Premio Exodus, che ci sta a fare Odifreddi ? L'opinione di Giorgio Israel
Testata: Informazione Corretta Data: 11 ottobre 2008 Pagina: 1 Autore: Giorgio Israel Titolo: «Premio Exodus, che ci sta a fare Odifreddi ?»
Il Premio Exodus è il riconoscimento a figure che si sono spese nel campo della solidarietà e del dialogo ed è ispirato alla vicenda della famosa nave Exodus che condusse a Haifa tanti scampati ai campi di sterminio nazisti. Non a caso, l’anno scorso fu premiato Yossi Harel, comandante della nave, poi deceduto. Quest’anno, il premio è alla sua ottava edizione – ricordiamo che esso è promosso dalla Regione Liguria e dal Comune di La Spezia – e sarà assegnato al direttore d’orchestra Daniel Oren e a Corrado Augias. Il Premio Exodus alla carriera sarà invece assegnato a Gualtiero Morpurgo e Mario Pavia, ingegneri costruttori delle navi “Fede” e “Fenice” che salparono da La Spezia per la Palestina l’8 maggio 1946. Le premiazioni avverranno nel quadro delle manifestazioni per il premio tra il 15 e il 18 ottobre. In quel periodo, si terranno molti incontri culturali e, come dice il programma, «gli spazi d’incontro della città diventeranno laboratori di idee, e daranno voce a autorevoli intellettuali, scienziati, scrittori, uomini di pensiero, personalità del mondo dello spettacolo e del cinema: Tahar Ben Jelloun, Marco De Paolis, Luigi Faccini, Elena Lowenthal, Germano Maccioni, Gualtiero Morpurgo, Piergiorgio Odifreddi, Moni Ovadia, Mario Pavia, Alessandro Piperno, Marina Piperno, Roberto Piperno, Alessandro Pizzorusso, Adriano Prosperi, Lidia Ravera, Bruno Segre si confronteranno sui temi della convivenza religiosa, del rapporto fra religione e scienza, del passaggio dalla memoria alla storia, della tolleranza, della democrazia oggi, in un programma asciutto e serrato».
Colpisce l’insistenza sul tema che è al centro dell’incontro animato da Moni Ovadia «Che cos’è l’ateismo», e che è così descritto: «Monoteismo e ateismo: quale può essere il terreno d’incontro, quali i valori comuni? L’ateismo come modalità di pensiero che non necessariamente porta con sé valori di sterilità spirituale. Le istanze della laicità, lo smascheramento di tutte le idolatrie».
Colpisce ancor di più la presenza massiccia di personaggi antipatizzanti di Israele e del sionismo – come se il premio non fosse proprio ispirato da un evento sionista fondante di Israele – come Tahar Ben Jelloun, Lidia Ravera, lo stesso Moni Ovadia e Piergiorgio Odifreddi.
È forse la presenza di quest’ultimo che più lascia di stucco. Il Presidente onorario della UAAR (Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti) è chiamato a introdurre quel tema che sembra essere il leitmotiv dell’edizione 2008: la religione e l’ateismo (anche Lidia Ravera parlerà sul tema “Il Dio zitto”). Più precisamente egli inaugurerà addirittura il ciclo delle manifestazioni con una “lezione magistrale” (sic) su “Scienza e Fede” che precederà di poche ore quella su tema analogo di Moni Ovadia.
Nessuno ignora le opinioni di Odifreddi in merito, bene illustrate nei suoi libri, in cui spiega che i cristiani sono tutti cretini e che gli ebrei non sono da meno, dispiegando in tutti i modi la sua dubbia cultura di biblista per mostrare come l’Antico Testamento sia un ciarpame di superstizioni ignobili, un’accozzaglia di ridicole leggende da buttare nella pattumiera della storia quanto prima possibile. Il professore è anche un odiatore accanito di Israele e del sionismo. Anche qui basta leggere i suoi libri e le sue interviste, in cui ripetutamente ha definito Israele come uno “stato fascista”. Non insisto perché le citazioni ostili potrebbero riempire pagine e pagine. Ma il professore è ben noto ai lettori di Informazione Corretta per gli epiteti con cui ha voluto gratificare lo scrivente e la testata in tempi recenti. In un articolo su Repubblica concernente gli scienziati e leggi razziali ebbe la bontà di definire il libro mio e di Pietro Nastasi sul tema come «un’appassionata requisitoria contro il reato di prostituzione della scienza», per poi concludere che ormai ero «passato, in un tragico contrappasso, al collaborazionismo col sito parafascista Informazione Corretta». In tal modo, egli ha inanellato tre insulti a dir poco pesanti: a Informazione Corretta quello di sito parafascista, e a me quello di prostituta e collaborazionista (col detto sito parafascista). Questo tanto per illustrare il livello del personaggio che non soltanto non ha mai ritrattato ma anzi ha ribadito gli insulti nel suo ultimo libro. Egli è peraltro autore di una esilarante intervista immaginaria a Hitler in cui questi spiega di essere – poveretto – soltanto un pallido imitatore degli americani nella ideazione e realizzazione dei campi di sterminio. E via delirando.
Ora, che si sia pensato di inaugurare un premio come questo con una “lezione magistrale” (sic) del personaggio tra i più ostili al sionismo, a Israele e all’ebraismo, non si capisce bene se sia frutto di incoscienza o sia un affronto deliberato. Quel che è certo è che questo ennesimo fattaccio definisce in modo inequivocabile l’andazzo di tutte le manifestazioni che riguardano la memoria delle tragedie subite dal mondo ebraico: usarle per denigrare e sbertucciare gli ebrei vivi, il sionismo, Israele e la religione ebraica.
Soltanto l’ignoranza delle circostanze può giustificare il fatto che certe persone rispettabili restino lì a farsi sbertucciare e attaccare i barattoli dietro la schiena invece di prendere la porta.
Ma quel che non può più tardare è una presa di posizione di chi ha un compito istituzionale nelle questioni della memoria delle persecuzioni degli ebrei, ovvero l’Unione delle Comunità Ebraiche. Alla quale mi sento di rivolgere in modo formale l’invito a proclamare una moratoria di un anno su qualsiasi partecipazione a iniziative sulla memoria, inclusa la Giornata della Memoria del gennaio 2009, tanto perché chi ha un minimo di coscienza e di rispetto si svegli di fronte al comportamento offensivo di troppe istituzioni.