Basta antisemitismo all'Università la protesta di Ugo Volli e Daniela Santus, la visita a Torino dell'ambasciatore d'Israele
Testata: La Stampa Data: 22 febbraio 2008 Pagina: 0 Autore: Giovanna Favro Titolo: «Volli sfila all’Università “Basta antisemitismo”»
Da La STAMPA del 22 febbraio 2008:
Palazzo Nuovo, le 9 di ieri. Daniela Santus e Ugo Volli entrano nell’atrio a passo deciso, portando i volantini pro Israele, pro-Fiera del Libro e contro il boicottaggio. Dentro ci sono i ragazzi del Cua, il Collettivo universitario autonomo, con le bandiere palestinesi e i volantini contro Israele e la Fiera. I cattedratici sono vestiti da cattedratici. Volli è in giacca e cravatta, la Santus ha calzoni e scarpe coi tacchi, e la stella di Davide al collo. Gli autonomi sono vestiti da autonomi: kefia, sciarponi, giubbottoni. La situazione pare a un centimetro dall’incidente. E invece no. Sarà che c’è molta polizia, compreso il capo della Digos Giuseppe Petronzi, o sarà che tutti ci mettono buon senso, ma lo scontro non c’è. Per un’ora i professori volantinano in pace, proprio di fronte agli autonomi che restano a braccia conserte al loro banchetto. E la tensione cala: alle 10 Gianni Vattimo scherza, indossando la bandiera palestinese: «Ora mi abbatteranno la casa, come fanno a Gaza con gli oppositori?». Volli spiega le ragioni del volantinaggio: «In un clima sempre più inquietante, questi giovani diffondono idee radicali e falsità venate di antisemitismo; siamo qui almeno a garantire il contraddittorio. Conquistiamo per la prima volta in questo luogo uno spazio di agibilità politica anche ad Israele». Gli autonomi gli porgono una lettera aperta: «Dice il falso, non siamo antisemiti. Ma si metta il cuore in pace: continueremo a diffondere le nostre idee, e a protestare in solidarietà con i palestinesi». E Volli: «Si rassegnino anche loro. Ogni tanto ci saremo anche noi». Poi c’è l’incontro fra Vattimo e la Santus: «Costa temete? Chi vi perseguita? - dice il filosofo -. Dal Capo dello Stato ai giornali, sono tutti con voi. Peccate di eccesso di legittima difesa: voglio per Israele uno Stato democratico e non razzista». Poi, quelli del Cua vanno dal rettore Ezio Pelizzetti. Hanno più richieste. Lui li riceve, ma dice un sacco di no. L’incontro è molto acceso. Gli chiedono di interrompere i rapporti con istituzioni e Stato di Israele e di impedire in futuro l’accesso alla polizia. Pelizzetti: «Sta a me garantire la sicurezza». Quanto a Israele, «la mia linea è il dialogo. L’ho dimostrato invitando il rettore israeliano e palestinese e avviando collaborazioni con entrambi». Agli studenti che definivano «provocatori» i due docenti, replica che «tutti hanno il diritto di esprimere le proprie opinioni. Anche voi distribuite i vostri volantini». Poi ha ribadito che ci sarà uno stand dell’Università alla Fiera, «anche se avrei preferito una più netta impostazione di dialogo fra le parti». Il Senato accademico discuterà invece la richiesta del Cua di offrire solidarietà al regista Mohammed Bakri.
Un trafiletto sulla visita a Torino dell'ambasciatore israeliano in Italia Gideon Meir:
È bello vedere che questo è un Paese normale, che non ha riflessi pavloviani per cui se si invita Israele bisogna invitare anche i Palestinesi»: l’ambasciatore d’Israele Gideon Meir, dopo aver incontrato in mattinata il sindaco Chiamparino, ha inaugurato ieri sera la nuova sede dell’associazione Italia-Israele davanti a un centinaio di persone, tra cui il presidente e il direttore della Fiera, Rolando Picchioni ed Ernesto Ferrero, i docenti Ugo Volli e Daniela Santus. Picchioni ha ribadito la convinzione «di aver fatto la scelta giusta invitando Israele Paese ospite della Fiera e portandola avanti».
Per inviare una e-mail alla redazione de La Stampa cliccare sul link sottostante lettere@lastampa.it