Gheddafi perde il pelo ma non il vizio L'Onu prigioniera degli stati canaglia
Testata:Corriere della Sera-L'Opinione Autore: Guido Olimpio-Dimitri Buffa Titolo: «All'Onu il veto della Libia»
Gheddafi perde il pelo ma non il vizio. L'Onu prigioniero di una banda di stati terroristi, Libia compresa. Ecco la cronaca dal CORRIERE dellaSERA di oggi, 08/03/2008, a pag.6, con il servizio di Guido Olimpio da Washington, da titolo:
All'Onu il veto della Libia
segue, dall' OPINIONE, il servizio di Dimitri Buffa
Tripoli blocca la condanna della strage
Critiche dal rappresentante Usa. L'israeliano Gillerman: «Il Consiglio di sicurezza è infiltrato da terroristi» WASHINGTON — Prima hanno preso per buone le promesse della Libia sulla rinuncia alle armi di distruzione di massa. Poi hanno stabilito che aveva rotto qualsiasi rapporto con il terrorismo. Per questo gli americani e gli alleati occidentali, con un occhio ai contratti, non si sono opposti all'ingresso della Libia nel Consiglio di sicurezza dell'Onu. Ma ora sono stati spiazzati. L'ambasciatore libico al Palazzo di Vetro, Ibrahim Al Dabbashi, ha infatti impedito un documento di condanna della strage di Gerusalemme. Insieme alla Libia hanno votato altri membri del Consiglio vanificando l'iniziativa americana. Per giustificare il proprio no, i libici hanno spiegato che volevano che la condanna contenesse anche un riferimento alle vittime dell'incursione israeliana a Gaza. Lo scontro sul voto è stato seguito da una polemica aspra. Il rappresentante americano Zalmay Khalilzad, ha accusato la Libia: «Coloro che hanno bloccato la dichiarazione ne portano la responsabilità. Lamentiamo il fatto che il Consiglio non possa dare un contributo positivo per la regione». Il suo collega israeliano, Dan Gillerman, è stato ancora più severo: «Questo succede quando il Consiglio di sicurezza è infiltrato dai terroristi. Si tratta di un Paese (la Libia, ndr) che ha prodotto Lockerbie ». Un riferimento all'attentato al jumbo Pan Am (200 le vittime). L'inchiesta ha provato la responsabilità degli 007 libici, anche se recenti rivelazioni sembrano contraddire — in parte — questa versione. Al Dabbashi ha risposto senza arretrare: «Non abbiamo bisogno di un certificato di buona condotta da un Paese terroristico». Già martedì era nata una mini- polemica quando in apertura del Consiglio per i diritti umani dell'Onu, a Ginevra, il ministro degli Esteri iraniano Manouchehr Mottaki aveva chiesto un minuto di silenzio per i «martiri» di Gaza. La risposta era stato un raccoglimento durato circa 30 secondi e senza che tutti i presenti si alzassero in piedi. Il mancato voto della Libia ha forse colto di sorpresa solo gli americani ed ha comunque confermato che il colonnello sarà imprevedibile ma non fino a spingersi a voltare le spalle agli arabi. Il presidente libico vuole mantenere la libertà di manovra. Difficile pensare di poterlo «comprare» su questi temi. O comunque non in queste circostanze. Gheddafi fa il suo gioco. E dunque è pronto a collaborare con la Cia nella caccia ai terroristi qaedisti, ma in altri quadranti tiene ai suoi interessi. E ciò fornisce munizioni a quanti negli Stati Uniti hanno continuato a nutrire dubbi sulla reale conversione del colonnello. Con una coda misteriosa nelle scorse settimane. Il capo di un clan sunnita iracheno ha accusato uno dei figli di Gheddafi, Seif Al Islam, di aver finanziato una «Brigata libica» responsabile di un grave attentato a Mosul alla fine di gennaio: quasi 30 le vittime. Guido Olimpio GUARDA il video dei funerali su www.corriere.it
Dall'OPINIONE pubblichiamo il servizio di Dimitri Buffa, da titolo " LA LIBIA RIESCE A EVITARE LA CONDANNA ALL¹ONU DEI TERRORISTI MENTRE LA STAMPA ARABA IGNORA L¹ATTENTATO DI GERUSALEMME
Il Consiglio di sicurezza dell¹Onu giovedì sera è riuscito nell¹impresa di non trovare un accordo su un testo di condanna dell¹attentato terroristico palestinese contro la scuola ebraica Yeshiva di Gerusalemme. A bloccare la risoluzione di condanna la Libia, membro a rotazione dell¹organismo internazionale dopo lo sdoganamento di Gheddafi voluto dagli Usa come premio per i risarcimenti ottenuti dalle vittime dell¹attentato terroristico di Lockerbie e per le prese di distanza del rais libico dal terrorismo islamico dopo l¹11 settembre. L'ambasciatore americano all'Onu, Zalmay Khalilzad, ha indicato senza mezzi termini proprio nella Libia il paese che ha di fatto bloccato l'approvazione di una dichiarazione di condanna. E la stessa accusa è stata mossa alla Libia da Israele. A sua volta un delegato libico che ha voluto mantenere l¹anonimato ha riferito ai giornalisti che ³quattro o cinque membri del Consiglio avevano chiesto di menzionare nella dichiarazione al vaglio dell'esecutivo Onu anche gli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza.² Il presidente di turno Vitaly Churkin, ambasciatore russo all'Onu, ha reso noto che al termine di due ore di riunione a porte chiuse non è stato possibile raggiungere il consenso su un testo condiviso. ³Noi, delegazione russa, lamentiamo il fatto che il consiglio non sia stato in grado di condannare l'episodio che - ha detto Churkin - è stato un chiaro attacco terroristico². Ma questa dichiarazione sembra solo essere la classica pezza peggiore del buco. Dopo la fine della riunione, l'ambasciatore israeliano all'Onu, Dan Gillerman, ha esplicitamente condannato l'opposizione della Libia all'approvazione della dichiarazione, dicendo ai giornalisti che il ³Consiglio di Sicurezza è infiltrato da terroristi². ³Si tratta di un paese che ha prodotto Lockerbie², ha poi spiegato Gillermann, riferendosi all'abbattimento nel 1989 del volo PanAm 103 sui cieli della Scozia, che fece oltre 200 morti. Gillerman ha quindi deplorato il fatto che la Libia sia nel Consiglio e l'ha definita ³un paese che è stato terrorista per molti anni². Di fatto anche la Libia però definisce Israele ³uno stato terrorista² e giovedì sera è riuscita a portare dalla propria parte alcuni altri stati che fanno parte del consiglio di sicurezza del Palazzo di Vetro a rotazione, cioè il Vietnam, l¹Indonesia, il Burkina Faso e anche la Cina. Con il bel risultato che non si è trovato un accordo per condannare un fatto così grave come l¹aggressione armata alla scuola ebraica. Intanto da Gerusalemme sono emerse notizie sulla personalità dell¹attentatore, Ala Abu Dahim, che faceva l¹autista per la scuola bus della Yeshiva. Qualche mese prima era finito dentro con l¹accusa di avere avuto rapporti con le milizie libanesi di Hezbollah. In seguito era stato rilasciato per mancanza di prove certe. Prove che purtroppo sono arrivate solo giovedì pomeriggio verso le 17, ora dell¹attacco a colpi di kalashnikov alla scuola rabbinica di Gerusalemme Ovest. Il giorno dopo l¹agguato, dopo la vergogna delle immagini di esultanza calcistica giunte da Gaza in diretta via satellite a tutto il mondo occidentale, la stampa araba ha in genere dedicato pochissime righe nei propri giornali alla vicenda. Preferendo invece concentarsi su un rapporto di alcune ong inglesi che hanno denunciato all¹opinione pubblica come Gaza stia soffrendo la sua crisi più grave dal 1967 a causa dei check point israeliani. Fanno eccezione soprattutto alcuni giornali libanesi e siriani alcuni dei quali hanno avuto accenti apertamente giustificazionisti all¹accaduto. Uno per tutti ³L¹Orient le soir², quotidiano libanese in lingua francese stampato a Beirut, che ha letteralmente titolato così: ³Risposta palestinese ai crimini d¹Israele: otto studenti di un istituto religioso ebraico uccisi a Gerusalemme².
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