Dal terrorista comunista della Rote Armee Fraktion, addestrato in Giordania dal Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, a negazionista neonazista della Shoah. E' una parabola esemplare quella di Horst Mahler. Nella quale è possibile scorgere il filo rosso che lega l'antisemitismo nazista sconfitto nel 45 all'antisionismo terzomondista degli anni 70 e, ancora, quest'ultimo al neonazismo.
Le ideologie cambiano l'odio e il culto della violenza restano.
Dal CORRIERE della SERA del 10 ottobre 2008:
BERLINO — Una vita contro l'establishment, quella di Horst Mahler: agli estremi. Ai peggiori estremi. Nel 1970 tra i fondatori della Rote Armee Fraktion, il gruppo terrorista tedesco guidato da Andreas Baader e Ulrike Meinhof. In questi giorni, sotto processo per aver negato l'Olocausto. Una parabola tragica, quella dell'avvocato di 72 anni: ha attraversato la storia della Germania moderna per lasciare una scia di furore ideologico.
Le accuse che il tribunale di Potsdam, vicino a Berlino, gli muove sono di negazionismo e di Volksverhetzung, in sostanza incitamento all'odio razziale, in Germania ambedue punite dalla legge. Tra il 2000 e il 2004, ha sostenuto con scritti su Internet che Auschwitz è un'invenzione degli ebrei. Rischia cinque anni.
Bisogna però dire che la prigione, per lui, non è mai stata un deterrente. Anzi, forse lo esalta. Nato nel 1936, nel 1964 fonda a Berlino Ovest il suo studio di avvocato. Si avvicina ai movimenti extraparlamentari. Sono anni forti nella città da poco divisa in due dal Muro. Quando, nel 1968, il leader del movimento studentesco, Rudi Dutschke, subisce un tentativo di omicidio, Mahler è all'avanguardia della protesta violentissima contro il gruppo editoriale Springer, indicato dalla sinistra non parlamentare come mandante. Diventa amico di Baader e della sua compagna Gudrun Ensslin e, quando il primo è arrestato, nel 1970, lo aiuta a scappare di prigione. I tre, più la Meinhof, vanno in Giordania, alla scuola militare del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Fondano la Raf.
Mahler torna in Germania nell'ottobre '70, viene arrestato e, nel 1974, condannato a 14 anni. In carcere, dove intanto erano finiti anche i suoi tre compagni, scrive un manifesto, che però è criticato dai membri della Raf. Viene di fatto espulso. È solo. Nei pensieri e nelle decisioni. Nel 1975, il Movimento 2 giugno, altro gruppo terroristico di Berlino, rapisce Peter Lorenz, politico cristiano-democratico, e tra le altre cose chiede la liberazione di Mahler. Che però la rifiuta. In compenso, si procura un ottimo avvocato, certo Gerhard Schröder, socialdemocratico che farà carriera. Il futuro cancelliere riesce a farlo liberare in anticipo, nel 1980 (nel 1988 lo farà anche reintegrare nella professione).
Quelli successivi, sono anni di riflessione, probabilmente. Di sicuro, di cambiamento. Quando ritorna in pubblico, nel 1997, in occasione del 70˚ compleanno del filosofo Günter Rohrmoser, lo fa con un discorso in cui sostiene che la Germania «è occupata», che deve liberarsi dei suoi debiti morali, che deve ritrovare la sua identità nazionale. Un anno dopo, scrive un articolo in cui sostiene la fusione di populismo, spiritualismo e antisemitismo. Nel 2000 entra nell'Npd, il partito neonazista tedesco, lo difende con successo contro il governo Schröder che tenta di metterlo fuorilegge, e lo abbandona nel 2003. Intanto, manda le email negazioniste, sostiene che gli attacchi dell'11 settembre sono giustificati, fonda la Società per la riabilitazione dei perseguitati per avere confutato l'Olocausto.
Nel 2004 viene condannato per istigazione all'odio razziale, nel luglio scorso per avere fatto il saluto romano mentre entrava in carcere per il reato precedente. Nel 2006, gli viene revocato il passaporto per impedirgli di andare a Teheran alla Conferenza sulla revisione dell'Olocausto. Un anno dopo, intervistato sugli anni della Raf da un politico-giornalista ebreo, lo saluta con il braccio teso: «Heil Hitler, Herr Friedman ». Tristemente incontenibile.
Mahler è sotto processo per negazionismo. Il CORRIERE pubblica un prospetto sulle legislazioni in materia in alcuni paesi europei. In Italia non esiste una legge specifica.
Austria
Negare l'Olocausto è reato in Austria, Paese natale di Adolf Hitler e annesso alla Germania con l'Anschluss del 1938
Francia
La negazione dello sterminio di sei milioni di ebrei ad opera del regime nazista è illegale anche in Francia
Germania
Reato in Germania, Belgio, R. Ceca, Israele, Polonia, Liechtenstein, Lituania, Romania, Lussemburgo, Portogallo, Svizzera
Italia
In Italia un progetto di legge contro il negazionismo (che prevedeva pene fino a 4 anni di carcere) è stato respinto nel 2007
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