I giornali del 16 non riportano la notizia della morte dei due soldati israeliani sequestrati da Hezbollah perché fino al giorno precedente lo scambio Hezbollah ha mantenuto la cortina di disinformazione sulla sorte di Regev e Goldawasser, tra l'altro facendo circolare la notizia che uno dei due era sicuramente morto, senza dire quale e senza accennare alla sorte dell'altro.
Tra le diverse cronache scegliamo di riportare quella di Giuliano Gallo, dal CORRIERE della SERA.
In particolare, segnaliamo il passaggio dal quale si evince che le autorità dello stato libanese, al completo (il premier Siniora, il presidente Suleiman lo speaker del Parlaento Nabih Berri ) accogliereanno i terroristi.
Non accoglieranno, come scrivono molti giornali, "combattenti", cioè soldati prigionieri, ma assassini. Nessuna differenza in questo da Hezbollah e il governo Siniora, uniti nel celebrare i massacratori di israeliani.
Ecco il testo:
GERUSALEMME — Vivi o morti, oggi Ehud Goldwasser ed Eldad Regev torneranno a casa. «Un dovere morale e spirituale », secondo il presidente Shimon Peres. Un dovere a cui il governo israeliano ha obbedito senza entusiasmo, come un atto dovuto. Con «grande malinconia », ha detto qualcuno dei partecipanti alla difficile riunione. Solo tre ministri hanno votato contro l'accordo di restituzione e anche i servizi segreti avevano espresso la loro contrarietà allo scambio. Quella che pesa più di tutto è la liberazione di Samir Kuntar, condannato a 5 ergastoli, detenuto da oltre 30 anni. In Israele è considerato un simbolo del male: nell'aprile del '79, quando aveva solo 17 anni, aveva partecipato ad uno sbarco dal mare di un commando dell'Flp di Abu Abbas. E aveva ucciso una bambina di 4 anni, Einat Haran-Kaiser, spaccandole la testa con il calcio del fucile. Il commando causò la morte di altre tre persone, oltre alla piccola Einat, e Kuntar fu condannato a più di 500 anni di prigione. Prima di concedergli la grazia, ieri in serata, Shimon Peres ha confessato: «Firmerò la sua liberazione con il cuore pesante ».
Ma troppe altre cose fanno male, in questo scambio impari con gli Hezbollah: il non sapere ancora se i due soldati scomparsi due anni fa siano vivi o morti, prima di tutto. Con malcelato sadismo i carcerieri libanesi infatti non hanno mai voluto dire in quali condizioni fossero i due soldati. Un quotidiano libanese ha rivelato ieri che uno dei due è ancora vivo, ma Hezbollah ha tagliato corto: noi non abbiamo mai detto nulla del loro destino. Un modo per tenere tutti col fiato sospeso fino all'ultimo. I genitori di Goldwasser, che abitano in un villaggio a pochi chilometri dal confine con il Libano, si dicono convinti che il loro Ehud sia ancora vivo. E aspettano.
Ma pesa agli israeliani anche l'essere costretti a sopportare in silenzio la glorificazione che gli uomini di Nasrallah faranno degli «eroi» tornati a casa. Un arco di trionfo giallo, il colore della milizia sciita, attende a Naqura i cinque libanesi emersi dalle prigioni israeliane. Abbandonate le casacche da detenuti, vestiranno le divise dei militanti, e verranno portati in elicottero a Beirut, per una festa che per Hezbollah vale come una seconda vittoria, dopo quella dell'estate del 2006. All'aeroporto dovrebbero esserci anche il presidente libanese Michel Suleiman, il premier Fuad Siniora e lo speaker del Parlamento Nabih Berri. Un modo per rafforzare il neonato governo di unità nazionale, ma anche rendere omaggio allo strapotere di Hezbollah. Il governo libanese ha annunciato che oggi sarà festa nazionale in onore dei prigionieri liberati. Probabilmente verranno poi ricevuti da Hassan Nasrallah, il leader, e festeggiati per tutta la notte nei quartieri sciiti di Beirut.
Lunedì sera, nel carcere dove i cinque erano rinchiusi, si sarebbe tenuto una sorta di party d'addio, alla presenza del più celebre leader di Fatah, Marwuan Barghouti. Circostanza che i responsabili della prigione smentiscono. Ma che l'avvocato di Samir Kuntar conferma. Assieme ai cinque liberati, torneranno in Libano anche le salme di 199 caduti. Molti sono palestinesi, e il Fronte per la Liberazione della Palestina ha chiesto ad Hezbollah che vengano lasciati oltreconfine, nella loro terra. Ma ormai è troppo tardi: la complicata macchina dello scambio (che avverrà fisicamente nella base Unifil di Naqura, alla presenza della Croce Rossa Internazionale) si è ormai messa in moto. E non si può più fermarla.
Smadar Haran Kaiser, spiega a Francesca Paci chi è Samir Kuntar, l'assassino che sterminò la sua famiglia, liberato in cambio della salme dei due soldati:
Negli ultimi giorni sono stata male, tutta la sofferenza di questi 29 anni è tornata viva». Smadar Haran segue da lontano, una volontaria distanza emotiva, le trattative del governo israeliano per la liberazione di Samir Kuntar, l’uomo che una notte di primavera del 1979 sterminò la sua famiglia. La memoria privata la invade ma non deforma il presente: «Sono cittadina di uno Stato democratico e nonostante il mio dolore accetto la decisione del consiglio dei ministri», dice al telefono. Oggi si chiama Kaiser, Smadar Haran Kaiser: si è risposata, lavora nel sociale, ha due bimbe, ma abita ancora a Nahariya, il villaggio sulla costa a pochi chilometri dal confine libanese dove risiedeva nell’altra vita, così lontana e così vicina.
«Il 22 aprile era shabbat, un giorno tranquillo. Con mio marito Danny e le nostre figlie Einat e Yael, di 4 e 2 anni, avevamo organizzato un picnic sulla spiaggia vicino a casa». A mezzanotte quattro uomini tra cui Samir Kuntar, un druso libanese di 16 anni membro del Fronte per la Liberazione della Palestina di Abu Abbas, sbarcano con un gommone decisi a vendicare il neotrattato di pace tra Egitto e Israele. Quando Danny e Smadar sentono lo scontro a fuoco con la polizia Kuntar e i suoi complici hanno già freddato due agenti e sono all’ingresso del loro appartamento: «Cercammo un rifugio. Io, con Yael in braccio, mi nascosi in camera da letto. Danny e Einat furono presi dai terroristi. Non dimenticherò mai la gioia e l’odio delle loro voci mentre ci cercavano. Sapevo che se Yael avesse gridato sarebbe stata la fine e le coprii la bocca con la mano». Secondo la ricostruzione di Smadar e dei vicini, Kuntar trascina i prigionieri sulla spiaggia, spara all’uomo e uccide la bambina «fraccassandole la testa su una roccia». Yael invece, muore soffocata dall’amore disperato della mamma. Dal carcere israeliano Hadarim dove ha scontato 28 anni di prigione, l’assassino ha sempre negato il duplice omicidio sostenendo che Einat fosse rimasta vittima del tiro incrociato con i poliziotti.
Samir Kuntar sarà rilasciato stamattina. Catturato con uno dei compagni, Kuntar era stato condannato a 4 ergastoli. Invano, nel 1995, un commando di Abu Abbas tentò di ottenere la sua liberazione dirottando la nave Achille Lauro e uccidendo l’americano Leon Klinghoffer. La madre Siham l’attende dal 19 aprile 1979: «Uscì dicendo che sarebbe tornato entro un paio di giorni», racconta all’Associated Press. Il tempo è fermo anche nella sua casa ad Abey, la cittadina di montagna a una decina di chilometri da Beirut oggi addobbata con le bandiere di Hezbollah e le foto di Kuntar «eroe del Libano». Lancette rotte, clessidre vuote, passato che non passa, come a Nahariya, dove Smadar Haran Kaiser segue la Storia da lontano, quasi spettatrice: «So che quest’uomo è praticamente sconosciuto per il mondo, ma io lo conosco bene. Samir Kuntar, l’assassino che un quarto di secolo fa ha sterminato la mia famiglia».
Sono sostanzialmente corrette le cronache di Rolla Scolari sul GIORNALE e di Rosalba Castelletti su REPUBBLICA
Scandalose, invece, quelle di Lorenzo Trombetta su La STAMPA e di Michele Giorgio sul MANIFESTO.
Trombetta scrive di Kuntar:
autore nell’aprile 1979 dell’operazione «Nasser» nella cittadina israeliana settentrionale di Nahariya, Kuntar è stato condannato da Israele a numerosi ergastoli perché riconosciuto colpevole di aver ucciso tre persone, di cui una bimba di quattro anni in modo efferato. Kuntar, che all’epoca aveva 16 anni e militava nelle file del Fronte per la liberazione della Palestina, ha sempre negato.
E' falso che Kuntar abbia sempre negato l'uccisione della bambina e di suo padre: confessò e poi ritrattò . Inoltre, Trombetta non ricorda che, ad avvalorare la sua prima confessione, vi è un testimone oculare.
Anche Michele Giorgio sul MANIFESTO, ovviamente, sminuisce i crimini di Kuntar. Ecco il suo articolo
Se ne è parlato per settimane e stamani alle 9, le 8 in Italia, avrà finalmente inizio lo scambio di prigionieri tra Israele e Hezbollah. Sotto la supervisione della Croce Rossa, il governo Olmert farà liberare cinque libanesi, tra cui il detenuto «storico» Samir Kuntar, in cambio dei militari Ehud Goldwasser e Eldad Regev, catturati il 12 luglio 2006 in un attacco dei guerriglieri sciiti. Israele inoltre consegnerà a Hezbollah i corpi di circa 200 combattenti sciiti e palestinesi (il Fronte popolare-comando generale si oppone perché, sottolinea, «sono sepolti nella loro terra, in Palestina») e libererà alcuni prigionieri politici palestinesi. Hezbollah nei giorni scorsi ha consegnato allo Stato ebraico un rapporto per fare luce sulla sorte del pilota israeliano Ron Arad, abbattuto in Libano negli anni Ottanta. Nel documento, che Israele considera «insufficiente», si sostiene che è morto durante la prigionia. Hezbollah oggi celebrerà una nuova vittoria su Israele, costretto ad accettare lo scambio di prigionieri dopo la fallimentare offensiva militare di due anni in Libano del sud, ma anche una vittoria politica da spendere sulla scena libanese, dove le forze filo-Usa insistono per il disarmo della sua milizia. I preparativi per il ritorno dei prigionieri sono andati avanti per settimane. Il più festeggiato sarà il druso Samir Kuntar, che nel 1979, all'età di 17 anni, partecipò a Nahariya ad un'azione in territorio israeliano in cui rimasero uccise quattro persone (tra cui una bambina di quattro anni). Un «arco di trionfo» giallo, sulla cui cima sventolano la bandiera di Hezbollah e quella del Libano, è stato allestito al valico di Naqura, al confine con Israele, dove avverrà lo scambio. Su di un palco con le foto di Imad Mughniyeh, il comandante militare di Hezbollah morto a febbraio in un attentato, il segretario generale del movimento sciita Hassan Nasrallah celebrerà la «seconda vittoria» su Israele, dopo la «vittoria divina» con cui è passato alla storia il conflitto del 2006. La strada costiera che collega Naqura con Sidone da giorni è una carrellata di foto, ritratti e bandiere. «Siamo persone che non abbandonano i propri detenuti in carcere», «Grazie alle armi della resistenza, libereremo i nostri prigionieri», dicono gli striscioni affissi lungo le strade del Libano del sud. Dopo il passaggio a Naqura, i detenuti libanesi andranno in elicottero all'aeroporto internazionale di Beirut, dove troveranno ad accoglierli il presidente Michel Suleiman, il premier Fuad Siniora e il presidente del parlamento Nabih Berri. Ma si festeggerà anche alla periferia meridionale di Beirut, tradizionale roccaforte di Hezbollah, dove riecheggeranno le parole di Nasrallah, trasmesse da un maxischermo. Ben diverso sarà il clima in Israele. Ieri il governo Olmert ha dato il suo riluttante assenso allo scambio di prigionieri, sapendo che con ogni probabilità i soldati Goldwasser e Regev sono morti. Ieri un quotidiano libanese, al Akhbar, ha scritto che almeno uno dei due non è più in vita. Nello Stato ebraico le polemiche sono infuriate per settimane e, ad un certo punto, si è aperto uno scontro tra i familiari dei soldati catturati, favorevoli allo scambio con Hezbollah, e quelli delle vittime dell'attacco compiuto da Samir Kuntar che avevano anche presentato un ricorso, respinto ieri dalla Corte Suprema.
"Combattenti", "miliziani": il linguaggio di 24 MINUTI, quotidiano economico distribuito a Roma e Milano dal SOLE 24 ORE non è dissimile da quello del MANIFESTO.
Inoltre, Regev e Goldwasser sarebbero stati rapiti in Libano, non, come in realtà è avvenuto, in Israele
Il governo israeliano ha dato il via libera definitivo allo scambio di prigionieri con gli Hezbollah libanesi. Israele scarcererà cinque miliziani in cambio del rientro di due soldati rapiti due anni fa in Libano e ritenuti ormai morti. La decisione è stata presa questa mattina a larga maggioranza. Lo scambio, maturato anche grazie alla mediazione delle Nazioni Unite, dovrebbe avvenire domani in mattinata al valico di Naqura sotto la supervisione della Croce Rossa internazionale. L’accordo prevede anche la restituzione dei corpi di decine di combattenti libanesi e palestinesi.
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