Sull'OPINIONE di oggi, 19/07/2008, un articolo di Michael Sfaradi.
Non si sono ancora spenti i festeggiamenti per il ritorno di Samir Kuntar, che Hariri, uno dei più importanti esponenti sunniti libanesi, e' partito per Bagdad con l’obbiettivo di illustrare al primo ministro iracheno Al Maliky, che anche se è sciita non è filo-iraniano, e a diversi Ayatollah della sua corrente politico-religiosa, la situazione che si è venuta a creare in Libano dopo il mezzo colpo di stato di Hezbollah nel Maggio scorso e i successi sia politici sia militari che gli Sciiti hanno ottenuto nei confronti di Israele. Successi, che sommati alla nuova situazione politica che prevede il diritto di veto di Hetzbollah su ogni decisione governativa, mette, di fatto, il governo del paese dei cedri nelle mani di Hassan Nasrallah e del grande burattinaio Ahmedinejad. Questa situazione sarà, presumibilmente, causa di nuove tensioni che potrebbero sfociare in una guerra più violenta di quella di due anni fa fra sciiti ed Israele. I sunniti, come è facile immaginare, da una parte hanno il terrore di ritrovarsi coinvolti nella triste situazione del vaso di coccio in mezzo a quelli di ferro, e dall’altra temono di perdere potere con un cambio di regole, come è già successo nei mesi scorsi, che alla lunga sconvolgeranno gli equilibri portando i sunniti in un’inaccettabile situazione di sudditanza. Che la tensione sia molto alta e che basta una scintilla per incendiare il medio – oriente lo si intuisce anche da altre notizie che possono a prima vista sembrare scollegate, ma che se guardate con attenzione mettono in mostra un filo che le unisce e un insieme che non lascia presagire nulla di buono. Alcuni esponenti del Mossad, il servizio segreto israeliano, parlando anonimamente con dei giornalisti del quotidiano Maariv, hanno volutamente fatto trapelare quale è il sentimento in seno agli agenti operativi e nei gruppi combattenti dell’esercito. La loro dichiarazione è stata breve, ma non lasciava dubbi: “ Peres non ha firmato la grazia per Kuntar, ma la sua condanna a morte; Samir Kuntar è un morto che cammina.” Ehud Barak, il ministro della difesa israeliano, ha intanto annullato il suo viaggio negli Stati Uniti; motivo ufficiale perché impegnato nello scambio dei prigionieri e per seguire gli sviluppi di questo delicato momento, mentre la verità, secondo i commentatori politici e militari, è che negli U.S.A. non c'e' nessuno disposto a starlo a sentire. Israele vorrebbe chiarimenti dall’amministrazione americana alla luce del cambio di strategia e alla mezza apertura diplomatica a Teheran, e vorrebbe illustrare al Pentagono delle nuove informazioni di intelligence, ma, almeno per il momento, sembra che a Washington abbiano altre priorità. Hetzbollah ha intanto installato lungo il confine fra Libano ed Israele numerose batterie di missili antiaerei di fabbricazione russa modificati in Iran e, lungo le coste in prossimità di Tiro e Sidone, numerose batterie di missili “terra - terra” per impedire alle navi da guerra israeliane di avvicinarsi. Tutto questo davanti agli occhi chiusi della franco-italiana Unifil e in barba al disarmo che era previsto dalla risoluzione ONU-1701.
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