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Rassegna Stampa
27.05.2008 Ahmadinejad a Roma: l'Italia faccia sentire la sua voce
un editoriale di Emanuele Ottolenghi, un appello del quotidiano arancione, le adesioni di Frattini e Fassino

Testata:
Autore: Emanuele Ottolenghi - la redazione- Franco Frattini - Piero Fassino
Titolo: «L'Italia faccia sentire la sua voce all'Iran - Ahmadinejad a Roma, appello del Riformista - Il mio sostegno alla vostra iniziativa - Un dovere morale per il Medio Oriente»

Dal RIFORMISTA del 27 maggio 2008, un articolo di Emanuele Ottolenghi:

Fonti diplomatiche della Farnesina e della Fao confermano che il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad sarà a Roma la settimana prossima per partecipare a una conferenza della Fao che si terrà dal 3 al 5 giugno. L'Italia non ha invitato Ahmadinejad ma per dovere d'ospitalità alla Fao che a Roma ha sede, non può certo evitare la visita. Quello che può però fare è evitare che la visita romana di Ahmadinejad venga strumentalizzata dal presidente iraniano per dar l'impressione - in Iran come all'estero - che le sue politiche e la sua retorica non gl'impediscono d'intrattenere normali rapporti con paesi occidentali.
L'Iran di Ahmadinejad è un paese che viola sistematicamente i diritti civili degli omosessuali, dei sindacalisti indipendenti, delle donne, delle minoranze religiose e degli oppositori politici. È un paese che viola il Trattato di Non Proliferazione di cui è firmatario, alla ricerca di un'arma atomica che potrebbe stravolgere i fragili equilibri della regione e mettere in pericolo la sicurezza dell'Europa. Ed è un paese che fomenta l'instabilità in tutto il medio oriente, sostenendo Hezbollah in Libano, Hamas a Gaza, la guerriglia sciita in Yemen, l'armata del Mahdi e Moqtada al-Sadr in Iraq e i Talebani in Afghanistan. Infine, Ahmadinejad ha abbracciato la causa del negazionismo dell'Olocausto, rincarandola con una retorica che incita al genocidio contro Israele, in chiara violazione della carta dell'Onu di cui l'Iran e Israele fanno parte, e in chiara violazione della convenzione internazionale contro il genocidio.
Tutti questi sono motivi buoni per considerare il presidente iraniano persona non grata e snobbarlo durante la sua visita. Inevitabili naturalmente gli obblighi minimi che derivano dalle norme internazionali. Ma ci auguriamo che, al di là dello stretto necessario, il nostro neoeletto governo si rifiuti di concedere udienza di alcun tipo al presidente iraniano e che non ci sia nessun incontro bilaterale di qualsiasi livello. Allo stesso modo, speriamo che l'opposizione - sia quella parlamentare che quella rimasta fuori - agisca in maniera altrettanto responsabile e non ceda alla tentazione di una sua politica estera alternativa. Parimenti, contiamo sul neoeletto sindaco di Roma a non aprire le porte della città a un incontro ufficiale con Ahmadinejad - che merita d'essere ignorato dalle autorità italiane non meno che da quelle romane.
Al sindaco di Roma in particolare vorremmo chiedere di considerare la seguente iniziativa. Di recente il leader studentesco Ali Nikou-Nesbati è stato condannato da una corte di Teheran a cinque mesi di prigione e dieci frustate per aver messo in pericolo la sicurezza nazionale, specificamente per aver criticato un recente discorso di Ahmadinejad all'università. Perché non ripagare l'Iran con la stessa moneta dunque, ribattezzando parte della strada dove si trova l'ambasciata iraniana con il nome di Nikou-Nesbati o di altri iraniani perseguitati dal regime? Certo, l'ambasciata iraniana a Roma si trova a via Nomentana 361 - e non ci si può aspettare che Alemanno cancelli dallo stradario la via Nomentana per fare un dispetto ad Ahmadinejad. Ma potrebbe avviare un provvedimento per ribattezzare solo il numero civico 361 - come fece il presidente americano Ronald Reagan negli anni ottanta, allorché cambiò un mezzo isolato della sedicesima strada di Washington in "Sakharov Plaza" proprio dove si trovava l'ambasciata dell'Urss. Pensate un po' - ogni qualvolta un funzionario iraniano deve scrivere alla propria ambasciata a Roma dovrà rammentarsi di un perseguitato politico del regime; ogni qualvolta l'ambasciatore iraniano riceve posta, gli sarà ricordato come il suo governo tratta gli oppositori politici.
La dedica, almeno provvisoria, del nuovo indirizzo potrebbe avvenire alla vigilia dell'arrivo di Ahmadinejad a Roma, con una breve ma significativa manifestazione. Sarebbe un'ulteriore occasione per mostrare all'opinione pubblica il vero volto del regime iraniano e dar motivo a chi guida quel paese di rendersi conto che la nostra opposizione all'Iran non ha a che vedere né con il suo popolo né con la sua storia, cultura e società. Sono le politiche iraniane che suscitano il nostro orrore a cagione della brutalità con cui l'Iran tratta i suoi cittadini e l'arroganza con cui minaccia i suoi vicini. E speriamo che la visita romana di Ahmadinejad diventi un'occasione per le autorità italiane e la società civile di registrare il loro disappunto nei confronti di quelle politiche e di chi le rappresenta.

Un appello del RIFORMISTA:

In occasione della prevista visita in Italia del presidente della Repubblica Islamica dell'Iran Mahmoud Ahmadinejad, atteso a Roma tra il 3 e il 5 di giugno per la Conferenza della Fao dedicata alla "Sicurezza Alimentare", i firmatari del presente appello promosso dal quotidiano il Riformista ribadiscono:
1) La contrarietà ad ogni forma di ingerenza negli affari interni degli stati del Vicino Oriente e di sostegno alle attività di gruppi armati che ostacolano l'attuazione di soluzioni pacifiche e consensuali in Libano e l'evolversi del processo di pace tra israeliani e palestinesi basato sul principio "due popoli, due stati".
2) La necessità di impedire ogni ipotesi di sviluppo del nucleare a fini bellici che possa innescare una corsa agli armamenti in Medio Oriente. A questo fine i firmatari sostengono il perseguimento di una linea risoluta e coerente, sostenendo tutte le decisioni che il Consiglio di Sicurezza e l'Unione europea assumeranno per ottenere piena trasparenza e di collaborazione con l'Agenzia internazionale per l'energia atomica.
3) Il ripudio di ogni affermazione o azione volta a negare la Shoah come fatto storico, a contestare il diritto all'esistenza dello Stato d'Israele o a chiederne la distruzione.
Su questi punti confermiamo il nostro impegno, fermo restando il rispetto per la sovranità della Repubblica Islamica dell'Iran, i sentimenti di amicizia per il popolo iraniano e l'auspicio che lo spazio di dialogo tra il governo iraniano e la comunità internazionale possa allargarsi e contribuire alla pacificazione della regione mediorientale.

Il commento di Franco Frattini:

Caro direttore, desidero manifestare la mia convinta condivisione politica, non consentendomi le mie funzioni istituzionali di aderire formalmente, dei contenuti dell'appello del Riformista riguardante la presenza in Italia nei prossimi giorni del presidente della repubblica islamica dell'Iran per partecipare alla conferenza della Fao sulla sicurezza alimentare. In particolare, esprimo il mio sostegno alla stigmatizzazione di ogni dichiarazione diretta a porre in discussione il diritto all'esistenza di Israele e di ogni affermazione volta a negare la realtà storica della Shoah.
L'Italia continuerà a perseguire, congiuntamente con i principali partner internazionali, una linea di fermezza e di trasparenza riguardo al programma nucleare iraniano, e al contempo ad appoggiare l'impegno negoziale posto in essere dall'Unione europea e dall'alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza Javier Solana

E Piero Fassino:

Caro direttore, apprezzo l'appello del Riformista . Chiunque si batta per dare al lungo conflitto israelo-palestinese una soluzione fondata sul principio "due popoli, due Stati", non può che essere esplicito e netto nel rifiutare qualsiasi forma di negazione della Shoah, dello Stato di Israele e del suo diritto ad esistere senza paura dei suoi vicini.
Così come ottenere dalle autorità iraniane la rinuncia al nucleare militare e la piena disponibilità a cooperare con l'Aiea è essenziale per una più sicura stabilità internazionale.
Proprio nel momento in cui viene dal Libano un messaggio di speranza, abbiamo tutti il dovere morale e politico di fare la nostra parte per dare al Medio Oriente una pace stabile

Per inviare una e-mail alla redazione del Riformista cliccare sul link sottostante


info@ilriformista.it

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