Israele ancora sotto processo all'Onu per "festeggiare" il sessantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo
Testata: L'Opinione Data: 11 dicembre 2008 Pagina: 3 Autore: Stefano Magni Titolo: «L’Onu accusa Israele e vuole processarlo»
Da L'OPINIONE dell'11 dicembre 2008, riportiamo l'articolo di Stefano Magni "L’Onu accusa Israele e vuole processarlo":
L’Onu ha “festeggiato” ieri, a modo suo, il sessantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. A Ginevra, il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, ha accusato Israele, l’unica democrazia in Medio Oriente, di “crimini contro l’umanità”. Il Consiglio ha chiesto allo Stato ebraico di compiere passi per togliere il blocco di Gaza e liberare molti palestinesi detenuti. Non solo, ma ha suggerito anche un processo internazionale: “Sarebbe obbligatorio per una corte criminale internazionale investigare sulla situazione e determinare se i leader politici israeliani e i comandanti militari responsabili dell’assedio di Gaza non vadano accusati e processati per violazioni delle leggi criminali internazionali”. E’ notevole quanto questo “suggerimento” dell’organismo internazionale sia ideologico e lontano dalla realtà sul campo. In effetti non c’è alcun “assedio” di Gaza: l’energia, il carburante, i beni di prima necessità e persino i proventi delle tasse doganali vengono erogati da Gerusalemme a Gaza e sono sospesi ogni volta che, da Gaza, partono razzi contro le città israeliane meridionali. Cosa che succede abbastanza spesso: 200 razzi solo nelle ultime 4 settimane, 1212 dall’inizio dell’anno, a cui si devono aggiungere 1290 proiettili di mortaio. Israele si è ritirata completamente da Gaza nel 2005. Da allora ad oggi, i razzi sparati da Hamas sono 3123.
Nell’estate del 2006 Hamas ha rapito un militare israeliano, Gilad Shalit, in territorio israeliano. Tuttora il giovane caporale è in cattività, di lui non si sa nulla. Tuttavia nei “suggerimenti” del Consiglio Onu si deduce che l’aggressore sia solo e sempre Israele. Questo nuovo documento del Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu spinge a una prima riflessione: che cosa è questo organismo internazionale? Creato nel 2006 per sostituire la Commissione per i Diritti Umani, il Consiglio con sede a Ginevra, è costituito dai rappresentanti di 47 Stati (a rotazione fra i 171 Stati che hanno aderito), dei quali 12 (fra cui Cina, Cuba e Arabia Saudita) sono sotto accusa perché violano sistematicamente i diritti umani. Fra i suoi membri è notevole la presenza di Paesi che rifiutano relazioni diplomatiche con lo Stato ebraico, come l’Algeria, l’Arabia Saudita, il Mali, Gibuti, il Bangladesh, il Bahrain, la Malesia, il Pakistan e Cuba. Oltre al danno la beffa: il “rapporteur” speciale del Consiglio dei Diritti Umani che a Ginevra ha accusato Israele per crimini contro i diritti umani è Richard Falk, un professore americano di origine ebraica. Che si era già distinto nel 1979 per un suo editoriale a favore della rivoluzione islamica di Khomeini in Iran, nel 2003 per aver definito il conflitto in Iraq una “guerra di aggressione”, nel 2004, per aver considerato l’amministrazione Bush “complice” dell’11 settembre e nel 2007 per aver definito un “Olocausto” la politica israeliana nei Territori palestinesi. Questo è il Consiglio per i Diritti Umani, composto anche da Stati che, nel caso dell’Arabia Saudita e del Pakistan, hanno sempre contestato la stessa Dichirazione Universale dei Diritti dell’Uomo, a cui contrappongono una loro carta dei diritti islamica. A 60 anni da quella Dichiarazione sarebbe giusto fare qualche riflessione sulla sua applicazione nel mondo reale.
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