Testata:Tg 3 - Corriere della Sera - La Repubblica Autore: Vera Schiavazzi - Massimo Novelli - Marco Trabucco - Diego Longhin Titolo: «La Fiera: è Israele il Paese ospite - LA FERMEZZA ALLA FIERA DI TORINO - Israele e la Fiera, scontro in Sala Rossa - Bresso:»
Nel dare notizie sulla vicenda della Fiera del Libro, il TG3 del 4 febbraio 2008ha indicato "Tel Aviv" come capitale di Israele. La capitale di Israele, invece, è Gerusalemme
Dal CORRIERE della SERA del 5 gennaio 2008, la cronaca dio Vera Schiavazzi::
«È stata confermata la scelta di accogliere la partecipazione di Israele alla Fiera del Libro di Torino come Paese ospite. È stato ribadito il carattere rigorosamente culturale della manifestazione». Ma c'è anche, sul punto-chiave della presenza palestinese, «disponibilità rinnovata ad accogliere negli spazi del Lingotto — com'è tradizione — quanti di diverse lingue e aree geografiche intendono promuovere e favorire un libero scambio culturale». Come a dire: sì a Israele, ma le porte restano aperte a intellettuali e scrittori palestinesi e arabi se vorranno venire (dato quest'ultimo quanto mai incerto), senza che per questo siano necessarie iniziative ufficiali. Così, sul filo della diplomazia, la Fiera ha dato conto in una nota della riunione, ieri mattina, con Elazar Cohen, ministro plenipotenziario dell'ambasciata d'Israele in Italia. Gli israeliani, com'è nelle loro abitudini, non allentano la vigilanza e si preoccupano soprattutto di sapere in quali forme e con quanta enfasi si lavorerà per incentivare la presenza degli intellettuali palestinesi. Ma l'azione trasversale della cultura italiana, avviata in questi giorni dagli editori, li soccorre in silenzio, tessendo fili sottili che viaggiano via mail tra le due sponde del Mediterraneo, invitando voci del dissenso, come lo storico comunista Ilan Pappe, autore per Einaudi di un'importante storia della Palestina (ma potrebbe esserci anche il suo collega Benny Morris), e progettando iniziative formalmente impeccabili ma idealmente cariche di significato, come la presenza dell'orchestra di Nazareth, palestinese e israeliana al tempo stesso, che già sarà ospite di un festival musicale a Città di Castello. Spiega Walter Barberis, storico, segretario generale dell'Einaudi e membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Fiera del Libro, che si riunirà oggi per discutere della vicenda: «L'invito a Israele, che fin dall'inizio ho sostenuto con convinzione, è un'occasione formidabile di incontro e di discussione. Guai se ci facessimo influenzare dalla paura: evitare ogni forma di dissenso è impossibile, possiamo però scegliere di non favorire l'antagonismo fine a se stesso. Sono stati proprio gli scrittori israeliani, così come i loro omologhi palestinesi, a tenere aperto un dialogo che pareva impossibile negli ultimi vent'anni. Per questo è importante il pronunciamento di Fausto Bertinotti, che segna l'isolamento di chi si oppone alla presenza di Israele». Dal consiglio di oggi, dunque, ci si aspetta una conferma della linea, mentre continuano a registrarsi autorevoli pronunciamenti contro il boicottaggio e mentre anche i primi promotori della protesta anti-israeliana sottolineano come la loro richiesta si riduca «a una presenza con pari dignità della Palestina», una proposta che tuttavia appare oggi scarsamente condivisa e poco realistica. Ieri, il sindaco di Roma e leader del Pd Walter Veltroni ha scritto al collega Sergio Chiamparino per appoggiarlo nella «ferma posizione» di mantenere l'invito a Israele. Anche il giornalista Giorgio Bocca e il premio Nobel Dario Fo si sono pronunciati contro il boicottaggio e Fo ha aggiunto: «Sarebbe opportuno che fossero invitati anche gli scrittori palestinesi». I vertici della Fiera, Rolando Picchioni e Ernesto Ferrero, hanno risposto alla presa di posizione favorevole al boicottaggio assunta ieri dal filosofo Gianni Vattimo su La Stampa: «Ti pare che gente come Yehoshua, Oz, Grossman e tante altre libere voci critiche si presterebbero a strumentalizzazioni propagandistiche? Eppure qualche libro dovresti averlo letto. Ti aspettiamo al Lingotto, per verificare di persona ».
Dalle pagine della cultura di Torino, la cronaca di Massimo Novelli:
Israele sarà la nazione ospite della Fiera internazionale del libro di Torino. Proteste e minacciati boicottaggi, insomma, non hanno vinto. A confermarlo, una volta per tutte, sono stati Rolando Picchioni ed Ernesto Ferrero, rispettivamente presidente e direttore della fondazione che organizza la manifestazione. Lo hanno fatto nel corso di un incontro con Elazar Cohen, ministro plenipotenziario presso l´ambasciata in Italia dello stato ebraico. Al termine del colloquio è stato preparato e diffuso un breve comunicato congiunto, ma dall´elaborazione piuttosto lunga e sofferta. Sembrerebbe che in una delle prime stesure si facesse un esplicito riferimento a un´accoglienza, negli stand del salone, a scrittori e intellettuali del «mondo arabo e palestinese». Successivamente, però, pare per intervento della legazione diplomatica israeliana di Roma, quell´accenno diretto è stato cambiato in una più sfumata «disponibilità ad accogliere negli spazi del Lingotto - com´è nella sua tradizione - quanti di diverse lingue e aree geografiche intendono promuovere e favorire un libero scambio culturale». Nel testo, inoltre, si ricorda che la presenza di Israele alla fiera torinese, dal «carattere rigorosamente culturale», «ha lo scopo di far meglio conoscere una cultura ricca e complessa nelle sue varie articolazioni, e di avvicinare le società civili d´Israele e d´Italia». La linea della fermezza ha dunque prevalso. E la stessa ventilata possibilità di accontentare in qualche modo chi chiedeva di invitare pure la Palestina, insieme a Israele, ha dovuto fare i conti con gli equilibrismi diplomatici. Sull´ostracismo allo Stato ebraico, in ogni caso, anche ieri si sono succedute le prese di posizione. Il sindaco di Roma Walter Veltroni ha inviato una lettera al suo collega Sergio Chiamparino, sottolineando di condividere «le parole che hai adoperato e la posizione che hai preso in merito alla proposta di boicottare la Fiera del libro per l´invito ad Israele di esserne ospite d´onore. Si tratta di una proposta, per fortuna in qualche modo rientrata, figlia di intolleranza e pregiudizio». Anche Giorgio Bocca è su questa posizione: «Il Salone - ha detto - è dedicato alla letteratura, non alla politica. Non capisco le ragioni di chi vuole il boicottaggio, né di chi non vuole Israele alla Fiera». Dario Fo, dal canto suo, ha affermato di «non essere per niente d´accordo con il boicottaggio. Quello che avrei preferito, è che fossero stati invitati anche gli scrittori palestinesi». In realtà, come si è visto, sono stati invitati. Ma non si deve dirlo.
Dalle pagine di Torino la cronaca del dibattito sulla Fiera del libro in consiglio comunale:
Nuove polemiche e bagarre in Sala Rossa contro i tentativi di boicottaggio, ma soprattutto la riconferma di Israele ospite d´onore da parte dei vertici della Fiera, puntualizzata nel corso di un colloquio a Torino con Elazar Cohen, numero due dell´ambasciata israeliana in Italia. In consiglio comunale è intervenuto Sergio Chiamparino, che, per la sua ferma presa di posizione, ha ricevuto i complimenti di Walter Veltroni. Poi il dibattito, accesso e con scambi anche pesanti tra la sinistra e la Casa delle Libertà. Si è consumato così l´ulteriore capitolo della querelle che ha investito Librolandia. Il sindaco ha ribadito che «l´impostazione della Fiera non cambierà, non c´è ragione per farlo. Mi rivolgo al pubblico e a tutti gli editori, scrittori e lettori ad essere presenti alla Fiera. Sapremo garantire loro tutta l´agibilità e la sicurezza». Non ha risparmiato critiche alla sinistra: «Nelle posizioni espresse da qualcuno si intravede una certa deriva culturale». Le parole del sindaco hanno accesso il dibattito con scambio di insulti tra Domenico Gallo, capogruppo del Pdci, che ha invitato Agostino Ghiglia, leader di An, a ripensare alla «storia del suo partito e alle leggi razziali». Immediata la replica di Ghiglia: «Cretino». Duro anche Daniele Cantore, capogruppo di Forza Italia, che, apprezzando le parole del sindaco, «ha chiesto alla sinistra di uscire dalla maggioranza, di lasciare Chiamparino, visto che è netta la diversità di opinioni». Rifondazione e Sinistra Democratica hanno invece sottolineato che «nessuno mai aveva ipotizzato un boicottaggio della Fiera». In mattinata, invece, si era espresso Gianni Vernetti. Il sottosegretario agli Esteri ha affermato che «la proposta di boicottaggio avanzata da alcuni esponenti della sinistra radicale, largamente minoritaria, è inaccettabile perché nega libertà fondamentali, quella di pensiero, la libera circolazione delle idee e la libera offerta culturale. Inoltre viene compiuta un´operazione insidiosa dal punto di vista politico: il nemico non è solo il governo di Israele contro il quale è legittimo protestare, come del resto fa l´opposizione interna di quel paese, ma la cultura ebraica e i libri scritti dagli ebrei. E che cosa è questo se non antisemitismo?». Duro anche Ernesto Ferrero, direttore della fiera, che al mattino, insieme al presidente Rolando Picchioni, aveva incontrato il diplomatico israeliano Cohen. «Ho sentito dire e ho letto», ha sostenuto Ferrero, «che il paese ospite avrebbe dovuto essere l´Egitto, e che noi lo avremmo sostituito con Israele. Non è vero. La partecipazione è stata spostata al 2009 perché, in questo modo, va a coincidere con una grande mostra archeologica sull´antico Egitto in calendario alla reggia di Venaria Reale, e quindi i due eventi si rafforzerebbero l´un l´altro». Sulla vicenda si è espresso anche Davide Gariglio, presidente del Consiglio regionale: «Censurare scrittori per la loro nazionalità è fuori da ogni logica. Trovo assurda l´idea di boicottare la fiera, è un ragionamento che considera la produzione culturale di un paese come opera organica e funzionale ai governi che si trovano al potere in quel preciso momento». Anche dall´ex ministro Nerio Nesi, «come uomo di sinistra e cattolico», piena solidarietà a Picchioni per aver invitato Israele alla Fiera del Libro.
Un'intervistaa Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte e della Fondazione per la Fiera del Libro.
Mercedes Bresso, lei è la presidente di turno della Fondazione per la Fiera del Libro. Come giudica le polemiche per l´invito come paese ospite Israele? «Sono polemiche pretestuose e anche un po´ ridicole. Quello di Israele ospite d´onore della Fiera é un problema che semplicemente non esiste». Non esiste, ma se ne parlano tutti, ci sarà qualche ragione. O no? «Prima di tutto noi non abbiamo invitato uno Stato, non l´abbiamo mai fatto con nessuno Stato, non potremmo farlo: noi invitiamo gli scrittori di un paese. E la cultura di quel paese, di Israele, è immensa e ha molte facce diverse. Inoltre, in questo momento storico, che piaccia o no, quando si parla di Israele si parla anche di Palestina, per cui invitare gli scrittori israeliani vuol dire anche invitare quelli palestinesi e proporre un confronto intellettuale». L´accusa è che gli intellettuali palestinesi siano stati invitati tardi e solo come risarcimento. Cosa replica? «Non sono più come dirlo: ben prima che la polemica nascesse, avevamo invitato diversi autori palestinesi. E poi gli scrittori sono persone autonome e indipendenti e sanno farsi valere, tanto è vero che molti di coloro che interverranno per Israele sono molto critici con le scelte politiche del loro Paese». La scelta dell´invito nel sessantesimo anniversario della nascita dello Stato di Israele (per di più la Fiera inizia proprio l´8 maggio, data simbolo di quell´evento) non ritiene abbia un significato politico? «Credo si tratti di una coincidenza. Se anche non lo fosse però cosa cambia? La Fiera è un evento culturale in cui si celebra la cultura israeliana e non la sua politica. Crediamo nel valore di queste iniziative, come abbiamo creduto nel valore della presenza del Dalai Lama nel dicembre scorso, nella presenza del premio Nobel, Rigoberta Menchù, ospite del Premio Grinzane un paio di anni fa, nella presenza in giuria, sempre al Premio Grinzane, di Tahar Ben Jelloun o nel premio conferito al poeta siriano Adonis: la capacità di conoscere e confrontarsi è ciò che distingue la nostra società da quelle illiberali». Ci saranno rappresentanti ufficiali dello Stato di Israele alla Fiera? «In genere, in questi casi, i rapporti si hanno con l´ambasciata, gli addetti culturali. E saranno loro a venire alla Fiera dove Israele avrà uno stand, come lo hanno sempre avuto tutti i paesi invitati. Se poi dovesse arrivare il ministro della Cultura, sarà il benvenuto, come lo sono stati tutti quelli che sono venuti negli anni scorsi a parlare di libri. Il Piemonte ha una forte tradizione di tolleranza. Direi ha una costituzione robustamente laica, termine che non significa ateismo come qualcuno di questi tempi vuol far credere, ma capacità di guardare ai fatti senza preconcetti di sorta. Un significato che probabilmente sfugge a chi in questi giorni polemizza, credo in maniera del tutto strumentale, con la presenza degli scrittori israeliani alla Fiera e contemporaneamente richiama di continuo i valori della laicità». In conclusione se può dirlo: lei «tifa» per Israele o per la Palestina? «Tifo per la pace: perciò credo sia giusto, dopo decenni di guerre e migliaia di morti, che nasca uno stato palestinese e sono critica con la politica del governo israeliano: ma lo Stato d´Israele ha diritto assoluto di esistere e mi batterei in ogni modo contro chi lo negasse».
Un'intervista a Luca Cassano, capogruppo Rifondazione Comunista in consiglio comunale a Torino:
«Non abbiamo mai parlato di boicottaggio della Fiera. Chi ci attribuisce questa posizione lo fa solo per ragioni strumentali ed elettorali». Luca Cassano, capogruppo del Prc in Sala Rossa, non ci sta a passare come antisemita. In un primo comunicato lei ed altri esponenti del suo partito chiedevano agli enti locali e alla Fiera di tornare sui loro passi, ritirando l´invito ad Israele. Un «no» alla partecipazione di Israele non è peggio del boicottaggio proposto da alcuni intellettuali palestinesi? «Noi abbiamo invitato i vertici della Fiera del Libro e gli enti locali a riflettere su questa scelta. Mai fatto riferimento al boicottaggio. Anzi. Sono contrario a questa ipotesi. Il nostro obiettivo è quello di trovare un giusto punto di mediazione che accontenti tutti, che rispetti sensibilità e culture. Per questo l´ipotesi di trovare spazi per ospitare esponenti della letteratura palestinese mi trova d´accordo». Se alla fine questa possibilità non si dovesse realizzare? «Rispetterò la posizione di chi deciderà di boicottare la Fiera, ma non vi aderirò, come non aderirà il partito che rappresento. Sono posizioni distinte. Mi sembra pazzesco che chi si spende per cercare un punto di incontro venga bollato come antisemita. Un´etichetta che non accetto e che non fa parte del dna del Prc». Non sarebbe stato meglio un passo indietro da parte della politica? «Sì, era meglio. Ma non è stata Rifondazione a porre la questione. Questione che poi è stata cavalcata per fini elettorali da più parti. È naturale che nel sessantesimo anniversario della fondazione dello Stato di Israele l´invito della Fiera avrebbe avuto ripercussioni. Ci fosse stata maggiore attenzione da parte dei vertici del Salone e degli enti locali si sarebbe evitato il polverone». Il sindaco Chiamparino sostiene che è la sinistra, bollata anche come integralista, a voler cavalcare il caso per conquistare un pugno di voti, paragonando il tutto alla vicenda grattacieli. Cosa ribatte? «Che il sindaco è stato il primo ad usare questa vicenda per fini elettorali e che si dovrebbe preoccupare di più degli effetti delle sue parole. A maggio la situazione potrebbe essere delicata da gestire, per questo Rifondazione auspica un punto di mediazione».