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La Stampa - Il Riformista Rassegna Stampa
04.06.2008 Guarda un po' chi c'è
il capo di Forza Nuova e deputato europeo Roberto Fiore incontra Ahmadinejad. Insieme ad Enel, Assolombarda, Snamprogetti, Finmeccanica e ministero per lo Sviluppo economico.

Testata:La Stampa - Il Riformista
Autore: Emanuele Novazio - Alessandro Calvi
Titolo: «Ahmadinejad “L’Onu governata da Paesi diabolici” - Ma gli imprenditori italiani si mettono in fila all'Hilton»

Da La STAMPA del 4 giugno 2008, la cronaca del discorso di Ahmadinejad al vertice della Fao.
Nell'articolo di Emanuele Novazio, troviamo una notizia interessante. La presenza di Roberto Fiore a un incontro di Ahmadinejad con un gruppo di imprenditori italiani.
Fiore è i leader del partito di estrema destra Forza Nuova, ed è un deputato europeo, subentrato ad Alessandra Mussolini (passata al Popolo delle Libertà e al Parlamento italiano) come primo dei non eletti.

Ecco l'ail testo:


 Sarà l’omaggio a Khomeini la risposta agli applausi di un folto gruppo di piccoli e medi imprenditori italiani (con loro anche il leader di Forza Nuova Roberto Fiore) che a sera lo festeggiano all’Hilton e ai quali confida di volere migliorare il già ottimo interscambio con l’Italia: minacciato tuttavia da «chi, come gli Usa, ha interesse a creare tensioni» con l’Iran, «il Paese più sicuro e amico per gli italiani».

Sull'incontro con gli imprenditori italiani le informazioni più dettagliate si trovano sul RIFORMISTA

Mediobanca ed Enel. Assolombarda e Snamprogetti. Ma anche il ministero per lo Sviluppo economico e Fata (Gruppo Finmeccanica). La Lista merita la lettera maiuscola e a scorrerla c'è da sgranare gli occhi: nero su bianco c'è un pezzo della elite del capitalismo nazionale, i campioni della impresa italiana accanto alla piccola e media impresa. Tutti invitati al convegno "Possibilità di sviluppo delle relazioni economiche tra Italia e Iran", organizzato dalla ambasciata iraniana e dalla Camera di commercio e industria Italo-iraniana e al quale è intervenuto il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad prima di ripartire per Teheran.
Dunque, mentre in piazza del Campidoglio cittadini, associazioni e politici di tutti gli schieramenti si preparavano a manifestare al grido di «Free Iran» - stampato a caratteri di scatola sulla copertina nera del Riformista - qualche chilometro più in là, sulla cima di Monte Mario, una fila ordinata di imprenditori e di professionisti si preparava ad entrare nei saloni dell'hotel Hilton per ascoltare il discorso del presidente iraniano. Che, una volta arrivato, ha spiegato che: «L'Iran punta a una grande svolta economica e ci sono grandi occasioni per gli investimenti esteri nel nostro Paese»; e che: «Noi vogliamo sviluppare a livello massimo possibile i rapporti politici, economici e sociali con l'Italia ma bisogna anche cercare di cancellare gli ostacoli regolamentari e burocratici che impediscono relazioni più forti». E, infine, che: «Nessuno può proibire a un paese di fare commercio».
Certo, non tutte le delegazioni contenute nella lunga lista degli inviti alla fine sono andate. E non tutte sono rappresentative dei massimi livelli aziendali. Però nella nutrita pattuglia che era attesa all'Hilton c'erano anche i grandi nomi. Non c'era l'Eni, ad esempio, ma c'era Snamprogetti. E non c'erano soltanto le grandissime aziende. Come detto, il grosso degli invitati era formato da piccoli e medi imprenditori. E da studi di professionisti; avvocati e commercialisti. E da rappresentanti di alcune categorie produttive. Tra tutti, TecnoEffe, Banca Ubae, Assocarni, Federlegno-Arredo, Gruppo Fata. E ancora: Pedrini spa, Sacmi, Landi Renzo, Afrimeds Bd, Selex Comunications, Pert srl, Morando srl, Prodit enginering spa, Industrial Packing srl, Aren srl, Studio Progettazioni Ai Associati, Mori spa, Safe srl, Keller elettromeccanica.
Si tratta di professionisti e imprenditori molto attenti all'Iran. Già, perché, chiacchierando nell'attesa dell'inizio del convegno, sono loro stessi a spiegare che ci sono aspettative per quel paese, perché la situazione politica non piace - certo - ma viene percepita per lo più come un ostacolo. Alle domande sulla opportunità di intrecciare relazioni economiche con un paese che è nella lista nera dell'occidente, seguono spesso risposte molto cortesi - cortesissime, addirittura - ma di circostanza e anche qualche sorriso che sembra chiedere: ma che domande sono? A taccuino chiuso, invece, più d'uno si lascia andare a qualche riflessione in più, spiegando che la situazione politica è quella che è ma che, alla fine, chi è qui all'Hilton è un imprenditore e che un imprenditore va dove c'è da fare affari, magari valutando i rischi e le opportunità che offre un paese. E che la politica è altro e va tenuta su un piano distinto. Come anche le opinioni personali da quelle dell'azienda, ci tiene a precisare qualcuno che forse avrebbe preferito essere altrove.
Al convegno c'è anche Raimondo Cagiano de Azevedo, prorettore con delega per le relazioni internazionali della Università di Roma La Sapienza. Racconta di essere stato in Iran con l'università e che lo scambio tra studenti e docenti è proficuo. E spiega che la situazione politica non facilita le cose ma che «le università hanno un buon grado di autonomia in tutti in paesi». Ciò detto, come cittadino spiega di non condividere la politica iraniana ma che come ricercatore incontra sempre volentieri studenti e colleghi.
È, quella del prorettore de La Sapienza, una posizione comprensibile per uno studioso. Ma nel gruppone che scende le scale che portano ai saloni dove di lì a poco si svolgeranno i lavori, Raimondo Cagiano de Azevedo è piuttosto isolato. Intorno a lui, le attese sono altre. Perché, come si dice, business is business.

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