L'intervista di Farian Sabahi a A.B.Yehoshua uscita sulla STAMPA l'altro ieri lunedì 22 settembre 2008, (la si legge su IC della stessa data), non va attribuita soltanto ad una mancanza di professionalità, anche se è grave che un giornalista riporti in maniera scorretta le parole dell'intervistato. Ce ne eravamo accorti subito ( e non solo noi di informazione corretta) che alcune affermazioni non corrispondevano al pensiero di Yehoshua. Quello che dà all'intera faccenda un peso diverso dalla semplice. e pur grave, scorrettezza professionale è l'abitudine della giornalista a presentare le vicende iraniane in modo assolutorio, tanto da far pensare a chi legge che il diavolo non è poi così brutto come lo si dipinge. In questo lavoro di abbellimento c'è cura, attenzione, anche abilità. Nei suoi articoli non c'è la difesa a spada tratta del regime dei Mullah, anzi, vi si possono trovare anche alcune critiche, l'appoggio aperto otterrebbe un effetto opposto. La nostra è anche usa a scrivere, sempre sulla STAMPA, articoli che riguardano argomenti ebraici, una buona carta da giocare in caso di bisogno. Per fortuna non sempre le frittelle riscono col buco, ogni tanto non siamo soltanto noi ad accorgercene, può capitare l'incidente che fa sobbalzare sulla sedia una firma illustre come quella dello scrittore israeliano, oltre a tutto collaboratore del medesimo quotidiano. E allora il gioco si fa chiaro, le frasi mai dette, qualche parola in meno e qualcuna di troppo, fanno saltare il coperchio della tecnica usata da Farian Sabahi quando scrive di Iran. Un gioco anche lecito, se fatto su giornali apertamente schierati dalla parte iraniana, in Italia ce ne sono parecchi, ma che stupisce alquanto su un quotidiano che, pur avendo quale collaboratore Igor Man, sulla dittatura dei Mullah non si è mai spinto così in avanti. Non è questa una difesa della STAMPA, anche il titolo dell'intervista falsava completamente le parole di Yehoshua. Il quale, dopo aver letto quanto la Sabahi aveva scritto, ha smentito " con grande rammarico" - alcune sue affermazioni. Lo pubblichiamo di seguito, invitando i lettori a rileggersi l'intervista di lunedì, e a scrivere alla STAMPA per il comportamento dell'autrice dell'intervista scorretta, Farian Sabahi.
A.B.Yehoshua- "Israele-Iran, chi spegne la miccia" pag.30,La Stampa:
Con mio grande rammarico, nel resoconto fatto da Farian Sabahi (La Stampa di lunedì) di una conversazione telefonica intercorsa fra di noi circa un mese fa, ci sono alcuni errori. Non ho mai detto che l’Iran non è un pericolo per Israele. Ho detto invece che l’Iran è un pericolo non solo per Israele, il che fa una bella differenza. In effetti, durante tutta la conversazione, ho ripetuto e insistito sul fatto che la produzione della bomba atomica da parte dell’Iran costituisce un problema per tutta la zona del Golfo e per il Medio Oriente, e che potrebbe diventare anche un problema nel contesto dei rapporti fra il mondo islamico estremista e il resto del mondo. Per questo sono contrario a che Israele, il mio Paese – nonostante sia quello più direttamente e principalmente minacciato – si assuma il compito di un intervento militare tanto complesso come la distruzione delle centrali nucleari iraniane, rischiando con ciò una grave, violenta reazione.
Se, dopo la conquista dell’Iraq da parte degli Stati Uniti, l’Iran ha davvero timore che la discutibile dottrina formulata da Bush in merito alla «ricostruzione dei popoli» possa metterlo di fronte al rischio di un’invasione americana mossa allo scopo di cambiare il suo regime, se questa fosse la ragione per cui l’Iran sta sviluppando il suo programma nucleare, in tal caso toccherebbe alla comunità internazionale dare all’Iran concrete garanzie che le cose non stanno così. A condizione, ovviamente, che l’Iran interrompa il suo programma di armamento nucleare. Non ho mai detto che gli Stati Uniti hanno già invaso altri Paesi del Medio Oriente, oltre all’Iraq.
In breve, quello dell’Iran è un problema internazionale, e non tocca a Israele risolverlo per conto del resto del mondo. Da questo punto di vista, le interviste rilasciate da Barack Obama offrono un’ottima disamina della questione: per un verso l’umiliazione concreta delle sanzioni internazionali imposte all’Iran, ma per l’altro anche la proposta di avvio di un dialogo altrettanto concreto fra Stati Uniti e Iran. Benché molti siano portati a un paragone automatico fra la Germania nazista e l’Iran khomeinista, io ancora penso che ci siano molte differenze. Perché l’Iran è consapevole che se attaccasse Israele, potrebbe confrontarsi con una reazione di ordine atomico. Perciò non si deve aver premura di accendere una miccia così temibile; si tratta invece di optare per sistemi più morbidi, più semplici, che possano risolvere o quanto meno mitigare il problema nucleare dell’Iran.
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