Quando la libertà d'espressione è in cattive mani quelle dei negazionisti e di chi offre loro delle tribune
Testata: Corriere della Sera Data: 13 ottobre 2008 Pagina: 31 Autore: Luigi Offeddu Titolo: «Un invito a Irving il negazionista: è polemica sul festival letterario»
Dal CORRIERE della SERA dell'13 ottobre 2008:
Può tenere una lezione sul tema «La verità» un uomo che per i tribunali «ha deliberatamente e persistentemente falsato e manipolato l'evidenza storica»? Può parlare di verità quel David Irving nato in Gran Bretagna, arrestato in Austria, scacciato in Polonia dalle fiere letterarie e dappertutto indicato come il padre del negazionismo, la corrente storiografico- ideologica che sminuisce il significato dell'Olocausto? Sì, hanno dichiarato coloro che lo avevano invitato ad aprire il maggior evento culturale della Scandinavia, il festival norvegese della letteratura, dal 26 al 31 maggio prossimi, a Lillehammer. No, hanno detto diversi scrittori e associazioni, minacciando il boicottaggio. L'hanno detto tanto forte, che alla fine l'invito è stato annullato. E chi ne aveva avuto per primo l'idea, cioè lo scrittore Stig Saeterbakken, coordinatore artistico del festival, ha dato le dimissioni dal suo incarico. Non senza aver prima definito i suoi critici «dannati vigliacchi », conformisti che non avrebbero il coraggio di viaggiare in controvento rispetto alle tendenze prevalenti. Ma la tempesta non è finita qui. Perché, dall'una e dall'altra parte, c'è chi continua a vedere nella presenza — o nell'assenza — di Irving una cartina di tornasole della libertà di espressione. Nella polemica sono stati coinvolti anche gli eredi di Sigrid Undset, la scrittrice norvegese premio Nobel 1928 per la letteratura, convertita al cattolicesimo e domenicana laica, cui il festival è dedicato (si chiama infatti «I giorni di Sigrid Undset»): lei fuggì negli Usa proprio per la sua opposizione agli occupanti nazisti «e si rivolterebbe nella tomba se sapesse che uno come Irving prende per primo la parola in una manifestazione che porta il suo nome». Argomento che però non convince Jesper Holte, il presidente della manifestazione: «È proprio per questo, perché Irving è un falsificatore della storia, che l'avevamo invitato a un festival imperniato sul concetto di verità. Per metterlo a confronto con questo concetto. Per discutere con lui, alla luce delle accuse che gli sono state rivolte dopo che ha pubblicato i suoi libri». Irving ha settant'anni, di saggi ne ha scritto una trentina e in effetti neppure uno è finito in libreria senza essere avvolto da un nuvolone di polemiche: da Apocalisse a Dresda, tradotto in Italia da Mondadori (e smentito, proprio in questi giorni, da nuove indagini storiche sulle vittime dei bombardamenti), a La guerra di Hitler (Settimo Sigillo), ai vari saggi che contestano l'entità e le modalità dei massacri hitleriani. Ma anche Stig Saeterbakken, 42 anni, colui che lo aveva invitato al festival, è una figura piuttosto controversa nel suo Paese. Ha scritto infatti romanzi, come Il Nuovo Testamento, in cui accusa la cultura europea del dopoguerra di aver trasformato Hitler nel simbolo radicale del male. Saeterbakken sembra ritenere che ciò sia stato un errore: e su questa strada, alla fine, si è ritrovato a fianco di Irving.
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