Papa Benedetto XVI ha espresso il suo
parere sulla beatificazione di Pio XII, parole che aggiungono benzina sul fuoco delle polemiche. Sempre che oltre Tevere ci siano state due correnti interpretative, ha prevalso l'ala dura. Sull' argomento pubblichiamo da REPUBBLICA di oggi, 09/11/2008, la cronaca di Marco Politi, con una intervista sullo stesso quotidiano di Orazio La Rocca a Tullia Zevi, le cui opinioni non divergono da quelle del Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni, che sulla STAMPA, all'affermazione del Papa che Pacelli " è stato un dono di Dio", risponde " di certo non per il popolo ebraico ". Segue il commento di Danielle Sussmann. Nella rubrica INTERNATIONAL di INFORMAZIONE CORRETTA riprendiamo dal Jerusalem Post l'articolo di Sarah Honig, che ben riflette il sentimento dominante in Israele sulla figura di Pio XII. Domani, lunedì 10, pubblicheremo il testo integrale dell'intervento do Papa Benedetto XVI su Pio XII.
La Repubblica-Marco Politi- " Basta polemiche, Pio XII un dono di Dio"
CITTA´ DEL VATICANO - Basta polemiche unilaterali, Pio XII è stato un «eccezionale dono» per la Chiesa. Papa Ratzinger tronca d´autorità la discussione sul controverso atteggiamento di Pacelli durante la stagione del nazismo. Il suo pontificato, dichiara, costituisce una «preziosa eredità» per la Chiesa. L´intervento, pronunciato ad un congresso sul magistero di Pacelli, dà l´impressione di un´inarrestabile escalation di Ratzinger verso la beatificazione di Pio XII. Troppi sono stati in poche settimane i pronunciamenti in tal senso. Il 9 ottobre, durante la messa solenne celebrata in presenza dei vescovi di tutto il mondo venuti per il Sinodo, Ratzinger elogia incondizionatamente Pacelli, sottolineando che agì in difesa degli ebrei «in segreto e in silenzio» per salvarne il maggior numero possibile. Il 4 novembre il segretario di Stato vaticano Bertone conferma ai giornalisti che il processo di beatificazione «va avanti come tutte le cause: aspettiamo il decreto sull´eroicità delle sue virtù e poi il miracolo». Quarantott´ore dopo, con parole durissime, il cardinale Bertone ribadisce che la causa «è un fatto religioso, che esige di essere rispettato da tutti, ed è di esclusiva competenza della Santa Sede». Sul silenzio di Pio XII, incalza il porporato, si è creata una «leggenda diffamatoria» diffusa da sovietici e comunisti.
Benedetto XVI ha dichiarato ieri che negli ultimi anni l´attenzione su Pacelli si è concentrata «in modo eccessivo su una sola problematica, trattata per di più in modo unilaterale». Invece Pio XII fu figura di grande spessore storico-teologico, «diplomatico compito, eminente giurista, ottimo teologo», citato oltre mille volte negli interventi dei partecipanti al concilio Vaticano II: secondo soltanto alle Sacre Scritture.
A ottobre il portavoce papale Lombardi ha dichiarato che la causa è «oggetto di approfondimento e riflessione» da parte del pontefice, ma in Vaticano la sensazione di molti è che Ratzinger, dopo aver esitato, abbia deciso di andare fino in fondo con la beatificazione, senza sottostare a pressioni esterne. In Curia è forte il partito di coloro che si dichiarano «irritati per le intromissioni» provenienti dall´ebraismo e sostengono che bisogna smettere di essere «sotto ricatto» da parte di personalità in Israele e fuori, che rimproverano continuamente alla Santa Sede il suo comportamento durante la Shoah. Sono frasi testuali, che si colgono negli ambienti di Oltretevere, anche se off record. C´è, tuttavia, chi nel palazzo apostolico spera nel rinvio fino all´apertura degli archivi vaticani. Ma servirebbero sei anni di attesa per l´accesso e un altro paio per l´esame da parte degli studiosi. Un tempo lunghissimo. In tal caso Benedetto XVI potrebbe essere accusato dai settori più intransigenti della Chiesa di non avere avuto il coraggio di portare agli altari Pio XII. Resta comunque l´intento di Benedetto XVI di mantenere buone relazioni con l´ebraismo. Oggi a Budapest il cardinale Kasper si incontra con il «Comitato ebraico di consultazioni inter-religiose» per un´azione comune contro l´antisemitismo nell´Europa dell´Est. Ratzinger ha insistito ieri particolarmente sulle virtù cristiane di Pacelli: la «ferma volontà di donarsi a Dio senza risparmio», la sua intensa preghiera, la vita animata dall´amore per Cristo, la Chiesa e l´umanità. Quasi a motivare una futura beatificazione con argomenti spirituali al di là del giudizio storico-politico (come fece Wojtyla per Pio IX). Volontè dell´Udc: «Dannoso attardarsi, si passi alla beatificazione».
La Repubblica-Orazio La Rocca- " Zevi: " resta una figura ambigua, rimase zitto di fronte all'Olocausto"
ROMA - «Ma quella croce di Cristo Pio XII almeno avrebbe potuto agitarla quando 6 milioni di ebrei venivano uccisi dai nazisti». Tullia Zevi, presidente emerito dell´Unione delle comunità ebraiche italiane, non condivide il nuovo entusiastico giudizio che Benedetto XVI ha espresso ieri su papa Pacelli. Sfiorando quasi un paradosso teologico, lo accusa, tra l´altro, di «non aver levato in alto il simbolo dei cristiani, la croce, per difendere gli ebrei».
Signora Zevi, papa Ratzinger parla di Pio XII come «dono di Dio» e «precursore del Concilio Vaticano II». Esagera?
«Capisco gli sforzi che fa il Vaticano per difendere papa Pacelli, ma per me resta sempre una figura ambigua, priva di coraggio, che non ebbe nemmeno la forza di alzare la voce al momento opportuno per cercare di salvare i 6 milioni di ebrei innocenti, tra i quali un milione e mezzo di bambini, che andavano a morire nei campi di sterminio. Fu ambiguo perché non ebbe il coraggio di assumere una posizione decisa sulle deportazioni. È stato zitto. Non si è esposto. Purtroppo è andata così e finora nessuno ha dimostrato il contrario».
Ratzinger lamenta che su Pio XII si danno giudizi «troppo unilaterali», a danno di tutto il suo lungo pontificato. Condivide?
«Non discuto l´intero pontificato di Pacelli. Non è questo il problema. La questione che da anni ci brucia dentro è la sorte di quei 6 milioni di ebrei, che nessuno cercò di salvare, nemmeno Pio XII, che non fu un eroe, non si espose, non tentò di scuotere le coscienze per fermare quella macchina di guerra che fu il nazismo. Non lo fece per prudenza? Per paura? Questi sono gli interrogativi che ancora attendono risposte. Sbagliato formularli perché danno fastidio?».
Eppure tanti ebrei, come Golda Meier, in passato hanno ringraziato Pio XII per gli aiuti dati agli ebrei.
«Ripeto, il problema è un altro, non sono gli aiuti che arrivarono agli ebrei dalla Chiesa tramite parrocchie e conventi. Qui stiamo parlando dello sterminio di 6 milioni di innocenti in difesa dei quali nessuno si espose. A partire dal Papa che purtroppo non parlò pubblicamente al momento delle deportazioni. Come quella degli ebrei del Ghetto di Roma. Ne vogliamo discutere? Io dico di sì, perché col silenzio si infangherebbe la memoria dei quei milioni di morti».
Se Pio XII sarà beatificato, ci sarà crisi tra cattolici ed ebrei?
«Non lo so. Oggi non si può prevedere come sarà il clima futuro su un fatto che avverrà. Forse col tempo le polemiche si stempereranno. E tutto sarà attenuato. Per questo oggi preferisco pensare alle risposte che ancora attendono i "silenzi" sulle deportazioni e sugli stermini. E a chi non ebbe il coraggio di intervenire con la croce in mano per difendere milioni di innocenti avviati al massacro. Pur sapendo che chi il coraggio non ce l´ha non se lo può dare da solo».
Informazione Corretta-Danielle Sussmann- Pio XII – La polemica infinita
E destinata a rimanere tale se la Chiesa beatificherà e santificherà Pio XII sulla base di ineleggibili virtù storiche. Meglio avrebbe fatto Monsignor Franco a non aprire il vaso di Pandora nel 2007, a Yad Vashem, nel giorno della Shoah. Chi più saggio, ha preferito ignorare la questione, valutata per altro con profonda serietà dagli studiosi storici, sia ebrei che non ebrei. Più sono duri i toni del Vaticano, più duri sono i toni dell’ebraismo che, storicamente, ha sofferto l’unico grande e scientifico genocidio della storia e questo è accaduto durante il pontificato di Pio XII. Prima di entrare nel dettaglio della questione, io credo sia altrettanto importante fare una significativa riflessione sulla differenza della “soluzione finale”, e come viene vissuta, applicata tra occidente e centro-est europeo. Per chi conosca la “Valle delle Comunità”, nel comprensorio dello Yad Vashem, non saranno sfuggiti i numeri degli ebrei uccisi. Sono leggibili, con tanto di provenienza, sui monoliti di roccia delle nazioni europee. La maggioranza delle vittime proveniva dalle aree europee centrorientali. Agghiacciante è il Mausoleo dei Bambini: un milione e mezzo di giovani vittime che una rifrangenza di specchi ripropone alla luce eterna, o come simbolo di luci spente alla vita, insieme ad una voce registrata che ne elenca i nomi e l’età. Un milione e mezzo di bambini, tra cui giovani fino ai 18 anni uccisi con il gas ed inceneriti nei forni crematori. Dalla sola Romania: cinquecentomila. Per me che sono di origine romena, con un padre di origine russa e una madre di origini austro-ungariche, non c’è perdono che tenga, né facili riabilitazioni. Voglio sapere ogni verità, anche la più terribile. “ La neve copre ogni verità” dice il regista polacco Wajda nello straordinario road movie “la strada di Levi”. La Chiesa si è precipitata a costruire il convento delle Carmelitane, laddove c’erano i depositi di Zyclon B, togliendo in tal modo una testimonianza fisica della consistenza numerica delle lattine del gas dello sterminio. Grazie al processo Eichmann si è avuta la contabilità scritta. Accanto a documenti declassificati negli archivi Alleati – ancora sotto studio – studiosi di valore che non hanno alcun interesse a demonizzare Pio XII – a che pro poi? La Shoah c’è stata. I Giusti, riconosciuti ed ancora non tutti conosciuti. Perché prendersela con un papa più che con un altro, visto che tra papi e santi, la demonizzazione degli ebrei è sempre avvenuta nei secoli? – condannano il silenzio di Pio XII ed alcuni suoi atti. Il cardinal Bertone dichiara che gli archivi vaticani sarebbero aperti da sempre, ma che gli studiosi non hanno dimostrato interesse a consultarlo. Neanche una settimana prima, il Vaticano confermava che gli archivi non sarebbero stati consultabili prima di 6-7 anni, per le già note questioni tecniche addottate da tempo. Le contraddizioni in seno al Vaticano e nel clero sono tali e tante, che rendono ancor più ragionevole l’ipotesi che siano esistite in tempi in cui l’informazione non era accessibile a tutti, soprattutto in periodo di guerra. L’archivio vaticano consultabile – secondo Bertone e i gesuiti Gumpel e Molinari – è in realtà uno studio gesuita (con tutte le manipolazioni o, al meglio, interpretazioni del caso) conosciuto come gli Actes et Documents du Saint-Siège relatifs à la Seconde Guerre Mondiale, editi tra il 1965 e il 1981, in un corpus di documenti costituito da 11 volumi, già noti agli storici. Proprio l’insistenza degli storici ebrei ad esaminare i documenti dell’archivio vaticano sugli anni 1939-1945 fece decidere il Vaticano, nelle persone del cardinale Kasper e padre Gumpel, ad interrompere la consultazione congiunta. Due insigni studiosi cattolici, il teologo Monsignor Hans Kung e John Cornwell hanno condannato Pio XII. Delle dichiarazioni di Monsignor Kung ho già scritto in un precedente articolo. Su John Cornwell, stralcio dall’articolo di Sarah Hoenig sul Jerusalem Post dell’8 novembre. Cornwell intendeva dimostrare l’innocenza di Pio XII dalle accuse di aver tradito gli ebrei nella loro stagione peggiore e fu accreditato a consultare alcuni documenti dell’archivio vaticano secretato. Anziché far emergere una difesa di Pio XII, quel poco che aveva letto lo aveva convinto a scrivere “il papa di Hitler” pubblicato nel 1999. Confessava di essere rimasto “nella metà del 1997 in uno stato di choc morale. Il materiale che stavo consultando non portava ad un esonero (della colpa) ma alla colpevolezza…L’evidenza era esplosiva. Per la prima volta avevo la dimostrazione che Pacelli era decisamente, lo provano le sue parole, antigiudaico. (Quel materiale) rivelava che aveva aiutato l’ascesa di Hitler al potere e, allo stesso tempo, aveva minato la potenziale resistenza cattolica in Germania. (Quel materiale) dimostrava che aveva implicitamente negato e banalizzato l’Olocausto, malgrado avesse concreta conoscenza della sua reale estensione. Peggio, risalta la sua ipocrisia, perché nel dopoguerra non ha fatto alcuna dichiarazione di condanna contro la persecuzione nazista degli ebrei.” . Appena il libro è stato pubblicato, il Vaticano ha scatenato una crociata in cui nessuno sforzo è stato risparmiato per screditare l’autore. Su Internet ancora dopo circa 10 anni, continuano gli insulti. A tal punto che, nel 2004, Cornwell ha parzialmente limitato il suo considerevole impegno. Ma, come scrive la Honig: il mancato discepolo di San Pio (XII) non può più rimettere il genio nella bottiglia. Il libro esiste, le fonti vengono attinte da qualificati storici. Come tutti costoro, anche Cornwell riconosce il coraggio individuale di rappresentanti del clero, così come l’allineamento antisemita di altri. Come ignorare, inoltre, la Rat-Line che permise ai gerarchi nazisti, e a tanti loro sottufficiali, di fuggire nei paesi arabi e in America. Di riparare e vivere tranquillamente anche in Italia, in Germania e in Austria. Chi sempre, chi temporaneamente, temendo le indagini dei Centri di Documentazione ebraica austriaco di Wiesenthal e francese dei Klarsfeld. Né vanno scordati i tanti bambini ebrei orfani battezzati che, per disposizione di Pio XII – quella sì documentata – non furono restituiti alle famiglie ebraiche che ancora li cercano sulla stampa ebraica come ha ricordato il ministro Herzog. Ministro che ha citato il nonno, rabbino, che dopo essere finalmente riuscito a parlare con Pio XII per risolvere questa drammatica questione, affermò di aver sentito la necessità di fare un miqweh, ossia, bagno purificatore. Sir Martin Gilbert, insigne storico e biografo ufficiale di Winston Churchill, è stato sbandierato da padre Gumpel – e da certa stampa - quale difensore di Pio XII. Non solo Gilbert attinge anche da Cornwell tra altri, ma benché ipotizzi che senza l’assenso di Pio XII il clero non avrebbe aperto le sue porte agli ebrei, nel suo tanto acclamato (dal Vaticano) libro “I Giusti” ciò che scrive porta ad intuire un ben più individualista – salvo opportunista – comportamento da parte del clero e del Vaticano. Nel capitolo dedicato all’Italia e al Vaticano, Gilbert ricorda lo straordinario e commovente coraggio di laici, suore e sacerdoti; un governo che dimostrava il suo fastidio allo zelo dello sterminio nazista e del collaborativo governo di Vichy, contrastando le deportazioni nelle aree sotto controllo italiano. Sfiora con due soli episodi, il più vasto – secondo gli studiosi e storici della Shoah – comportamento criminale o antisemita, presente sia in Italia che in altre nazioni europee. Quello della delazione, semplice e pura, quando non quello dell’estorsione dei pochi averi dei fuggitivi sotto minaccia di delazione. D’altronde, Gilbert non è mai stato un accreditato studioso di Shoah. Malgrado questo, è esaltato dal Vaticano come il più grande studioso della Shoah! A proposito dell’estorsione con minaccia di delazione, Gilbert ricorda la sventurata fine di una coppia di ebrei con il loro neonato che dovettero soffocare per poi impiccarsi. Il secondo episodio riguarda Villa Emma. Gilbert ricorda l’eroico padre Beccari che non si risparmiò per salvare i “suoi” 74 bambini. Si salvarono in 73, perché un ragazzo si era ammalato di tubercolosi e dovette essere ricoverato in ospedale dove si scoprì la sua identità ebraica essendo circonciso, e fu consegnato ai nazisti e deportato a Auschwitz. “Beccari persuase anche il rettore dell’abbazia benedettina (di Novantola), inizialmente riluttante, a lasciar nascondere i bambini più giovani nell’abbazia.” Ma se Pio XII avesse davvero ordinato al clero di proteggere e nascondere gli ebrei, perché un rettore di un’abbazia doveva essere “inizialmente riluttante”? Gilbert si sofferma soprattutto al 1943. In luglio, “Mussolini viene rovesciato durante una drammatica rivoluzione di palazzo”, il governo fugge a sud per evitare la cattura da parte dei tedeschi che hanno invaso il nord, “il 1° settembre (il governo) informa gli Alleati di aver accettato l’armistizio…due giorni più tardi gli Alleati sbarcano in Sicilia…”. E’ l’epoca in cui iniziano ad aprirsi le porte del Vaticano per nascondere i 5000 ebrei romani, benché in più di mille furono deportati quasi sotto le finestre del papa ed uccisi nei lager. Posso capire la posizione di Giorgio Israel e di amici romani, i cui genitori e nonni sono scampati alla Shoah grazie all’aiuto del clero. La sua onestà intellettuale denuncia la “zona grigia”, tra cui la mancata condanna di Pio XII sulle leggi razziali, in conflitto con la sua gratitudine. Giustamente conclude “gli storici esprimeranno il loro parere” dopo l’apertura degli archivi. Per quanto riguarda la maggioranza degli ebrei tedeschi e balcanici, il vissuto di quegli anni è stato ancor più drammatico, perché all’antigiudaismo popolare – sia cattolico che protestante che ortodosso - si è aggiunto un contagioso antisemitismo, fondato su basi politico-economiche in seguito alla Prima Guerra Mondiale. Una Germania distrutta, un’Ungheria che perdeva la sua via al mare – e il suo benessere dipendente – con la Croazia, un nazionalismo incandescente, tutti fattori che hanno contribuito a creare ed anticipare la soluzione finale della questione ebraica. I “volonterosi carnefici di Hitler” erano stratificati nel popolo e nel clero, altrimenti mai sarebbe stato possibile sterminare milioni di persone, nella piena consapevolezza di tutti i governi di allora, compreso il Vaticano. Il suo accanimento nel volersi considerare super partes, fino addirittura ad autoassolversi e santificarsi, colpevolizzando i discendenti delle vittime che non ci stanno, è inaccettabile. Non è più una questione religiosa quando un nunzio apostolico decide di non partecipare alle celebrazioni della Shoah – della Shoah, non di Israele, quindi di una tragedia universale – solo perché risentito per una non gradita didascalia che la storia ha scritto. Ciò che di scandaloso c’era negli archivi vaticani, Cornwell l’ha trovato. Oggi, ci si aspettano manipolazioni e sottrazioni. Ma quello che gli storici vogliono trovare, sono documenti che attestino indiscutibilmente che Pio XII si sia adoperato per la salvezza degli ebrei. Non ci sono evidentemente, altrimenti il Vaticano li avrebbe già resi noti e non si barricherebbe dietro alle testimonianze dei pochi salvati a confronto dei sei milioni di sommersi. Non si barricherebbe dietro a dichiarazioni d’ante, durante e post guerra che non hanno anch’essi alcuna legittimità storica, perché risalenti a chi ancora non conosceva la reale tragedia ebraica, o a chi – quando israeliani – cercava di stringere rapporti diplomatici, allora vitali, con il Vaticano.
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