Sui quotidiani comunisti attacchi al Presidente della Repubblica e a chi lo ha seguito nel viaggio in Israele
Testata:Il Manifesto - Liberazione Autore: Michele Giorgio - Marco Benevenuto Titolo: ««Irresponsabile», Napolitano attacca Hamas - Ascanio perché sei in quella delegazione»
Sul MANIFESTO del 29 novembre 2008, a pagina 5, Michele Giorgio attacca nuovamente Giorgio Napolitano per il suo sostegno alla sicurezza di Israele e la sua opposizione all'oltranzismo terrorista di Hamas:
«Irresponsabile», Napolitano attacca Hamas
Poteva essere l'occasione per affermare il pieno diritto dei palestinesi ad essere liberi ed indipendenti al più presto, senza ulteriori ritardi. Invece la visita ufficiale del presidente della repubblica Giorgio Napolitano ieri a Betlemme non è andata oltre l'ormai abusata affermazione «sicurezza per Israele, autodeterminazione per i palestinesi». La data della pace in Medio Oriente è sconosciuta ma si deve proseguire verso questo obiettivo, ha detto Napolitano ad una giornalista che - durante la conferenza stampa del capo dello stato con il presidente palestinese Abu Mazen - gli ha chiesto la sua opinione sul fallimento di Annapolis e sulle azioni israeliane - muro, posti di blocco, raid militari - che ostacolano il negoziato. Annapolis, ha sostenuto il capo dello stato, «era una ipotesi, era troppo ingenuo pensare che si potesse concludere il negoziato di pace entro il 2008, ora bisogna continuarlo senza sapere o stabilire quale sarà il giorno o l'anno della pace». I palestinesi, pertanto, non hanno diritto ad avere certezze. Quello che è importante, ha aggiunto Napolitano, «è che andando avanti con i negoziati di pace migliorino le condizioni della popolazione palestinese». Insomma, qualche sacco di farina e di riso in più, in attesa che arrivi la pace non necessariamente sulla base delle risoluzioni internazionali. In ogni caso a dominare la conferenza stampa di ieri a Betlemme non è stato il tema dell'indipendenza per i palestinesi ma quello del terrorismo. Le agghiaccianti notizie che giungevano da Mumbai hanno pesato come un macigno sull'incontro tra Napolitano e Abu Mazen e il presidente palestinese, di fatto, è stato chiamato ad esprimere una ferma condanna degli attentati in India come se fossero accaduti in Israele. «Condanniamo con forza questa azione criminale e tutte quelle che vengono compiute nel mondo dal terrorismo a prescindere dalle fonte e da chi sono le vittime», ha assicurato Abu Mazen. Napolitano, passando velocemente da Mumbai e Gaza, ha condannato le «iniziative irresponsabili di una componente del movimento palestinese (Hamas)», e, dichiarandosi colpito «dalle sofferenze che la popolazione di Gaza sta vivendo», ha sottolineato «certo non per sue responsabilità», intendendo che la causa di tutto sarebbe solo del movimento islamico e non del blocco israeliano. Il capo di stato italiano ha infine ricordato che l'Italia si è impegnata in seno all'Ue a sostenere con 240 milioni di euro lo sviluppo palestinese nei prossimi tre anni. Un dato al quale hanno replicato le Ong italiane che operano nei Territori occupati chiedendo che l'Italia non si limiti a garantire un aiuto economico ma svolga una parte più attiva per l'indipendenza palestinese. «Occorre avere uno sguardo il più possibile limpido - hanno scritto le Ong in una lettera consegnata al capo dello stato - nel riconoscere che le parti in causa non sono semplicemente due fronti contrapposti a contendersi una terra, ma profondamente diversi per la condizione di Stato occupante da un lato e la popolazione occupata dall'altro». La cooperazione e l'aiuto umanitario non bastano, hanno sottolineato le Ong, «servono altre strade e siamo convinte che l'Italia possa giocare un ruolo importante nell'individuarle».
Su LIBERAZIONE unalettera di Marco Benevenuto, esponente del «Comitato Palestina nel cuore», nel mirino sono l’attore Ascanio Celestini, e l'antichista e storico Luciano Canfora,che hanno partecipato al viaggio di Napolitano in Israele, colpevoli di rafforzare l'"apartheid sionista", definito un' " ideologia segregazionista" . Ritorna così l'equivalenza sionismo=razzismo della famigerata risoluzione dell'Onu (poi abolita) voluta dal blocco sovietico e dai paesi arabi. La verità è esattamente opposta: è chi definisce "razzista" e "segregazionista" il risorgimento nazionale ebraico ad attuare un'intollerabile discriminazione, negando agli ebrei un diritto riconosciuto a tutti gli altri popoli: quello a una propria patria.