domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Corriere della Sera - La Repubblica Rassegna Stampa
05.11.2008 Yuval Rabin si schiera con il Likud ?
Francesco Battistini scrive una cronaca, Alberto Stabile una predica

Testata:Corriere della Sera - La Repubblica
Autore: Francesco Battistini - Alberto Stabile
Titolo: «L'annuncio-choc di Rabin jr «Voterò il Likud» -»
Mettiamo a confronto due modi di dare la stessa notizia, quella dell'appoggio al Likud da parte di un  figlio di Rabin, Yuval. Da una parte la cronaca di Francesco Battistini, dall'altra il partito preso politico e le implicite accuse alla destra israeliana di Alberto Stabile, che, dopo aver messo in dubbio la veridicità delle parole riferite da Yediot Ahronot,  sostanzialmente rimprovera a Yuval Rabin di essersi schierato con chi armò la mano dell'assassino del padre.
Ma l'opposizione del Likud a Rabin rientrò nella fisiologia della vita democratica di un paese chiamato a decisioni difficili e laceranti.
Il crimine di Ygal Amir, ovviamente no.

Dal CORRIERE della SERA
del 5 novembre 2008

GERUSALEMME — Rabin contro Rabin. Da tredici anni, la vedova e gli orfani ripetono una cosa: se c'è qualcuno che ha la morte di Yitzhak sulla coscienza, questo è Bibi Netanyahu e con lui la destra del Likud, quei leader che in vita avevano insultato il premio Nobel, creando un clima infame. Mai avuto dubbi, la famiglia.
Mai un'incertezza dalla figlia Dalia: «Continuiamo a sentire le stesse voci stridule — ha detto ieri, durante una delle celebrazioni in memoria —. Magari sono cambiate le parole, ma è impossibile ignorare la loro intensità». Il muro di quel pianto s'è sbrecciato, però, proprio nell'anniversario dell'assassinio che cambiò la storia d'Israele. E la crepa l'ha aperta l'altro figlio di Rabin, Yuval: alle prossime politiche, lui probabilmente voterà per Netanyahu, «un candidato legittimo, accettabile come futuro primo ministro ». Motivo? «Non c'è alternativa al Likud. E poi sono profondamente deluso dai laburisti», ovvero dal partito di papà.
Un Rabin con Bibi. I due, scrive un giornale, si sono anche incontrati. La famiglia non commenta, ma l'endorsement scuote una campagna elettorale appena iniziata. La settimana scorsa è ricomparso Yigal Amir, in un'intervista tv mai andata in onda (troppe proteste), ma dove il killer — che in tutti questi anni ha potuto cambiare cella, sposarsi, andare in permesso matrimoniale, assistere alla circoncisione del figlio e infine farsi pure intervistare al telefono — ha rivelato come il 4 novembre 1995, a ispirargli quei tre spari, fossero stati proprio i comizi di Ariel Sharon. Del resto Leah, la vedova, ha sempre accusato Netanyahu d'essere fra i responsabili morali del delitto: c'era lui, dice ancora oggi, a guidare i cortei che contestavano il dialogo con Arafat e agitavano foto di Rabin in uniforme nazista; c'era lui, dove si sfilava con le bare e la scritta «Rabin uccide il sionismo». Sharon e altri leader della destra, amici personali di Rabin, hanno sempre condannato l'attentato. Ma in questi giorni ci sono di mezzo le nuove violenze dei coloni. E la paura che l'estrema destra prepari nuovi attacchi: «Lo dico chiaro e forte — rilancia il ministro Ben Eliezer —: si sta fomentando il prossimo assassinio politico». Un altro lutto come quello, sarebbe duro da sopportare: per il 60% degli israeliani, dice un sondaggio, il 4 novembre resta il giorno del dolore nazionale.

Da La REPUBBLICA, l'articolo di Stabile:

GERUSALEMME - Per la serie «le imprevedibili giravolte della storia», sta creando molto stupore il titolo del giornale israeliano, Yedioth Aaronoth, che attribuisce a Yuval Rabin, figlio del primo ministro assassinato 13 anni or sono, non l´intenzione esplicita, né la volontà conclamata, ma la possibilità, in corso di sofferta valutazione, che alle prossime elezioni anticipate del prossimo febbraio, voti per il leader del Likud, Benyamin Netanyahu, l´anti-Rabin per eccellenza.
«Non ho certezze - avrebbe confidato Yuval nel corso di una conversazione privata - Sono indeciso. Tutti sanno quali sono le scelte possibili che abbiamo di fronte. Non escludo di votare per Bibi». Il vezzeggiativo che Netanyahu si porta dietro dalla giovinezza. A leggere Yedioth, la persona che avrebbe raccolto gli angosciosi dubbi di Yuval avrebbe ricavato l´impressione che il rampollo di Rabin, un tempo considerato il suo erede, «ritiene che Netanyahu sia un candidato legittimo». E giù con altre deduzioni. Del tipo: «(Yuval) pensa che non esista alternativa al Likud e si è detto profondamente deluso dal partito laburista». Chi non lo è, in Israele?
E allora molti si chiedono: ha dimenticato Yuval la manifestazione in cui, presenti ancorchè nolenti, Netanyahu, e Sharon e tutti gli altri irriducibili nemici di Oslo, Rabin venne raffigurato in divisa nazista? E quell´altra in cui, davanti allo stesso coro di strenui difensori dello status quo, venne portata in corteo la bara contenente il cadavere del Sionismo, colpito a morte da quel temerario di Rabin?
La politica non deve mai aver appassionato Yuval fino in fondo, se improvvisamente ha scelto la strada del business negli Stati Uniti. Adesso lui, che ha 53 anni, è tornato per partecipare alla manifestazione di sabato, a Tel Aviv, nella stessa piazza in cui il padre ebbe giusto il tempo di cantare «La canzone della pace» e di cadere sotto i colpi di Ygal Amir.

Per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera e della Repubblica cliccare sul link sottostante

lettere@corriere.it
rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT