Ecco chi è Jeremiah Wright, il pastore di Barack Obama odia l'America e Israele
Testata: Corriere della Sera Data: 20 marzo 2008 Pagina: 15 Autore: Alessandra Farkas Titolo: «L'odissea di Jeremiah Wright il pastore teologo che odia i bianchi»
Dal CORRIERE della SERA del 20 marzo 2008:
NEW YORK — Il mese scorso migliaia di suoi fedelissimi seguaci hanno sfidato il vento gelido e una tempesta di neve per andare ad ascoltare il suo ultimo sermone. Dopo 36 anni in qualità di pastore della Trinity United Church of Christ di Chicago, il reverendo Jeremiah A. Wright Jr. aveva deciso di andare in pensione con un discorso dedicato al suo «pupillo» Barack Obama, l'uomo che, ispirato da lui, vuole spiccare il volo verso la Casa Bianca. Senza mai chiamarlo per nome, il 66enne reverendo ha ripercorso le tappe più salienti della sua odissea, chiedendosi, alla fine, «quanti figli di coppie miste riescono a sfondare in un mondo controllato dall'ideologia bianca e razzista?». «Ma chi usa la mente, può diventare presidente», concluse, «Yes we can», ripeté più volte, usando lo slogan di Obama per trascinare la folla in un'estasi incontrollata, scandita solo dalla musica gospel. Quel giorno Obama non era tra il pubblico della chiesa. Una sgangherata congregazione di 85 anime quando Wright ne assunse le redini nel '72, portandola agli attuali 8.500 membri. Con ben 80 parrocchie «satelliti» per contenere ciò che oggi è considerata la più grande ed influente «Black Church» del Paese. Wright aveva sperato in un addio da fotofinish, degno di una carriera stellare sulle orme di quella dei genitori, entrambi pastori battisti, come del resto sua moglie. Nel sito ufficiale della Trinity Church, il pastore si descrive come padre e nonno orgoglioso (con cinque figli e tre nipoti) enfatizzando la laurea alla Howard University, il dottorato in teologia al United Theological Seminary e il servizio mi-litare in marina. «I suoi libri di teologia sono stati pubblicati in tutto il mondo — si legge —. È uno dei religiosi più gettonati anche all'estero». Ma nelle biografie non ufficiali il suo nome è anatema da quando, con la candidatura di Obama, i media sono andati a scavare sul suo passato. Scoprendo, ad esempio, che nel 1984 Wright si recò a Tripoli in visita al colonnello Gheddafi col reverendo Jesse Jackson e il controverso leader antisemita della Nation of Islama, Louis Farrakhan. «Quando i nemici di Obama lo scopriranno — ha commentato acido Wright — l'appoggio degli ebrei si prosciugherà più velocemente di una palla di neve all'inferno». Nel consegnare a Farrakhan l'ambito premio della sua fondazione, nel 2007, Wright definì l'amico e mentore «un gigante del nostro secolo ». Su YouTube i suoi sermoni più incendiari vanno a ruba. Come quello pronunciato all'indomani dell'11 di settembre: «L'America ha ciò che si merita, dopo Hiroshima, Nagasaki e dopo aver sponsorizzato il terrorismo di Stato contro i palestinesi e i neri sudafricani ». Nel 2003, quando Obama non era ancora un candidato, aveva farneticato contro il governo Usa che «ha inventato il virus dell'Hiv come strumento di genocidio contro la gente di colore. Che dà la droga agli afroamericani, gli costruisce prigioni sempre più grandi e vara leggi solo contro di loro», invitando i fedeli a maledire l'America, «perché non ci possono chiedere di cantare "God Bless America" ». Una domenica sì e una no se la prende con Hillary: «A lei non è mai capitato di non essere raccolta da un taxi o di venire arrestata solo a causa del colore della pelle». O col marito Bill: «Non è un amico dei neri. Ci ha fottuto come ha fatto con Monica». Il suo chiodo fisso è Israele, «una parola sporca — dice —, un Paese razzista, responsabile dell'11 di settembre per influenzare il conflitto israelo-palestinese ». Nonostante la valanga di polemiche Wright continua ad essere un eroe per gente come Oprah Winfrey, che l'ha invitato più volte al suo show, e Wynton Marsalis, che l'ha addirittura voluto come narratore in uno dei suoi album («The Majesty of the Blues»). Ma per migliaia di cristiani è il nemico numero uno da quando, in una famosa intervista alla Fox, accusò «la chiesa bianca cristiana di aver preso parte al commercio degli schiavi» e di «avere le mani macchiate di sangue».
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