dal nostro corrispondente Ma che facce avevano gli antichi israeliti? A chi somigliavano gli abitanti del Regno di Giudea? Quel monumentale trattato sulle origini di tutti noi, che è la Bibbia, non ne fa cenno. Gli storici di epoche più recenti, come Giuseppe Flavio, offrono poche e controverse descrizioni. Forse perché a proposito dell´aspetto esteriore dei primi residenti della Terra d´Israele non c´era nulla che balzasse alla sua attenzione. Per semplificare: erano all´apparenza il frutto mediorientale del grande ceppo mediterraneo. Almeno, così s´è pensato finora. Perché, invece, secondo la ricerca condotta da un antropologo dell´Università di Tel Aviv, il professor Yair Ben David, gli uomini, e soprattutto le donne che affollavano queste contrade già all´epoca del secondo Tempio, ventidue o ventitré secoli fa, somigliavano piuttosto alla popolazione nera africana. Più che una ricerca, quella del professor Ben David, di cui ieri dava conto Haaretz nella sua prima pagina, sembra, agli occhi del profano, una fiction scientifica. Con qualche elemento di suspence, come si conviene alle indagini che si sa da dove cominciano ma s´ignora dove possono arrivare. Anche il fatto che la ricerca è stata condotta con altri scienziati della Fondazione Russa per le Indagini fondamentali, aggiunge un ulteriore elemento d´interesse. Ben David, infatti, secondo il sito dedicato alla sua attività scientifica, ha preso il suo dottorato all´Università di Mosca, nel 1971, con un´audace tesi sulla «Differenziazione sociale della struttura morfologica della popolazione». All´Università di Tel Aviv fa parte della facoltà di Medicina; biologo, anatomopatologo, antropologo. Dunque, un viaggio avventuroso ai confini della scienza cominciato nell´Unione sovietica e proseguito in Israele, come è successo a migliaia di scienziati russi immigrati nello Stato ebraico. Cosa ha fatto Ben David, alle prese con il problema di ricostruire i lineamenti, le fattezze, i caratteri esteriori dei vecchi israeliti? Come gli scienziati di un misterioso laboratorio moscovita in un romanzo giallo di grande successo di qualche anno fa, s´è concentrato su una parte anatomica ben precisa. la testa e, particolarmente, la faccia. La base di partenza, se così si può dire, gliela hanno offerta due reperti affiorati da scavi eseguiti nella zona del Mar Morto: i resti di un uomo risalenti al periodo ellenistico e il teschio di una donna morta al tempo della dominazione romana. Come un team d´investigatori impegnati nella realizzazione di un identikit, i ricercatori guidati da Ben David hanno stabilito una tabella di marcia, dettaglio dopo dettaglio. Prima hanno colmato i vuoti che il tempo aveva creato nei resti umani, riconnesso i frammenti ossei, ricostruito secondo logica le mandibole. Nelle gengive sono stati inseriti denti finti, nelle orbite sono stati applicati i bulbi oculari. Hanno quindi dimensionato i due crani, le tempie, le ossa della faccia. Sulla base di precedenti ricerche sono stati ricostruiti i tessuti molli che riempiono le guance e avvolgono gli zigomi, la fronte, il mento. Infine, utilizzando le risorse del computer, hanno creato due manichini che ritengono essere l´accurata rappresentazione fisica dell´oggetto della ricerca. E qui, la sorpresa. Mentre l´uomo sembra anticipare in tutto e per tutto i tratti somatici degli odierni abitanti del Medio Oriente, i tratti della donna appaiono affatto diversi. Lui, l´antenato dei moderni ebrei, se così si può dire, sembra appartenere, dicono gli scienziati, al ramo mediterraneo del ceppo «Caucasico», in parole povere ha le fattezze di un bianco «bianco». La donna del Mar Morto, invece, ha la bocca larga, il labbro superiore prominente e quello inferiore pieno. Anche il naso è sporgente e con un «ponte» basso. Gli zigomi sono imponenti. Tutto questo ed altro ancora fa dire ai ricercatori che, pur appartenendo alla grande famiglia «caucasica», i tratti della donna hanno caratteristiche «equatoriali», in altri termini simili a quelli delle popolazioni nere africane. Nelle sue conclusioni, apparse sulla rivista tedesca Anthropoligischer Anzeiger, Ben David sottolinea le somiglianze tra le due ricostruzioni e analizza, dal punto di vista antropologico, le caratteristiche della popolazione ebraica moderna affermando che c´è continuità e somiglianza tra le due popolazioni. Ma può bastare la ricostruzione seguita sulla base di un solo reperto a trarre conclusioni di ordine generale? E se quella donna morta in epoca romana, i cui resti hanno offerto a Ben David gli elementi basilari della sua ricerca non fosse stata altro che una donna appartenente ad una delle tante tribù nomadi, alcune provenienti dall´Egitto, altre dalla penisola arabica, che risalivano il deserto nel loro eterno peregrinare? Fedele al principio scientifico dell´hic et nunc, la ricerca sulle fattezze degli antichi israeliti non si pone questo problema e non scioglie il dubbio. In ogni caso, la storia ha seguito il suo corso, indipendentemente dai tratti caratteristici della popolazione locale durante i secoli del Secondo Tempio e fino al regno di re Salomone. E se la ricerca di Ben David dovesse essere replicata fra 22 o 23 secoli siamo sicuri che il carattere dominante sarebbe quello Mediterraneo, o mediorientale, se un quarto della popolazione dell´odierna Israele proviene dalla Russia? Resta l´affascinante tentativo di poter fotografare l´antico viso di una donna con una sorta di macchina del tempo.
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