non si può dire che sia un programma sotto tono». Si esclude ufficialmente anche che la decisione di evitare concentrazioni di massa sia stata dettata da preoccupazioni di ordine pubblico. Ma dalla Federazione delle Comunità Ebraiche di Spagna la reazione è scettica: proprio sabato scorso, alla manifestazione in difesa del popolo palestinese, sotto lo slogan «Fermiamo il massacro a Gaza», aveva partecipato Joan Saura, titolare del dipartimento degli Interni e delle Relazioni istituzionali, da cui dipende, per il governo, l'organizzazione della Giornata della Memoria. Così la comunità ebraica catalana ha deciso di rivolgersi direttamente al vicepresidente della Comunità autonoma, Josep- Lluís Carod-Rovira. Mentre l'ambasciatore di Israele in Spagna, Raphael Schutz, informava di aver ricevuto da un alto funzionario di governo rassicurazioni sul fatto che la partecipazione di Saura alla protesta era «a titolo personale». Ieri sera, di fronte alla proposta di trasferire l'atto previsto in piazza all'interno di una sala del palazzo del governo, tutti i gruppi ebraici si sono ritirati dal progetto. «Il programma non era definitivo — sostiene il governo catalano — ed è ancora modificabile, se qualcuno si è sentito offeso dalla cancellazione della manifestazione in piazza del Re».
A proposito di antisemitismo, da casa nostra vengono le dichiarazioni ipocrite di Giovanni Russo Spena e quelle francamente ripugnanti di Rosetta Loy, intervistati da Maurizio Caprara, sempre a pagina 9 del CORRIERE
Slogan aberrante e controproducente
ROMA — «E' uno slogan indubbiamente aberrante», commenta senza se e senza ma Giovanni Russo Spena, pacifista a oltranza, responsabile Giustizia di Rifondazione comunista ed ex capogruppo al Senato, quando viene a sapere del macabro e ributtante ritornello gridato in una manifestazione olandese: «Hamas, Hamas, tutti gli ebrei nelle camere a gas».
Come reagisce di fronte a notizie del genere?
«Penso che noi dobbiamo stare molto attenti, mentre condanniamo l'occupazione militare israeliana dei Territori palestinesi e la drammatica azione militare su Gaza. Dobbiamo tenere ferma, sempre, la parola d'ordine "Due popoli, due Stati"».
E quindi che dovete fare?
«Affermare nello stesso tempo l'esistenza e la sicurezza dello Stato d'Israele e la necessità di costruire uno Stato palestinese, dotato di continuità territoriale e che non sia un Bantustan da apartheid sudafricano ».
Rispetto allo slogan sentito in Olanda, che cosa significa?
«Significa condannare come razzista e antisemita uno slogan che, tra l'altro, è controproducente per la causa palestinese. Tende a isolare tutte le manifestazioni, a farle passare come antisemite. In Italia...».
In Italia?
«In Italia, dove la destra è molto antisemita, come si vede dalle scritte sui muri, va tenuta alta la guardia. Però, sia chiaro, non è che chiunque critichi il governo di Israele è antisemita»
I due deputati olandesi che erano in corteo con chi invocava le camere a gas, due socialisti, sono stati denunciati da compagni di partito perché avrebbero tollerato lo slogan. Lei in una manifestazione del genere che avrebbe fatto?
«Se sono a un corteo e tentano di bruciare una bandiera israeliana — e io lo ritengo odioso, perché significa negare una nazione — da non violento tento di impedirlo. Ma se non ci riesco non posso essere incriminato perché, tra diecimila manifestanti, ci sono dieci imbecilli che compiono atti controproducenti».
Imbecilli e basta? Perché dovrebbero essere per forza degli ingenui?
«No, sono imbecilli, antisemiti e portatori di una cultura aberrante. Quando si dice "Distruggiamo Israele" la mia condanna è ferocissima».
Mai dimenticare la vittime dell'orrore
ROMA — «Se dipendesse da me, difenderei fino all'ultimo le celebrazioni in ricordo delle vittime di un genocidio orrendo», dice Rosetta Loy, autrice del libro La parola ebreo, scrittrice che in Italia fu tra le promotrici del «Giorno delle Memoria», le cui manifestazioni sono state ridimensionate dal governo della Catalogna per condannare l'offensiva israeliana su Gaza. A sostenerlo è una donna che usa espressioni molto dure contro il governo israeliano, parole che probabilmente non mancheranno di attirare reazioni, e anche reazioni indignate.
Che cosa porta, secondo lei, al cortocircuito della ragione per il quale le vittime ebraiche e non ebraiche dello sterminio nazista possono essere messe da parte perché Israele risponde con bombardamenti ai missili di Hamas?
«Guardi, io ho una posizione molto particolare ».
«Ne avevo già scritto due anni fa in un articolo per l'Unità, ma non me lo pubblicarono ».
E che cosa sosteneva?
«Che la politica di Israele cominciata da Ariel Sharon ha significato palate di fango sulle vittime della Shoah».
Fango sulle vittime della Shoah? Si rende conto del peso del giudizio?
«Io mi sento profondamente solidale con gli ebrei e credo che la politica di Israele dopo l'omicidio di Yitzhak Rabin ha gettato fango sulle vittime della Shoah. E io sento fratellanza con loro».
E che Israele bombardi Gaza le pare possa giustificare l'annullamento di una manifestazione pubblica per le vittime dei campi di sterminio nazisti?
«Certo che no. Non lo giustifica affatto, però ne è la conseguenza. La colpa è di questa politica israeliana».
Sharon aveva restituito Gaza ai palestinesi, anche se non trattò con loro.
«Gliel'ha ridata in modo vergognoso. Li costringono a una vita infame».
Quindi, se dipendesse da lei, in Catalogna che cosa farebbe?
«Le celebrazioni non vanno annullate. Non va dimenticata mai la Shoah. Ha distrutto le coscienze dell'Occidente, segnato un buco nero che non si è più rimarginato. Però una politica che dimentica questo è una politica criminale. Solidarizzo con i palestinesi. Non con chi contesta il Giorno della Memoria. Con le vittime palestinesi».
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