Informazione e credibilità Il caso di Lucia Annunziata e Sergio Romano
Testata: L'Opinione Data: 03 maggio 2008 Pagina: 3 Autore: Dimitri Buffa Titolo: «L¹ORDINE DEI GIORNALISTI NON HA NULLA DA DIRE ?»
Sull' OPINIONE di oggi,03/05/2008, con il titolo " L¹ORDINE DEI GIORNALISTI NON HA NULLA DA DIRE ? "una indagine di Dimitri Buffa sulle collaborazioni di Lucia Annunziata e Sergio Romano con l'ENI, nella quale l'autore pone alcune domande molto opportune. E sulle quali sarà bene riflettere quando leggeremo gli articoli dei due giornalisti. Eccolo: Lucia Annunziata è sicuramente una giornalista molto più brava e stimata di chi scrive. Ed è giusto che sia pagata molto ma molto di più. Tuttavia la notizia che la rivista dell¹Eni, ³Oil², un quadrimestrale che deve ancora uscire, le dia 150 mila euro l¹anno come membro del board direttoriale farebbe insorgere qualche sospetto deontologico in chiunque abbai un po¹ di cervello nel cranio. E dovrebbe farlo insorgere anche a chi compone l¹ordine dei giornalisti nazionale. Ai tempi di tangentopoli mandarono in galera l¹amministratore del ³Sabato² perché si assumeva che alcune imprese avessero esagerato nell¹elargire pubblicità di comodo con la quale il settimanale sopravviveva egregiamente. Questa pubblicità fu valutata come ³tangenti per Sbardella². Lo ³squalo² andò dentro e senza quella pubblicità il ³Sabato² morì poco dopo. Inoltre l¹Ordine nazionale ha sempre stigmatizzato i giornalisti che facciano la pubblicità palese alle aziende. Addirittura hanno rotto le palle a Feltri per avere posato da modello e testimonial per una marca di abiti benchè lo avesse fatto solo per beneficenza. Ora non c¹è da domandarsi se simili contratti editoriali come quello fatto da ³Oil² dell¹Eni alla Annunziata non nascondano in realtà una maniera abbastanza paracula di pagare un addetto alle relazioni esterne, anzi alla lobbying, sotto le mentite spoglie di un membro della direzione editoriale di un giornale? Quando un domani io dovessi leggere su ³La stampa² un articolo della Annunziata che parla bene degli investimenti dell¹Eni in Iran cosa dovrei pensare? Che è oro colato o che c¹è sotto l¹inganno? Ma c¹è di più: l¹Eni da sempre controlla e determina la politica estera italiana nel mondo. In senso filo arabo da Mattei in poi. E D¹Alema per l¹azienda era il ministro ideale, con tutto lo strascico di equivicinanze e di dialoghi sempre pronti quando cìera da trattare con stati canaglia come l¹Iran. Tanto è vero che la Melli Bank di Ali Seghdi, il primo istituto finanziario di Teheran coinvolto nella corsa all¹atomica, è stata messa dall¹Europa tra quelle cui congelare i beni solo dopo che l¹attuale maggioranza in carica in Italia si è resa conto che, avendo perso le elezioni, non aveva più niente da guadagnare da un atteggiamento morbido con Teheran. E ha quindi, tramite Prodi, dato il via libera all¹Europa dopo averne bloccato le sanzioni per quasi tre mesi. Nel board della rivista dell¹Eni oltre alla Annunziata, con analoghi compensi, figura anche l¹ambasciatore ³prezzemolo² Sergio Romano. Appassionato cultore delle critiche senza se e senza ma alla politica estera dell¹America di Bush e a quella israeliana in Medio Oriente. Ebbene il lettore deve fidarsi delle analisi di politica estera di un Romano o non deve piuttosto pensare che la cosa puzza un po¹ di petrolio Eni? La domanda la giro anche al collega di Radio radicale Claudio Landi, che ogni domenica, con replica alla mattina e al pomeriggio, si ostina a tenere un¹ intervista sui massimi sistemi della geopolitica americana proprio con Sergio Romano sull¹emittente pannelliana: non sarebbe ora di cambiare intervistato?
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