Le elezioni municipali di Gerusalemme sono state vinte da Nir Barkat, candidato laico.
Di seguito, il commento di Angelo Pezzana:
Nir Barkat è il nuovo sindaco di Gerusalemme con il 52% dei voti. Meir Porush, il candidato ultra ortodosso, che nell'ultima settimana aveva ricevuto l'inaspettato appoggio di Ha'aretz, si è fermato al 43%. Un buon segno, l'elettorrato laico di Gerusalemme, una parte del quale sicuramente laburista o comunque appartenente alla sinistra, ha respinto l'indicazione a votare per il candidato ortodosso e ha scelto quello laico. Sono in molti ad essere rimasti sorpresi dall'endorsment di Ha'aretz, che comunque è un giornale tutt'altro che antisionista. Eppure, di fronte alla scelta di Nir Barkat, è prevalsa la volontà di appoggiare un candidato lontano anni luce dalle posizioni politiche del giornale. Barkat andava punito per " eccesso di sionismo ", meglio Porush, che avrebbe, ancor più del predecessore Lupolianski, trasformato la capitale in una città sempre più lontana dalla modernità che caratterizza Israele. Il no degli elettori al consiglio da Ha'aretz fa ben sperare nel futuro di Gerusalemme, che invece di chiudersi nell'ortodossia religiosa, diventerà sempre più aperta e cosmopolita.
Il discusso miliardario Arcadi Gaydamak, dopo aver sollecitato il voto dei settori arabi e ortodossi nell'illusione di fare il pieno, si è trovato con un misero 3,6%. Meno di lui solo il candidato verde, Dan Biton, che ha raccolto meno dell' 1%. Gli israeliani, all'avanguardia nella difesa dell'ambiente, non hanno bisogno di un partito verde per salvaguardare la natura.
A risultato certo, Nir Barkat ha brindato a Gerusalemme, < l'eterna capitale del popolo ebraico, che appartiene a tutti, alla destra come alla sinistra, ai laici e ai religiosi >, ispirandosi a quel grande sindaco che fu Teddy Kollek. Le sue dichiarazioni si sono concluse con il suono dello shofar, seguito dall'inno nazionale.
Auguri di cuore.
Da pagina 14 del CORRIERE della SERA del 12 novembre 2008, riportiamo la cronaca di Francesco Battistini "Per Gerusalemme un laico miliardario"
GERUSALEMME - A destra, ma un po' meno. Se l'elezione del sindaco di Gerusalemme è un test per le politiche di febbraio, la vittoria al primo colpo e al 50% del miliardario Nir Barkat va letta così: secondo gli exit poll della tv israeliana, la più contesa capitale del mondo promuove la tacita alleanza dei moderati con la sinistra (che non presentava nessuno) e stoppa al 42% il candidato ultraortodosso, il barbuto rabbino Meir Porush, assieme al suo sogno d'avere «fra dieci anni un Paese governato solo da sindaci con la kippah». L'indicazione è relativa: mentre in tutto il Paese infuria la battaglia fra Kadima e Likud, Gerusalemme rimane comunque a destra e con Barkat vuole che prosegua la politica degli insediamenti. 49 anni, un passato d'antipolitica trasversale, il neosindaco ha di fronte una città sfibrata: nel suo programma c'è anche la lotta allo spopolamento del centro, con l'affitto obbligatorio delle casa comprate e tenute vuote dai ricchi americani. Nessun cedimento sui grandi temi: l'unica cosa che accomuna il vincitore allo sconfitto, è la certezza sullo status di «capitale indivisibile ed eterna » conquistato nel 1967, riaffermato nel 1980, ribadito anche di fronte alla comunità internazionale e al premier dimissionario Olmert, che ieri ha invece proposto di tornare ai confini di prima del '67. La corsa fra le due destre non ha lasciato chance agli altri, pittoreschi candidati: il miliardario del calcio Arkadij Gaydamak (7%), russo contumace in Francia per una faccenda d'armi, o l'animatore delle notti gerosolimitane, Dan Biron, che proponeva libertà di cannabis e con 650 euro investiti nella campagna elettorale si porta a casa l'1%.
E' stata una piccola, silenziosa sfida. Perché Gerusalemme è divisa già nell'affluenza alle urne. Ha votato una minoranza, il 42%, che da queste parti è comunque una buona partenza. Un altro 35%, i 267mila arabi, ha boicottato in massa, col muftì che ha lanciato una fatwa contro chi avesse ritirato la scheda, con Hamas che ha sparso la minaccia, coi commercianti del settore Est che in gran parte han tenuto chiuso. Si fosse candidato uno qualunque di loro, forse avrebbe avuto la matematica certezza d'essere il primo sindaco arabo della città: «Questo è un territorio occupato illegalmente - è però la risposta -, impensabile legittimarne col voto l'occupazione».
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