Prodi pagato per la partecipazione al convegno a Teheran ? lo sostiene il settimanale dei Guardiani della Rivoluzione, vicino ad Ahmadinejad
Testata: Il Giornale Data: 29 ottobre 2008 Pagina: 14 Autore: Alessandro M. Caprettini Titolo: ««L’Iran pagò Prodi per farlo venire a Teheran»»
Da Il GIORNALE del 29 ottobre 2008 unarticolo sull' accuse rivolte all'ex presidente iraniano Mohammed Khatami dalle pagine di Sobh-e-Sadeq, settimanale dei Guardiani della rivoluzione: "quella di aver pagato pur di avere ospiti internazionali come Kofi Annan e Romano Prodi!"
A fianco, l'immagine della calorosa stretta di mano a Teheran tra Prodi e Ahmadinejad, scomparsa dai giornali italiani, con l'eccezione del GIORNALE dal quale l'abbiamo ripresa.
Ecco il testo:
Roma«Ha pagato pur di avere ospiti internazionali come Kofi Annan e Romano Prodi!». L’accusa, sferzante, all’ex-presidente (riformista) Mohammed Khatami giunge dalle pagine di Sobh-e-Sadeq, settimanale dei Guardiani della rivoluzione, legatissimi al presidente Mahmud Ahmadinejad. Dall’articolo diffuso ieri a Teheran si apre una scia di polemiche sul convegno a favore del dialogo interreligioso organizzato due settimane fa nella capitale iraniana dall’ex presidente. Ma in realtà - complici forse le non perfette condizioni fisiche del premier - l’uscita ha tutto il sapore di una nuova fase della guerra tra ultrà e moderati in un Iran lacerato sotto una formale apparenza unitaria. L’attacco a Khatami è durissimo. Lo si accusa di aver sperperato una enormità di soldi pubblici per il convegno. E si arriva a far sapere che al solo Kofi Annan, ex-segretario generale Onu, sarebbero andati ben 30 miliardi di rial, pari a 2 milioni e mezzo di euro. Nessuna cifra invece viene fatta per la presenza dell’ex-premier italiano ed ex-presidente della Ue, Romano Prodi, coinvolto comunque dai pasdaran negli invitati cui sarebbe stato pagato lauto cachet. Né si cita il fatto che l’ospite italiano, nei tre giorni in Iran, ha incontrato assieme ad altri ospiti della conferenza tanto la guida suprema, l’ayatollah Alì Khamenei, che proprio il leader Ahmadinejad. Analisti della situazione persiana ritengono che l’attacco di Sobh-e-Sadeq si debba alla volontà del gruppo conservatore di tagliare alla radice sin dal suo fiorire la volontà dei riformisti di aprirsi al dialogo con altri Paesi. Meglio azzopparne subito l’ideatore che trovarsi a dover fare i conti con la crescita di un dissenso interno alimentato dall’apertura a democrazie occidentali. Non è un caso del resto che al settimanale dei pasdaran abbia replicato un quotidiano riformista, Karzogan. «Alcuni organi vicini al governo - ha replicato all’attacco portato contro l’ex-presidente - hanno fatto queste affermazioni pensando che anche Khatami faccia come loro quando pagano le autorità di certi Stati per venire in visita a Teheran». Un riferimento chiarissimo, quest’ultimo, alle ricche sovvenzioni che l’Iran fornisce a Paesi come la Siria, il Venezuela, alcuni Stati africani e soprattutto a gruppi sciiti che si muovono nel Medio Oriente. Nel corso della conferenza sul dialogo interreligioso tenutasi a Teheran, proprio Khatami aveva tenuto a far presente come «quella che viene presentata in tutto il mondo come religione, in particolare quando si parla di Islam, non ha niente a che vedere con la religione reale». Tesi suffragata da Kofi Annan, il quale aveva rilevato come il problema «non siano la Bibbia o il Corano, ma come alcuni ambienti ne abusino per i loro obiettivi politici».
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