Abu Mazen a Roma batte cassa lo racconta senza peli sulla lingua Dimitri Buffa
Testata: L'Opinione Data: 12 luglio 2008 Pagina: 5 Autore: Dimitri Buffa Titolo: «ABU MAZEN A ROMA PER BATTERE CASSA»
Sull'OPINIONE di oggi, 12/07/2008, a pag.5, con il titolo "ABU MAZEN A ROMA PER BATTERE CASSA", Dimitri Buffa la racconta tutta senza peli sulla lingua. Agli amanti dello stile soft potrà non piacere, ma i fatti citati da Buffa sono tutti veri, ed è giornalismo onesto riportarli. Non nasconderli, come usa nel nostro paese. Ecco il suo articolo: Abu Mazen sta di nuovo a Roma. A battere cassa all¹Italia. Altri 20 milioni di euro dal fondo della cooperazione allo sviluppo, praticamente a fondo perduto, che si aggiungono ai 220 stanziati solo da questo capitolo di spesa negli ultimi dieci anni. Poi ci sono gli altri capitoli di spesa che portano a quasi un miliardo di euro i soldi versati dall¹Italia nelle casse voraci (e custodite da persone molto poco fidate) dell¹Anp nell¹ultimo decennio. Ieri Abu Mazen , benchè sia un negazionista dell¹Olocausto, non conti praticamente più nulla per il processo di pace con Israele e sia stato in passato tra gli organizzatori dell¹attentato di Monaco del 1972, è stato ricevuto in sequenza dalle più alte cariche dello stato. Prima una visita in Campidoglio da Alemanno per la solita foto opportunity federalista e per ravvivare la "politically correctness" della ex destra sociale, poi, di fila, si è fatto la tripla passerella istituzionale con Napolitano, Berlusconi e Frattini. Oggi probabilmente tocca al Papa e alla diplomazia vaticana. Rispetto ad altre occasioni del genere, questa volta la caratteristica che salta agli occhi è l¹ understatement, quasi nessuno fino a giovedì sera si era ricordato di questa visita di "quasi stato", e l¹assenza di retorica filo palestinese nelle piazze e nel Parlamento. Finita l¹epoca dell¹equivicinanza della Farnesina, anche se Frattini fa rimpiangere Fini per alcune sue dichiarazioni sull¹Iran e su Israele, finita anche l¹era della rappresentanza parlamentare di verdi, sinistra esterema e no global, quasi a nessuno in Italia importa un granchè del fatto che Abu Mazen si faccia una due giorni romana in cerca di soldi e di improbabili appoggi politici. Era proprio dell¹altro giorno la notizia che uno dei dirottatori dell¹Achille Lauro (evento accaduto il 7 ottobre 1985 e conclusosi con la morte dell¹ebreo americano paralitico Leon Klinghoffer e con la vergognosa liberazione di uno degli organizzatori del dirottamento a Sigonella, sfiorando lo scontro armato tra i carabinieri italiani e i marines americani) era stato liberato dopo avere scontato la pena in Italia e adesso si ritrovava nella condizione di clandestino da espellere, mentre in realtà aveva chiesto di potere restare qui da noi per motivi politici. Si ignora se tra Abbas e Frattini si sia affrontata anche questa grottesca situazione. Di certo ormai Abu Mazen non incanta più nessuno, né in patria, dove non è mai stato "profeta", né fuori. Dovrà accontentarsi dell¹ennesima e diseducativa elemosina di cooperazione e dovrà fare qualche sorriso ai fotografi pronunciando parole generiche di pace con gli israeliani. Una pace che lui non è più in grado non solo di mantenere ma neanche di promettere. A consuntivo di una carriera politica passata nell¹ombra del grande terrorista internazionale Yasser Arafat, Abu Mzen può ben dire di avere raccolto solo un pugno di mosche. Anzi un po¹ meno. Almeno Arafat riusciva a tenere a bada Hamas e a mantenere l¹unità dei territori palestinesi. Con il suo successore invece quel popolo che voleva uno stato si è frantumato in due pezzi, creando a Gaza un' ulteriore enclave di terrorismo islamico nel Medio Oriente. E se anche Israele è costretta a trattare con Hamas per il cessate il fuoco da Gaza sulle città di confine e per liberare Shalit, fra poco saranno in molti, in Cisgiordania e nel resto del mondo, a chiedersi a cosa diamine serva Abu Mazen e soprattutto a chi giovi continuare a finanziarlo a fondo perduto.
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