Un antisemita all'Onu Ahmadinejad dice all'Assemblea generale che i "sionisti" controllano il mondo, e vuole un seggio al Consiglio di sicurezza
Testata: Corriere della Sera Data: 25 settembre 2008 Pagina: 15 Autore: Alessandra Farkas Titolo: ««Allarme» Iran al Consiglio di Sicurezza Onu»
Sui quotidiani del 25 settembre 2008, vi sono diversiresoconti che colgono la gravità del discorso antisemita pronunciato da Ahmadinejad all'Assembela generale dell'Onu. Citiamo da pagina 15 de La REPUBBLICA, "Peres: "L'Onu fermi l'Iran" sul nucleare sfida nordcoreana", di Alberto Flores D'Arcais. Da pagina 13 dell'UNITA', "Israele all'Onu: no all''Iran nel consiglio di sicurezza". Da pagina 6 di EUROPA, "A New York il solito Ahmadinejad. e a Teheran l'aspettano con rabbia", di Siavush Randjbar-Daemi, che molto confida nell'improbabile, per non dire illusoria, prospettiva di una svolta moderata della politica iraniana affidata all'ex presidente Khatami, che è verbalmente meno violento ed esplicito di Ahmadinejad, ma sul diritto di esistenza di Israele la pensa come lui Da pagina 19 di LIBERO, "Gara all'Onu a chi la spara più grossa", di Glauco Maggi. A pagina 16 del GIORNALE, "La Livni, assurdo che Teheran entri nel Consiglio di Sicurezza", insieme a un altro articolo, "Sul nucleare iraniano scontro Washington- Mosca", sulla cancellazione, voluta dalla Russia, della riunione del gruppo 5+1 che avrebbe dovuto discutere di nuove sanzioni verso il regime degli ayatollah
Di seguito, riportiamo dal CORRIERE della SERA la cronaca di Alessandra Farkas:
NEW YORK — L'Iran in pole position per entrare a far parte del Consiglio di Sicurezza dell'Onu per il biennio 2009-10, quando i Paesi asiatici dovranno scegliere se il successore dell'Indonesia sarà l'Iran o il Giappone. La notizia, rilanciata dal presidente Mahmoud Ahmadinejad all'Assemblea generale dell'Onu, ha creato allarme in Israele e al Palazzo di Vetro, che sul dossier Iran rischia di dividersi come ai tempi della Guerra Fredda. «È assurdo — ha osservato da Israele il premier incaricato Tzipi Livni — che un Paese che minaccia la sicurezza dei suoi vicini e invoca la distruzione di un altro Paese faccia parte di un'istituzione il cui scopo è contribuire alla sicurezza mondiale. Sarebbe come garantire a un criminale la possibilità di giudicare se stesso». Nel suo intervento davanti all'Assemblea, il presidente israeliano Shimon Peres ha accusato l'Iran di «essere al centro della violenza e del fanatismo in Medio Oriente ». «Teheran continua ad arricchire uranio e a produrre missili a lungo raggio», ha detto Peres, accusando di «antisemitismo » la tirata di Ahmadinejad contro «gli assassini sionisti» (e «il bullo americano»). Gabriela Shalev, nuova ambasciatrice di Israele all'Onu, è allarmata. «Quell'agghiacciante filippica antisemita e anti-occidentale è stata il discorso più applaudito — dice — alla fine il presidente dell'Assemblea Miguel D'Escoto è corso ad abbracciare Ahmadinejad». In un'intervista alla National Public Radio, lui stesso ha confermato che «la candidatura di Teheran ha già l'adesione dei 118 Paesi non allineati e delle 57 nazioni dell'Oic (Organizzazione della Conferenza islamica)». Per perorare la sua causa, Ahmadinejad ha fatto il giro dei più prestigiosi salotti tv, che lo hanno trattato come una star del cinema, non senza strascichi polemici. «L'intervista edulcorata e umanizzante che gli ha fatto Larry King della Cnn è a dir poco scandalosa», sostiene la Shalev. E martedì sera è stato l'ospite d'onore di un gala organizzato da un gruppo di organizzazioni cristiane «favorevoli alla pace». Oltre che sul piano dell'immagine, a New York Ahmadinejad ha finito per vincere anche sul terreno diplomatico: per volere della Russia, il gruppo di mediatori sul dossier nucleare (5+1) ha cancellato la riunione che avrebbe dovuto discutere nuovi sanzioni. Dietro le quinte la preoccupazione cresce. «Purtroppo nella carta Onu non esiste clausola per bloccare l'ingresso nel Consiglio di Sicurezza di un Paese sotto sanzioni», spiega un funzionario. Ma Washington si prepara già allo scontro: «Per essere preso in considerazione dagli Stati Uniti, un Paese deve aver dimostrato un forte impegno verso la democrazia, i diritti umani, la non-proliferazione e la lotta contro il terrorismo», spiega Nicole Deaner, portavoce della Missione Usa all'Onu: «L'Iran ha fallito in tutti questi campi».
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