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Corriere della Sera Rassegna Stampa
02.12.2008 Riaprire l'Orient House ? Lo propone l'Unione europea. No di Israele
la cronaca di Francesco Battistini

Testata: Corriere della Sera
Data: 02 dicembre 2008
Pagina: 0
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «L'Ue: «Riaprite l'Orient House dei palestinesi» No di Israele»
Dal CORRIERE della SERA del 2 dicembre 2008, apagina 17, riportiamo l'articolo di Francesco Battistini  "L'Ue: «Riaprite l'Orient House dei palestinesi» No di Israele".
A fianco delle voci palestinesi, sarebbe stato utile, ci sembra, dare spazio alla posizione israeliana.

Ecco il testo dell'articolo:

GERUSALEMME — Tre cani. Due gatti. Gli arbusti secchi e le palme. La bandiera palestinese. Una catena che avvolge il cancello come un rampicante. E un vecchio che s'è stancato di combattere, non di chiacchierare: «Posso fargliela vedere, non fotografare », dice Abu Firaz Husseini, 62 anni, l'unico che ci abita ancora. L'Orient House è il castello incantato di Gerusalemme Est. Abu Firaz, il fantasma d'una storia infinita: queste pietre bianche fecero da soggiorno al Kaiser Guglielmo II e all'imperatore Hailé Selassié, ospitarono l'Onu e un albergo di lusso, finché non arrivarono la Guerra dei Sei giorni, la decadenza e negli anni '80 una parte venne affittata dall'Autorità palestinese, che le trasformò in una specie di ministero degli Esteri. Ci stesero in segreto gli accordi di Oslo, qui dentro.
S'organizzò l'intifada. Ci venivano ministri, cardinali, giornalisti. Ci stava l'ultimo leader autorevole d'una Palestina in costruzione, Faisal Husseini, e una volta c'era anche una meravigliosa biblioteca, 25mila volumi di storia araba. Oggi, c'è solo Abu Firaz. Che ascolta l'ultima novità — «vogliono riaprire l'Orient House» —, beve una Coca, si lascia andare sulla poltrona, proprio sotto la foto del celebre cugino Faisal: «La storia di questa casa è come la storia della mia famiglia. Troppo pesante. Sono sfinito...». Il nuovo capitolo sta in un documento riservato del governo francese, titolo «Strategie d'azione della Ue per la pace in Medio Oriente», pronto per la prossima riunione dei 27 ministri europei degli Esteri.
È una Road Map con tappe prevedibili, lo stop agli insediamenti e la lotta al terrorismo, ma con un bivio che Israele già vuole sia modificato: «Una parte fondamentale nella costruzione d'uno Stato palestinese — scrivono a Parigi — deve risolvere la questione dello status di Gerusalemme come capitale di due Stati ». E poi: «L'Unione europea lavorerà attivamente perché vengano riaperte tutte le istituzioni palestinesi, compresa l'Orient House». Una casa considerata un covo: l'Autorità palestinese sfrattata all'inizio della prima intifada, riammessa dopo Oslo, sloggiata definitivamente nell'agosto 2001, quando un kamikaze di Hamas si fece saltare dentro la pizzeria Sbarro, 15 morti e 130 feriti nel cuore di Gerusalemme. Bayt al-Sharq, come i vecchi arabi preferiscono chiamare l'Orient House, era l'ultimo, importante palazzo che faceva sventolare il tricolore palestinese nella città eterna: «Gente inferocita arrivò di notte a lanciarci le pietre — ricorda Abu Firaz —. Poi vennero i soldati israeliani. Ci misero in fila, mani in alto. Avevamo paura, ma nemmeno mia figlia che piangeva sempre diede loro la soddisfazione d'una lacrima. Perquisirono le stanze. Chiusero tutto. Da allora, qui siamo rimasti io, mia moglie e mio figlio maschio. Abbiamo le chiavi di questa porticina sul retro, al pianoterra. Possiamo restare solo in queste stanze. Nient'altro. E dobbiamo controllare che nessuno entri nel resto del palazzo».
La notte, qualche auto sgomma. Qualcuno ha graffitato sul muro www.orienthouse.org, ovvero: leggetevi la nostra storia. «Dal 1975, ho lasciato questa casa solo una volta»: Abu Firaz ha portato nel tinello le reliquie di famiglia. Un ritratto a olio d'un antenato, la firma italiana di Gennaro Iannelli, e una galleria di foto felici: «La mia festa di matrimonio fu al piano di sopra, nel salone grande». Ogni sei mesi, Abu Firaz si presenta al posto di polizia, firma un foglio: «È l'ordine di sequestro. La prossima scadenza è a febbraio. Lo so: in questa casa vuota, io ci morirò».

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