In Libano tutto bene, secondo Rosa Villecco Calipari capogruppo Pd alla Commissione difesa della Camera
Testata: Autore: Umberto De Giovannangeli Titolo: ««La destra sbaglia, in Libano stiamo lavorando bene»»
Rosa Villecco Calipari, capogruppo Pd alla Commissione difesa della Camera, sostiene che la missione Unifil 2 in Libano assolve perfettamente ai suoi compiti. E il riarmo di Hezbollah ? E il fatto che le salme dei due israeliani sequestrati sono state resitituite solo in cambio della liberazione di 5 terroristi ?
Ecco il testo dell'intervista di Umberto De Giovannangeli alla parlamentare:
«Mai come in questo momento la missione Unifil nel Sud Libano ha bisogno di un forte sostegno della comunità internazionale e dell’Italia in particolare. Perché non va mai dimenticato che nella missione Unifil sono impegnati 2700 nostri soldati, percepiti positivamente dalla popolazione locale oltre che dalle autorità libanesi». Lo dice Rosa Villecco Calipari, capogruppo Pd alla Commissione difesa della Camera, reduce da una missione parlamentare nel Sud Libano. Lei è reduce da una missione parlamentare in Sud Libano. Quale impressione ha ricavato? «La più forte è che ci troviamo di fronte ad una vera missione di pace. A testimoniarlo è anche il doppio ruolo ricoperto dal generale Graziano: comandante dell’intera missione militare Unifil e al tempo stesso responsabile di tutta la parte che compete, in quella nevralgica area del Libano, la cooperazione e la ricostruzione civile. Questa è la vera, positiva, atipicità di questa missione rispetto alle altre. La sua positività è anche nel fatto che la sovranità del territorio è pienamente nelle mani del governo libanese. Non c’è sottrazione di sovranità, ma c’è un sostegno importante alle forze armate libanesi, come peraltro previsto dalla stessa risoluzione 1701 delle Nazioni Unite». Lei ha fatto riferimento al sostegno sul campo operato dal contingente Unifil nel quale l’Italia ha il comando e la presenza quantitativa più rilevante. «È un sostegno che si manifesta in più direzioni. Tutte estremamente importanti e impegnative. I nostri soldati, sotto egida Onu, sono impegnati in compiti specifici che contemplano anche l’uso della forza ma esso è legato alla protezione dei civili e del personale delle organizzazioni non governative. E questo avviene nel rispetto della legislazione nazionale libanese e di quella internazionale». Ma c’è chi sostiene, dentro e fuori in Italia, in particolare Israele, che i nostri soldati e il comando del generale Graziano sarebbero troppo "compiacenti" nei confronti dei miliziani di Hezbollah. «Non mi sembra affatto che le cose stiano così. Nel corso della nostra missione, siamo stati nella cosiddetta "Linea blu" e siamo arrivati fino a tre chilometri dal confine con Israele. Ebbene, abbiamo notato l’equilibrio e la grande capacità operativa dei nostri militari, che, anche questo è bene ricordarlo, hanno subito attacchi diretti, l’ultimo quello del gennaio 2008 in cui rimasero feriti due dei nostri soldati. È evidente, e di questo siamo stati informati nei nostri incontri, che c’è una forte reattività da parte israeliana che si manifesta con sorvoli quotidiani dello spazio aereo libanese che hanno trovato picchi notevoli a partire dal marzo 2008. Resta il fatto che i nostri militari si sono sempre mossi nell’ambito del mandato definito dalla risoluzione 1701, mettendo in questo una capacità, professionale e umana, che ci fa solo onore». Può farci un esempio? «Mi ha molto colpito la testimonianze delle nostre 65 soldate impegnate nel contingente. Ragazze straordinarie che ci hanno raccontato di come siano riuscite a stabilire un rapporto positivo non solo con donne cristiane che vivono in alcuni villaggi del Sud Libano ma anche con tante donne musulmane. All’inizio erano un po’ diffidenti ma dopo hanno preteso che prima dei medici ad assisterle fossero le nostre soldate. E poi c’è un altro fronte su cui i nostri soldati sono impegnati con risultati notevoli: la bonifica del territorio dalle cluster bomb, lascito terribile della guerra dell’estate 2006. Ad oggi, i nostri soldati hanno bonificato 34,5 milioni di metri quadri di territorio, e se è diminuito considerevolmente il numero dei civili, in maggior parte bambini, feriti o uccisi dalle cluster bomb, ciò è dovuto in buona parte all’impegno dei militari italiani». Ma in Italia, nelle fila del centrodestra, c’è chi adombra una modifica, in senso "combattente" delle regole d’ingaggio se non addirittura di una diminuzione dell’impegno italiano in Unifil. «È una posizione sbagliata e irresponsabile. Attualmente la situazione è sotto il controllo di Unifil ma permangono tutta una serie di problematiche inquietanti relative ancora alla presenza di armi illegali e attività ostili nell’area di responsabilità Unifil, come all’attività dell’ala militare di Hezbollah che è "sotterranea" ma in grado di alzare rapidamente il suo livello di minaccia. Altro che disimpegno. Mai come in questo momento la comunità internazionale, e in essa l’Italia per il ruolo di stabilizzazione che sta svolgendo, devono sostenere la missione Unifil. Una vera missione di pace».
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