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La Repubblica Rassegna Stampa
07.02.2008 L´Assemblea rabbinica d´Italia protesta per la preghiera che chiede la conversione degli ebrei
una cronaca

Testata: La Repubblica
Data: 07 febbraio 2008
Pagina: 15
Autore: Marco Politi
Titolo: «L´ira dei rabbini contro il Vaticano "Stop al dialogo con i cattolici"»
Da La REPUBBLICA del 7 febbraio 2008:

CITTÀ DEL VATICANO - Gelo tra l´Ebraismo italiano e Benedetto XVI. L´Assemblea rabbinica d´Italia condanna duramente la nuova, brutta versione della preghiera sugli ebrei della Messa tridentina e annuncia la sospensione del dialogo con la Chiesa cattolica. E anche da Gerusalemme e dall´Anti-Defamation Ligue vengono segnali di delusione. È l´ennesimo scivolone di un pontificato, che sembra incappare sistematicamente in una sottovalutazione dei messaggi prodotti. Proprio Joseph Ratzinger, che appena eletto scrisse la prima lettera del suo regno alla comunità ebraica, sperimenta nuovamente che la non chiarezza e il tentato recupero del conservatorismo ecclesiastico non paga.
C´era da aspettarsi che l´ebraismo protestasse. Perché eliminare il vecchio passo della messa tridentina sul «popolo accecato (che sia) strappato dalle tenebre» per sostituirlo con il maquillage che Iddio «illumini i loro cuori e riconoscano Gesù Cristo come Salvatore»? «Una marcia indietro di 43 anni» l´ha definita il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. Eppure papa Ratzinger aveva un modello sotto gli occhi. La formula della messa di Paolo VI relativa agli ebrei: «Il Signore Dio, che li scelse primi tra tutti gli uomini, li aiuti a progredire sempre nell´amore del suo nome e nella fedeltà alla sua alleanza». Ma Benedetto XVI ha voluto seguire la strada dell´aggiustamento del vecchio. E per reazione l´assemblea dei rabbini italiani chiede una «pausa di riflessione» nei rapporti e parla di una «sconfitta dei presupposti stessi del dialogo». Una nota firmata dal presidente Giuseppe Laras premette che il pontefice è libero di pronunciarsi «come meglio ritiene», però la formula adottata risulta in «netta e pericolosa contraddizione con almeno quarant´anni di dialogo ebraico-cattolico», dando l´impressione che non vi sia alcun punto fermo. L´assemblea giudica grave che i fedeli vengano invitati a pregare perché gli ebrei «finalmente riconoscano Gesù Cristo». Da qui lo stop al dialogo con la Chiesa cattolica (e non, si rimarca, con le altre Chiese cristiane) per capire quale linea il Vaticano intenda seguire.
Ad aumentare la confusione è la protesta parallela dei cattolici tradizionalisti di Una Vox, che pongono a Benedetto XVI la domanda: perché si dichiara che il «messale romano antico non è mai stato abrogato e poi si ritiene indispensabile alterarlo cambiando una preghiera usata per secoli nella liturgia e i cui termini risalgono all´antichità cristiana e ai Padri della Chiesa?». In questo clima di sbandamento papa Ratzinger si è messo ad agitare il vessillo di Pio IX. All´udienza generale di ieri Benedetto XVI - rivolgendosi ai fedeli della città natale di papa Mastai - ne ha lodato la testimonianza di «indomito e coraggioso» servizio alla Chiesa e lo ha additato come «luminoso insegnamento per tutti». Pio IX, ha affermato Ratzinger, fu un grande ed eroico pontefice che in un periodo tempestoso «cercò di riaffermare con forza le verità della fede cristiana di fronte a una società esposta ad una progressiva secolarizzazione».
Gli storici, anche parecchi di parte cattolica, non dimenticano che Pio IX è stato il pontefice che riaprì il ghetto degli ebrei nell´Urbe (abolito dalla Repubblica romana di Mazzini e Garibaldi nel 1848-1849) e sul piano strettamente ecclesiale è stato l´autore del Sillabo - il documento che fra l´altro condannò la libertà di coscienza e la libertà di scelta della religione - nonché il pontefice che con metodi totalitari portò il concilio Vaticano I alla proclamazione del dogma dell´Infallibilità papale.

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