Parole chiare agli odiatori di Israele che manipolano tutto, anche la Shoah, per attaccare lo stato ebraico
Testata: Informazione Corretta Data: 02 marzo 2008 Pagina: 1 Autore: Giorgio Israel Titolo: «Parole chiare agli odiatori di Israele,che manipolano tutto, anche la Shoah, per attaccare lo stato ebraico»
Mi si perdoni l’autocitazione, ma lo vado ripetendo da qualche anno che le manifestazioni per la memoria della Shoah stanno diventando la celebrazione degli ebrei morti per poter meglio accusare gli ebrei vivi. Anzi – diciamola tutta – per poter usare la memoria degli ebrei morti come una mazza contro gli ebrei vivi e contro Israele. Ormai la Shoah è divenuta uno slogan da quattro soldi per dare addosso a Israele. Non ha detto ieri Abu Mazen che l’attacco di Israele a Gaza è «peggio di un Olocausto»?... Che poi si trovino degli ebrei vivi che fanno la stessa operazione non stupisce affatto. Non esistono forse in Italia persone che dicono di vivere in un paese in cui non c’è libertà, governato da criminali che usano la polizia per massacrare i proletari e che mandano i giovani a combattere “sporche guerre” in Iraq e in Afghanistan? Dovremmo dedurne che l’Italia è un paese che fa politiche criminali? Sarebbe serio dare un’immagine dell’Italia all’estero proponendo opinioni del genere come le uniche sensate e rappresentative e le altre come espressione di gruppi fanatici, guerrafondai e reazionari? È esattamente quel che fanno i “critici” di Israele quando – per avallare l’accusa a Israele di essere il principale responsabile di quanto accade attorno a Gaza e per giustificare personaggi come Luisa Morgantini – non trovano di meglio che citare uno Zvi Schuldiner il quale, sul Manifesto, si lamenta dei tentativi di screditare le posizioni di Peace Now e le sue, che egli stesso – figuriamoci un po’! – definisce come “più radicali”… Infatti, sostiene che le politiche di Israele sono "più criminali e sbagliate” di quelle di Hamas. Questi sono gli unici interlocutori ebrei con cui dialogano i “critici” di Israele, alla Manifesto e alla Morgantini. E allora perché stupirsi che la presenza (anzi la presidenza) di una persona come la Morgantini ad una cerimonia in ricordo delle vittime del nazifascismo tolga la voglia agli ebrei vivi di parteciparvi, come è accaduto a Bologna? In fin dei conti, è un diritto, oppure no, scegliere se partecipare, oppure no, a una manifestazione? Non ha nulla a che fare con un boicottaggio, oppure neppure queste distinzioni sono più chiare? A giudicare dalle reazioni che sono venute da sinistra sembra che non si sia più liberi neppure di parlare. Il segretario provinciale di Rifondazione Comunista, Tiziano Loreti, non ha remore a far capire che il fronte dell’antifascismo oggi è la condanna di Israele, e lo dice con un linguaggio che si qualifica da solo: «L’attacco ebraico è assolutamente fuori luogo. I massacri ai danni della popolazione palestinese sono sotto gli occhi di tutti». Non ci sono invece occhi per vedere i lanci di missili di Hamas su Israele. Lascia esterrefatti l’attacco di un personaggio “moderato” come Mauro Zani, già esponente dei Ds, che accusa gli esponenti dell’ebraismo bolognese di aver compiuto un’“enormità”, un “insulto” non soltanto nei confronti della sacra Morgantini, ma di tutto il Parlamento europeo. Accusa riecheggiata da Paolo Nanni (Italia dei Valori): «non partecipare alla cerimonia significa non rispettare l’Istituzione del Parlamento europeo». Insomma, siamo a un passo dalla messa sotto accusa per offesa alle istituzioni e alto tradimento. Non dico che cosa ricordi un linguaggio simile, proprio nel contesto delle commemorazioni in oggetto. Ma chi ha superato ogni limite è stato il vicepresidente dell’Anpi, Armando Sarti, che ha detto che «la memoria è un dovere prima che un diritto». Insomma, è un obbligo andare alle manifestazioni per la memoria, qualsiasi cosa si dica in esse, anche se si dice che alcuni invitati stanno compiendo oggi gli stessi crimini di cui furono vittime un tempo i loro genitori, o ne sono complici. Non si ha neppure più il diritto di non ascoltare quel che appare insopportabile. Ci manca soltanto che venga spedita la cartolina- precetto, visto che la memoria è un dovere. Non soltanto è sommamente inquietante che questa levata di scudi si accompagni ad affermazioni ostili nei confronti di Israele e alla difesa sperticata di un personaggio come la Morgantini, presentata come un’icona della pace e della democrazia. È ancor più inquietante il panorama di queste dichiarazioni quasi unanimi a sinistra, che la dice lunga sui sentimenti democratici di persone e partiti che si esprimono con un linguaggio che avrebbe come ambiente adeguato l’Unione Sovietica di un tempo.