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Corriere della Sera Rassegna Stampa
02.12.2008 In che compagnia ! La scelta del Vaticano tra democrazie e dittature
l'opinione del teologo cattolico Vito Mancuso e quella di Fiamma Nirenstein

Testata: Corriere della Sera
Data: 02 dicembre 2008
Pagina: 19
Autore: Maria Antonietta Calabrò - Fabio Cutri - Fiamma Nirenstein
Titolo: «Mahmoud e Ayaz Si amavano. Impiccati - E' giusto e doveroso chiedere la depenalizzazione universale dell'omosessualità»

La Francia promuoverà all'Onu, il 10 dicembre 2008, 60° anniversario della Dichiarazione dei diritti umani, un appello alla "depenalizzazione universale dell'omosessualità".
Il Vaticano si schiera contro.
Padre Lombardi, portavoce della Santa Sede, fa notare che "meno di 50 Stati membri delle Nazioni Unite hanno aderito alla proposta in questione, mentre più di 150 non vi hanno aderito".
Ovvio che gli stati che puniscono l'omosessualità  con il carcere o con la morte,  come l'Iran, l'Arabia Saudita, il Sudan, le dittature, gli stati che applicano la sharia, si schierino con una legge che ne condanna le pratiche.
Era meno ovvio che il Vaticano si schierasse al loro fianco. E' una scelta che ricorda quella compiuta nel 91, quando, contro l'alleanza araba e occidentale che voleva la liberazione del Kuwait, Oltretevere scelse di appoggiare Saddam Hussein.

Sulla vicenda, dal CORRIERE della SERA del 2 dicembre 2008 (pagina 19), riportiamo l'articolo di Fabio Cutri "Mahmoud e Ayaz Si amavano. Impiccati" che spiega cosa accade in uno dei 150 stati che il Vaticano ha scelto come alleati nella sua battaglia diplomatica, l'Iran:

MILANO — Per la stampa locale erano semplicemente M.A. e A.M. A restituire loro almeno la dignità del nome è stato il coraggio dell'Agenzia giornalistica degli studenti iraniani e lo sdegno di tutto il mondo libero. Troppo tardi per fare di più: Mahmoud Asgari e Ayaz Marhoni, diciott'anni il primo e non ancora maggiorenne il secondo, erano già stati consegnati nelle mani del boia.
I ragazzi sono stati impiccati il 19 luglio del 2005 nella città di Mashad, nel Nordest dell'Iran. Le corti numero 19 e quella Suprema li hanno riconosciuti colpevoli dello stupro di un tredicenne. Secondo le associazioni che difendono i diritti dei gay si è invece trattato solo di una tremenda montatura, di «una cortina fumogena» per punire un altro reato: l'omosessualità.
I due amici hanno confessato la loro relazione alla fine di un interrogatorio scandito da 228 frustate ciascuno (ufficialmente inflitte per furto e consumo di bevande alcoliche). Dopo aver trascorso quattordici mesi in carcere (erano dunque entrambi minorenni al momento dell'arresto), sono stati caricati in una gabbia sistemata su un camion e portati in piazza Edalat. Nella «piazza della Giustizia» c'erano anche gli studenti iraniani: a loro si devono le immagini che hanno fatto di Mahmoud e Ayaz dei simboli dell'omosessualità vittima della violenza fondamentalista.
Si vedono i giovani condannati con le manette ai polsi e le lacrime agli occhi: «Non sapevamo di aver commesso un reato punibile con la morte», avrebbe detto uno dei due ai giornalisti iraniani a cui è stato concesso di raccogliere le loro ultime parole. Poi le bende a coprire le lacrime, la folla in attesa. Pochi istanti più tardi Mahmoud e Ayaz non singhiozzano più. Ecco l'ultima foto: due uomini incappucciati gli stringono le corde intorno al collo.
L'associazione britannica Outrage ha denunciato che il dispaccio dell'agenzia studentesca non faceva alcun riferimento allo stupro del tredicenne, elemento processuale citato solo in fonti successive. E ancora: «Perché il nome della presunta vittima non è mai indicato nonostante la legge iraniana preveda che anche chi subisce reati sessuali debba comparire in tribunale?».

Sempre dal CORRIERE della SERA,  a pagina 18, l'intervista di Maria Antonietta Calabrò al teologo cattolico Vito Mancuso,  «Una contraddizione per chi difende la vita»:

Vito Mancuso, lei è un teologo, insegna presso la facoltà di Filosofia dell'Università San Raffaele di Milano, all'Onu, la Santa Sede non appoggerà la mozione per la depenalizzazione dell'omosessualità. E' giusto?
«Non ho capito il ragionamento di monsignor Migliore. Mi sembra contorto e comunque contiene un salto logico. Non ci si può nascondere che in 91 Paesi gli omosessuali sono sottoposti a pene corporali o addirittura alla pena di morte. Mi sembra che le sue affermazioni siano contraddittorie...».
Con che cosa?
«Sono incoerenti con tutta la difesa della sacralità della vita umana in cui si sta impegnando la Chiesa. C'è una fortissima discontinuità tra questa presa di posizione e la difesa degli embrioni, delle persone in stato vegetativo. Si vuole evitare la condanna penale e la Chiesa cattolica che fa? Si oppone! Non si sceglie di essere omosessuali, si nasce omosessuali: si difendono gli embrioni, ma non milioni di persone che rischiano anche la vita. Mi sembra un segnale preoccupante ».
Migliore però spiega che dietro il principio, in concreto, potrebbe passare la scelta «politica» di favorire i matrimoni omosessuali...
«Sinceramente le motivazioni mi sembrano pretestuose. Un conto è chiedere che gli Stati non reprimano la libertà sessuale, un conto è "aprire" al matrimonio omosessuale. Ripeto, qui c'è un salto logico che presuppone una paura profonda, quasi panica».
Paura di cosa?
«La Chiesa cattolica deve prendere atto della rivoluzione sessuale. Gli omosessuali si definiscono "gay", cioè felici della loro condizione. Una loro unione stabile è da vedere meglio di legami che non lo sono, certamente distinguendo queste unioni dal matrimonio tra un uomo e una donna, che è un dato universale. Ma pure l'omosessualità esiste in natura, non si sceglie, si nasce così. Le parole di Migliore sono davvero troppo dure, anzi, così la Chiesa rischia di essere poco cattolica».
Poco cattolica?
«Sì, poco cattolica, poco accogliente, non cattolica, cioè non universale, in fin dei conti, poco cristiana».

Riportiamo infine il comunicato di Fiamma Nirenstein, deputato del Pdl e Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera

"In merito alla proposta francese all’Onu di depenalizzazione dell’omosessualità e alle critiche che ha sollevato nelle nostre società democratiche, dove il legittimo dibattito sull’omosessualità è perlopiù circoscritto all’equiparazione dei diritti degli omosessuali a quelli degli eterosessuali, forse non ci rendiamo conto che in vaste aree del globo la questione è ancora ai prodromi e riguarda la tutela del banale diritto all’esistenza. Non dimentichiamoci che il Presidente Iraniano Ahmadinejad ebbe il coraggio di dire nel 2007, alla Columbia University, che nel suo paese gli omosessuali non esistono. Infatti li impicca. L’omosessualità è considerata reato in 80 paesi nel mondo, con pene variabili dalle multe, al carcere, alla morte. Siamo testimoni di autentiche campagne di odio nei confronti degli omosessuali, che noi in Europa non possiamo nemmeno immaginare. Quindi, qualunque idea si abbia sui matrimoni gay o sulla morale sessuale individuale, chiedere, come ha fatto la Francia in sede Onu, che le persone omosessuali non vengano perseguite, giudicate e condannate “in quanto omosessuali” non è solo giusto, ma è - o dovrebbe essere - per tutti doveroso. Ci permettiamo quindi, con tutto il rispetto, di osservare che la convinzione di monsignor Celestino Migliore, per la quale definire discriminata la categoria del omosessuali significa invitare a nuove discriminazioni, è quantomeno eccessivamente ottimista e, se mi si consente, un po’ pretestuosa. La questione è ben più primitiva e grave: qui è in ballo la vita di migliaia di persone che rischiano di venire giustiziate o imprigionate, a causa del loro orientamento sessuale."

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