Pio XII, tante domande e poche risposte il contributo di Danielle Sussmann
Testata: Informazione Corretta Data: 12 ottobre 2008 Pagina: 1 Autore: Danielle Sussmann Titolo: «Pio XII, tante domande e poche risposte»
Questa lettera è stata inviata a Paolo Mieli, direttore del CORRIERE della SERA, dopo la sua intervista all'OSSERVATORE ROMANO in merito al giudizio storico sui Pio XII. I molti riferimenti che contiene ci sembrano utili al dibattito riapertosi recentemente sulla figura di Papa Pacelli.
Mi stupisce che lei, dichiarandosi storico, insegua il refrain popolare tra i giornalisti difensori ad oltranza di Pio XII, nell’attribuire alla messa in scena del “Vicario” di Hochhuth, la responsabilità delle accuse a papa Pacelli. Tanto più che nella stessa risposta all’intervista dell’Osservatore Romano, lei ricorda che le accuse a Pio XII furono precedenti all’inizio stesso della guerra. “Dimentica” di ricordare che le Leggi Razziali furono emanate nel 1938, e che il Vaticano non avrebbe rischiato nulla con Mussolini se si fosse fermamente opposto a quella ignobile emanazione legislativa. Quanto alla morte e alla scomparsa della missiva papale, Bianca Penco (vice-presidente della Federazione Universitaria Cattolica Italiana, tra il 1939 e il 1942, e presidente nazionale insieme a Giulio Andreotti e Ivo Murgia tra il 1942 e il 1947) ha rilasciato un’intervista al Secolo XIX, sulla vicenda della morte di papa Ratti e sulle sue intenzioni ad agire. Pio XI, nel febbraio del 1939, aveva convocato a Roma tutto l’episcopato italiano in occasione del decennale del Concordato con lo stato italiano e per le celebrazioni del suo pontificato e sacerdozio. Pur se appoggiò il duce e il fascismo fino all’annoprima, fece sapere che avrebbe denunciato la violazione sistematica dei Patti Lateranensi da parte del regime fascista, le persecuzioni contro i cristiani in Germania e i preparativi bellici di quest’ultima. Annunciò, altresì, un’enciclica a cui lavorava da mesi, contro il razzismo e le persecuzioni razziali, oltre alla privazione della libertà. Il discorso, si sarebbe tenuto tra l’11 e il 12 febbraio, ma papa Ratti morì d’infarto la notte del 10 febbraio 1939. Sulla base del memoriale del Cardinale Tisserant, ritrovato nel 1972, ma anche sulla coincidenza della morte (nell'intervista la stessa Penco afferma che, vista la coincidenza delle date, lei ed altri sospettarono pure che la morte del papa potesse essere stata provocata), si basarono ipotesi sul possibile assassinio di Pio XI. Il mandante sarebbe stato Mussolini che avrebbe temuto di essere condannato e scomunicato, benché si possano anche fare altre ipotesi sui mandanti. Il segretario di papa Ratti smentì categoricamente ogni ipotesi di assassinio. Sono quelle smentite che lasciano aperti e più concreti i dubbi. Sta di fatto che Pacelli, allora Cardinal Segretario di Stato, e poco dopo eletto al pontificato come Pio XII, ha deciso di non divulgare il contenuto di quei documenti. La Penco afferma anche che dopo la morte di papa Ratti, alle richieste della FUCI di avere informazioni sul destino del discorso che avevano potuto osservare in anteprima, l’esistenza stessa di questo sarebbe stata negata. Più recentemente, dal Vaticano è stato dichiarato che il testo aveva avuto difficoltà di traduzione e i tempi poi resero inutile tale discorso. Con Pacelli, per anni, Nunzio Apostolico in Germania, pangermanico, possiamo ipotizzare quanto quel discorso – riferito alla Germania e all’antisemitismo di stato nazista – non gli andasse a genio. Altro refrain popolare fin troppo abusato, è il ricordare ogni dichiarazione datata precedentemente, durante, e negli anni seguenti alla Seconda Guerra Mondiale. L’avvio di un serio e reale studio storico sugli eventi che portarono alla Shoah, alle responsabilità soggettive che determinarono la soluzione finale, lo avremo con il Processo Eichmann del 1961 (!) in aggiunta alla documentazione del Processo di Norimberga; alle riprese documentate dei nazifascisti europei, degli alleati e e dei sovietici che liberarono i campi di sterminio ebraici; oltre all’epistolario dei Congressi ebraici che sollecitavano mirati interventi delusi sia dagli Stati Uniti, dalla neutrale Svizzera, e, soprattutto, dal Vaticano. Già, dal febbraio 1943 (quindi prim’ancora dell’8 settembre), l’epistolario avvenuto tra i presidenti (padre e figlio) Wise del Congresso Mondiale Ebraico a Washington e gli Stati citati, dimostrava la conoscenza di quattro milioni di ebrei sterminati. Il Vaticano replicava che rispondevano a “falsità” le notizie su un eventuale pericolo per gli ebrei relegati nei campi di concentramento del sud Italia. Si cercava la salvezza degli ebrei italiani che si ritenevano più sicuri al sud, durante l’avanzata degli alleati. Va ricordata senz’altro l’insurrezione popolare a Napoli che dissuase i tedeschi dall’iniziare il primo rastrellamento di ebrei in Italia (approfondimenti: lo storico Michele Sarfatti del CDE). Si cita a vanvera Golda Meir – ed altri esponenti e funzionari israeliani – quando è risaputo che Israele era teso al riconoscimento dello Stato da parte del Vaticano. Non è molto serio relativizzare le testimonianze, ma dovere di uno storico, contestualizzarle. Si può poi non condividere le tesi di Hans Kung (che lei non cita, ma a cui si riferisce con toni di discredito), ma dopotutto Giovanni XXIII l’ha chiamato presso di sé per preparare il Concilio Vaticano II. Ecco, se proprio dobbiamo riferirci ad un Papa degli Ebrei, non certo Pio XII, ma Giovanni XXIII. Sui documenti a favore di Pio XII, lei non si esprime, ma li cita genericamente. Forse perché l’archivio vaticano, dal 1939 al 1945 (cioè, gli anni della Seconda Guerra Mondiale) è ancora secretato, come accusano storici di valore, tanto seri quanto onesti? Lei sa perfettamente, inoltre, che il papa non è quella persona disarmata che conviene talora definire a comodo, ma è il simbolo più potente sulla terra. Caro Mieli, la sua testimonianza è quanto mai faziosa e si avvale di testimonianze – non coerenti, tanto meno onestamente contestualizzate - che non possono giustificare in alcun modo le complicità nella deliberata,sistematica e scientifica uccisione di Sei milioni di persone solo perché Ebree. L’odio proprio non c’entra niente, è un altro abuso invocato da chi vuole screditare i critici di Pio XII. Preferisco la più concreta posizione penitente mai letta, quella del Cancelliere tedesco Konrad Adenauer al pastore di Bonn, del 23 febbraio 1946: “a mio avviso il popolo tedesco porta, come pure i vescovi e il clero, una grande responsabilità per i fatti accadutinei campi di sterminio…la colpa è stata commessa prima. Il popolo tedesco, e in buona misura anche i vescovi e il clero, ha aderito al nazionalsocialismo. Ci si è lasciati uniformare…quasi senza resistenza, in parte anzi con entusiasmo. Qui sta la colpa…Io credo che se i vescovi tutti insieme ed in un determinato giorno avessero preso posizione dal pulpito contro ciò, avrebbero potuto impedire molte cose. Così non è avvenuto e per questo non ci sono scuse. Se per tale motivo i vescovi fossero finiti in prigione o in un campo di sterminio, non sarebbe stato un male, al contrario. Tutto questo non è accaduto e perciò è meglio tacere”. Ci rifletta con quella vena di sangue ebraico che scorre in lei, come ci ha voluto ricordare…(suona tanto come autolegittimazione a sostenere le sue tesi inaccettabili)