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La Repubblica Rassegna Stampa
19.02.2008 Gli studenti in piazza nel 68 ? In Germania furono una riedizione dei giovani che negli anni Trenta sfilavano per Hitler
è la tesi dello storico (ed ex sessantottino) Goetz Aly, mentre per Peter Schneider la contestazione giovanile fallì aderendo ai miti totalitari, ma cambiò in meglio la società tedesca

Testata: La Repubblica
Data: 19 febbraio 2008
Pagina: 49
Autore: Andrea Tarquini
Titolo: «"Il ´68 macabra riedizione dell´anima nazista"»

Da La REPUBBLICA del 19 febbraio 2008:

Già la chiamano "la nuova querelle degli storici": il richiamo è allo scontro sulle origini del nazismo, che decenni fa oppose il conservatore Ernst Nolte agli storici liberal. Oggi però, per la prima volta qui l´oggetto dello scontro è il Sessantotto: per Peter Schneider (di cui Repubblica ha anticipato ieri passi del suo nuovo libro in merito, Rebellion und Wahn, editore Kiepenheuer und Witsch) il Sessantotto fu una rivolta giovanile fallita perché soggiacque ai miti totalitari del comunismo, ma che comunque svecchiò la società tedesca. Per Goetz Aly, ex sessantottino anche lui, gli studenti in piazza di quarant´anni fa furono nel caso tedesco una macabra riedizione dei giovani che negli anni Trenta sfilavano per Hitler.
1968: ein irritierter Blick zurueck (1968: un irritato sguardo indietro), s´intitola il libro appena uscito di Goetz Aly per i tipi di Fischer Verlag, Francoforte. Lo storico, in gioventù, fu estremista di sinistra. Militò nelle Rote Zellen e poi persino nella Rote Hilfe, quel Soccorso rosso accusato di vicinanze con il terrorismo dei successivi anni di piombo.
La tesi di Goetz Aly è dura, tanto che la descrive come «unser Kampf», la nostra lotta. Pesante allusione al Mein Kampf di Adolf Hitler. La rabbia assertiva giovanile, con antisemitismo e antioccidentalismo latente o meno, secondo lui in Germania ebbe caratteri specifici tedeschi. Diversi dal Sessantotto negli Usa, in Francia, a Varsavia o nella Praga di Dubcek. Anche i giovani nazisti, egli sostiene, amavano le Wohngemeinschaften, le comuni abitative, ed esaltavano il sesso. Anche Goebbels, prima di Rudi Dutschke, chiese la formazione di una nuova coscienza rivoluzionaria. Anche i giovani nazisti nel ‘33 dividevano il mondo tra loro, veri uomini, e i nemici, borghesi di vario colore.
Per fortuna, dice Aly, il Sessantotto uscì sconfitto. Ma ha lasciato strascichi negativi. Slogan quali «High sein, frei sein, Terror muss da sein» (essere esaltati, essere liberi, occorre il Terrore). O l´omertà tra molti ex compagni, per cui ancora oggi alcuni delitti terroristi sono casi irrisolti.
Critica, e duramente, verso la degenerazione ideologica totalitaria del Sessantotto è la posizione di Schneider, esposta ieri su Repubblica. Cedendo ai dogmi stalinisti in chiave sentimentale la rivolta perse la sua innocenza. Eppure, egli ammonisce, dallo scontro tra una democrazia importata da Usa e Uk e contaminata dalla presenza di ex nazisti nell´establishment, e quella rivolta giovanile, è nata la società civile più aperta e vivace della Storia tedesca. Il dibattito è aperto, quarant´anni dopo.

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