Il nuovo presidente dell'Assemblea generale dell'Onu si presenta attacando gli Usa e difendendo l'Iran: intervista al prete sandinista Miguel D'Escoto
Testata: Corriere della Sera Data: 23 ottobre 2008 Pagina: 15 Autore: Alessandra Farkas Titolo: ««All'Onu chiamato da Dio Gli Usa peggio dell'Iran»»
Ex ministro degli Esteri del governo sandinista in Nicaragua, neoeletto presidente della 63esima Assemblea generale dell'Onu, il sacerdote cattolico, scomunicato, Miguel D'Escoto odia gli Stati Uniti e difende i regimi, da quelle "bolivariani" dell'America Latina, all'Iraq di Saddam Hussein, la cui destituzione giudica come un "crimine", fino all'Iran di Ahmadinejad, che fosse stato per lui sarebbe entrata al Consiglio di sicurezza dell'Onu.
(a sinistra D'Escoto tra i sandinisti negli anni Settanta)
L'intervista rilasciata da questo personaggio ad Alessandra Farkas del CORRIERE della SERA ci sembra si commenti da sola. Soltanto su un punto ci sembra utile porre un quesito. Alla domanda di Farkas "Ha fatto pace con il Vaticano? ", D'Escoto replica: «Non sono tipo che serba rancori e comunque non ho tempo per litigare con la Santa Sede. Ho buoni rapporti con l'arcivescovo Celestino Migliore, Nunzio Apostolico Osservatore Permanente all'Onu. Amo la mia chiesa e ringrazio tutti i giorni Dio per avermi guidato al sacerdozio. Ho assolto anche i sicari della Cia, perché il perdono è essenziale per la vita. Il contrario è la morte». Che cosa ne pensa il Vaticano dei buoni rapporti del suo diplomatico all'Onu con questo apologeta delle dittature, che non arretra neppure di fronte alla prospettiva dell'ingresso al Consiglio di sicurezza dell'Onu di uno Stato che ne vuole cancellare un'altro dalla faccia della terra ? Questo ci piacerebbe sapere, nella speranza che la Santa Sede sia molto lontana dalle idee deliranti di D'Escoto. E che possa ben consigliare il proprio nunzio.
Ecco il testo dell'intervista:
NEW YORK — Ha perdonato sia gli americani, che negli anni 80 cercarono di assassinarlo col cianuro, sia il Vaticano, che lo scomunicò ai tempi di papa Giovanni Paolo II, col beneplacito dell' allora cardinale Ratzinger. E' certo che a chiamarlo al Palazzo di Vetro sia stato Dio e non ha dubbi circa la sua missione: «Realizzare la mia vocazione sacerdotale di missionario di Dio al servizio dei poveri e diseredati; costruire la pace e la giustizia nel mondo». «La verità più importante da cui dipende la nostra stessa sopravvivenza è che siamo tutti fratelli e sorelle», racconta al Corriere Miguel D'Escoto, il prete cattolico ed ex ministro degli esteri del governo sandinista nicaraguense di Daniel Ortega che il mese scorso è stato eletto presidente della 63esima Assemblea generale dell'Onu. La stessa che venerdì ha bocciato l'ingresso dell'Iran nel Consiglio di Sicurezza come membro non permanente. Quella dell'Iran era dunque una candidatura sbagliata? «Ogni membro Onu ha diritto di aspirare a quel posto: fa parte della dinamica democratica. I membri che non adempiono alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza non dovrebbero farne parte? Ma allora diciamo che nessun Paese della terra ha violato più risoluzioni Onu degli Usa, il cui complesso di superiorità e ipocrisia nell'usare metri diversi sono sconfinati». A che cosa si riferisce in particolare? «Il peggiore crimine impunito perpetrato oggi nel mondo è la guerra in Iraq, priva di qualsiasi giustificazione legittima e in violazione dello Statuto Onu». Un mese fa l'ambasciatrice d'Israele Gabriela Shalev l'ha criticata per aver abbracciato Mahmoud Ahmadinejad dopo il suo discorso scriteriato di fronte all'Assemblea Generale. «La Shalev è l'unico ambasciatore che non ho ancora incontrato e spero di colmare presto la lacuna. Mi auguro anche che Israele inizi a rispettare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza sui territori occupati, invece di trincerarsi dietro i continui veti Usa». Come giudica la rinascita dell'America Latina e il tentativo russo di rimpiazzare gli Usa nella regione? «I russi non hanno mai coltivato mire espansionistiche in America Latina, che ha sofferto le conseguenze dell'imperialismo americano. Ma quella fase è finita perché le masse guidate dai leader del gruppo ALBA (Alternativa Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América) hanno riconquistato il diritto di decidere il proprio destino. Il "sueño de Bolívar" di unificazione del continente sta per realizzarsi. Non avrei mai immaginato di vivere abbastanza per vedere quel giorno. E' l'inizio di una nuova era, grazie a Dio, la migliore della nostra storia». Cosa pensa della proposta di John McCain di creare una «Lega delle Nazioni » di Paesi amici per bypassare l'Onu? «E' destinata a fallire perché i comportamenti imperialisti sono incompatibili con lo Statuto Onu. Siamo le Nazioni Unite non le Nazioni Asservite». Tifa per Obama? «Tifo per il presidente che ami l'America abbastanza da capire che non è mai stata più impopolare nel mondo e si impegni a riscattare la sua reputazione di stato farabutto e guerrafondaio. Nessuno poteva danneggiarne l'immagine più di quanto hanno fatto i suoi leader». Ha fatto pace con il Vaticano? «Non sono tipo che serba rancori e comunque non ho tempo per litigare con la Santa Sede. Ho buoni rapporti con l'arcivescovo Celestino Migliore, Nunzio Apostolico Osservatore Permanente all'Onu. Amo la mia chiesa e ringrazio tutti i giorni Dio per avermi guidato al sacerdozio. Ho assolto anche i sicari della Cia, perché il perdono è essenziale per la vita. Il contrario è la morte». Che tipo di riforma del Consiglio di sicurezza vorrebbe vedere? «Serve una redistribuzione di potere più equilibrata che includa le varie zone geografiche. Il potere di veto è andato alla testa degli Usa e sarebbe importante che nessuno si sentisse più al di sopra delle leggi umane e divine». Come giudica il ruolo dell'Italia in seno all'Onu? «E' molto importante e mi auguro che continui ad esserlo. Nessuno può sedersi sugli allori perché il mondo è in un caos inenarrabile in cui è stato cacciato dal nostro folle egoismo. L'unica via d'uscita è la fratellanza e l'amore: questo è il messaggio che voglio portare dal pulpito delle chiese all' Onu» .
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