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Una lettera di risposta a una campagna web contro Israele 16/12/2008
Rachel Corrie, attivista dell'International Solidarity Movement è sicuramente morta in un'incidente mentre tentava di impedire la demolizione di  una casa palestinese durante un'azione antiterroristica dell'esercito israeliano.
Ma il file sposa la tesi, indimostrata, secondo la quale la Corrie sarebbe stata deliberatamente travolta dal conducente del buldozer, si sofferma sulle condizioni di vita dei palestinesi nei campi profughi senza indicare le responsabilità di chi ha voluto che esse si perpetuassero per quasi 60 anni allo scopo di mantenere un serbatoio di odio contro Israele, tace sul terrorismo palestinese come se non vi fossero dietro di esso, organizzazioni, propaganda e consenso sociale.
Inoltre, non riferisce che le case delle famiglie dei terroristi suicidi palestinesi vengono distrutte quando i famigliari sapevano dell'intenzione criminale dei loro congiunti.
Non vi è  una "punizione collettiva", così come la sospensione dei visti per i lavoratori  palestinesi va interpretata come una ovvia misura di sicurezza.
Infine, si tace della vera natura dell'International Solidarity Movement, che non è un'organizzazione pacifista, ma un gruppo antisraeliano, antiamericano e filo-terrorista.
Comunque, se proprio vuoi fare da megafono ai movimenti palestinesi almeno senti la voce contraria


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