Papa Pacelli: Nazisti in fuga, Simon Wiesenthal, il silenzio degli alleati e quello del Papa le analisi di Michael Sfaradi e Danielle Sussman
Testata: Informazione Corretta Data: 25 ottobre 2008 Pagina: 1 Autore: Michael Sfaradi - Danielle Sussmann Titolo: «Papa Pacelli: Nazisti in fuga, Simon Wiesenthal, il silenzio degli alleati e quello del Papa»
Pubblichiamo due interventi in merito alla polemica sulla beatificazione di Pio XII. Il primo, di Michael Sfaradi, che tocca alcuni aspetti delicati, quali la partecipazione del Vaticano alla fuga dei gerarchi nazisti verso il Sud America e i paesi arabi attraverso l'Italia con passaporti forniti dalla Santa Sede. La testominianza è di Simon Wiesenthal. Il secondo è una lettera inviata al vice direttore del Corriere della Sera Pierluigi Battista da Danielle Sussmann, che approfondisce uno degli argomenti portati dal Vaticano a difesa del silenzio di papa Pacelli, il silenzio degli Alleati.
Michael Sfaradi - Pio XII e la Shoà
Non usa mezzi termini YitzhakHerzog, ministro responsabile degli Affari della Diaspora, della lotta all'antisemitismo e dei rapporti con le comunità cristiane del governo israeliano, in un’intervista rilasciata al quotidiano Haaretz e confermata a Renato Coen durante un’intervista rilasciata alla rete televisiva Sky TG24 dove dice quello che molti ebrei sia in Israele che nel mondo pensano di Papa Pacelli: . Gli rispondepiccatoil cardinale Andrea Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica di San Paolo: Certi argomenti sono più pericolosi dei cavi dell’alta tensione perché si vanno a toccare i nervi scoperti sia dell’una che dell’altra parte. Sul fatto che la beatificazione sia una questione interna al Vaticano il Cardinale Lanza di Montezemolo ha ragione, ma questo non toglie che critiche possano essere fatte se il personaggio da beatificare, come in questo caso, non abbia avuto durante la sua vita un comportamento al di sopra di ogni sospetto. In quel triste periodo i genitori di chi vi scrive trovarono scampo nelle chiese, mio padre in una scuola per sordomuti nel quartiere Monteverde e mia madre all’interno della Basilica di San Lorenzo fuori le mura, per cui ho una testimonianza diretta di quanto fecero preti e frati, anche a rischio della vita, per salvare quante più persone di fede ebraica dalla furia nazifascista. A loro andrà sempre il nostro ricordo e ringraziamento; tutto questo non è in discussione. Ciò non toglie però che si trattò di iniziative personali ed autonome dei religiosi che vivevano a contatto con il popolo e ne capivano le sofferenze. Il loro prodigarsi a favore dei perseguitati non fu un’azione ordinata e coordinata dall’alto. Alcuni storici dicono che ordini in tal senso erano stati dati in maniera riservata, ma anche se questo fosse vero rimane che a livello politico il Vaticano di Papa Pio XII fu completamente latitante, eppure prima di diventare successore di S. Pietro il Cardinale Pacelli era stato Nunzio Apostolico in Germania di conseguenza è logico pensare che i contatti che aveva avuto con gli esponenti del regime Hitleriano fossero stati ad altissimo livello. Papa Pio XII conosceva i programmi di sterminio che i nazisti volevano mettere in atto, ma nonostante questo tacque. Non ci fu da parte della Santa Sede nessuna levata di scudi quando furono emanate le leggi razziali in Germania, nella Francia di Petain ed in Italia, e quando il 16 ottobre del 1943 iniziarono i rastrellamenti degli ebrei romani il silenzio da parte del Vaticano fu vergognoso. A questo va aggiunto che nel primo dopoguerra, con la scusa della definizione dei matrimoni misti la Santa Sede fece pressione sul governo italiano al fine di non far abrogare le leggi razziali. Simon Wiesenthal, conosciuto come “il cacciatore di nazisti”, in alcune interviste e nel suo libro “Gli assassini sono fra noi” racconta che il Vaticano, sempre sotto il pontificato di Pio XII, nel primo dopoguerra fornì ai gerarchi nazisti, ricercati dagli alleati per crimini contro l’umanità, i documenti che permisero la loro fuga verso il Sudamerica e verso i paesi arabo mediorientali che li accolsero e li protessero. Beatificare o Santificare è affare religioso interno al Vaticano con tutti gli oneri ed onori che questo comporta, ma se beatificare una persona significa portarla ad esempio alle genti del mondo per il suo operato in vita, la Santa Sede dovrebbe valutare bene i suoi passi, perché l’esempio politico, cioè il silenzio che Papa Pio XII ha adottato durante il periodo della Shoà e il comportamento della Santa Sede nell’aiutare la fuga degli aguzzini nazisti, non è certo fra i migliori che la Chiesa Cattolica Romana ha offerto nella sua storia.
Danielle Sussmann - L’unicità del Papa rispetto a Churchill e Roosevelt
Caro Dr. Battista,
sì, perdoniamo ad Amos Luzzatto il lapsus – o quello che potrebbe anche essere un refuso nell’articolo di Repubblica – sui «diplomatici israeliani» del 1942. Ma vi è una distorsione, penso in buonafede considerati altri suoi editoriali ed articoli, nel suoapproccio alla questione relativa a Pio XII e a Churchill e Roosevelt. Innanzitutto, Churchill e Roosevelt hanno sostenuto il sionismo. Churchill ha appoggiato il ritorno degli ebrei creandosi dei nemici nel Regno Unito, come attesta con dei documenti sulla sua vita e sul suo impegno politico il suo biografo ufficiale, lo storico sir Martin Gilbert. In aggiunta, Churchill favorì l’inserimento della Brigata Ebraica nell’esercito britannico. Fu così che la Brigata Ebraica poté sbarcare insieme agli Alleati nell’Italia meridionale nel 1943 e salvare anche gli ebrei stranieri chiusi nei campi di concentramento. Negli Stati Uniti, il Congresso Mondiale Ebraico ha ricevuto ogni appoggio per contattare esponenti della S.Sede al fine di poter far avere lettere a Pio XII, che lo informavano dell’uccisione di quattro milioni e mezzo di ebrei nei campi di concentramento nazisti, e gli chiedevano di adoperarsi per la salvezza degli ebrei stranieri nei campi di concentramento del sud dell’Italia, avendo avuto notizia di un prossimo rastrellamento tedesco. Questo succedeva tra il febbraio e il luglio del 1943, ben prima dell’8 settembre. Il Vaticano fece sapere che poteva confermare (?!) che l’ipotesi di un rastrellamento tedesco degli ebrei nell’Italia meridionale era “una falsità”. Mia ipotesi ed unica penso: informandosi alla Gestapo? Ma quant’è buono il vinello dell’oste. Va ricordato, in questo contesto, l’eroico gesto del popolo di Napoli che non permise ai tedeschi di rastrellare i “suoi” ebrei. Infine, sia americani che britannici diedero un contributo in vite umane per liberare l’Europa e i superstiti ebrei dai lager nazisti. Come ben lei ricorda, Bush ha ammesso – e non solo recentemente – gli errori degli Stati Uniti. Perché parlo di distorsione nel suo approccio? Perché non sussiste l’equivalenza tra capi di stati democratici, quali erano Churchill e Roosevelt, e un capo spirituale, assoluto, quale è il papa e di cui lo si cita spesso come l’uomo più potente del mondo. Inoltre, nessuno vuole beatificare e santificare Churchill e Roosevelt, di cui pure si condannano certi atti. Lei ricorda la Saint Louis. Ma in Europa fece scalpore – ed ancora continua adessere un mistero – il caso meno noto in Italia, della Struma per non parlare delle altre carrette Exodus. Tutti hanno un posto a Yad Vashem. Ma un papa, ha un posto a sè, perché il suo ruolo è unico. Unico il papa, unico il suo ruolo. Se Pio XII avesse voluto, avrebbe potuto disporre di una rete infinita nel clero per poter aiutare gli ebrei. E il rapporto vittime sarebbe stato di x a 6 milioni di sopravvissuti. Non il contrario. Di certo l’antigiudaismo della Chiesa ha peggiorato la cattiva coscienza dei più, ma proprio per questa ragione, se Pio XII avesse voluto: almeno in privato e nel confessionale, i tanti sacerdoti capillarmente sparsi in Germania e nei paesi occupati dai nazisti avrebbero potuto influire positivamente sui credenti cattolici. I filmati ci testimoniano di masse immense ed esultanti a glorificare gli apparati dei paesi nazifascisti. Appare evidente dal numero delle vittime della Shoah che poco è stato fatto. Non solo: Pio XII non ha mai parlato nemmeno dopo la fine della guerra, in 13 anni. Per quali meriti, Pio XII verrebbe beatificato e santificato? Se per virtù teologiche, non riguarda che la Chiesa. Ma se per meriti storici, tanto più se riferiti alla salvezza degli ebrei, ci riguarda tutti e vogliamo solo la verità documentale. Si aprano gli Archivi vaticani sul periodo storico tra il 1939 e il 1945, senza più inalberare questioni tecniche a scusa per i rinvii. Abbiamo solo testimonianze di gruppi di ebrei, numeri teorici sui salvati, citazioni pre-durante e post conflitto, citazioni politiche e vaticane, atti elaborati dai gesuiti dal 1965 al 1981, che non contano nulla rispetto alle prove documentali degli Archivi vaticani richieste dagli studiosi. Nel 2001, se ben ricorda, il cardinale Walter Kasper preferì interrompere ogni rapporto con gli studiosi ebrei “accusando la 'parte ebraica' di aver fatto venire meno le necessarie 'basi di correttezza, rispetto efiducia reciproca' come riporta il Manifesto di allora. Solo perché gli studiosi ebrei avevano insistito nel richiedere un’apertura parziale dell’Archivio.Di documentato abbiamo la didascalia sotto la foto di Pio XII, la legittimazione del nazismo quando Eugenio Pacelli firmò il Concordato con la Germania da Segretario di Stato, e il suo silenzio da pontefice. Anche nei suoi rari discorsi di protesta, non nominò mai la parola “ebrei”. In aggiunta, fu anche il Papa che non riconobbe Israele alle Nazioni Unite. Mi consenta di farle una domanda: prima del gesto plateale di Mons. Franco nel 2007, perché il precedente Nunzio Apostolico Mons. Sambi, per ben 2 anni non si è prestato a “scandalizzarsi”, visto che il nuovo museo della Shoah è stato inaugurato nel 2005? Fatto per cui lo stimo ancora di più. Le inopportune parole, un incitamento all’antigiudaismo ed un ricatto ad Israele, di padre Gumpel hanno buttato altra benzina sul fuoco. E, sinceramente, mi dispiace perché Benedetto XVI – anche se alla fine beatificherà e santificherà Pio XII, ma su altri presupposti da quelli del papa che ha aiutato gli ebrei, spero – è stato davvero esemplare nell’annunciare la sua riflessione in attesa di ulteriori sviluppi storici. Frasi tanto terribili come quelle evocate da padre Gumpel non potevano non sortire indignazione in uno stato sovrano qual’è Israele. Uno Stato che insieme alla Diaspora ebraica ha già pagato un prezzo sovrumano alla storia. Scontato l’intervento del cardinale Montezemolo – che ho conosciuto aggressivo nei confronti di un Ambasciatore israeliano che, però, gli ha letto imperterrito la lunga lista di denunce alla Chiesa nelle neo relazioni tra Vaticano ed Israele – che si è intromesso nell’accensione dei roghi. Mi dispiace si annoi, gli consiglio la lettura della storia. Concludo dicendole che mi dispiace davvero il suo editoriale. Lei sa quanto sia fuori luogo e quanto abbia contribuito ad ingenerare confusione proprio perché lei è apprezzato per la sua obiettività. Israele e gli ebrei hanno il massimo rispetto per ogni religione e per ogni punto di vista, anche se dibattono accesamente. Ma vi sono teorie ed atteggiamenti da parte del mondo cristiano, cattolico in questo caso, che sono supponenti senza costrutto ed arroganti.