Lo sa il sindaco Cofferati che si appresta a regalare la mega moschea di Bologna a un gruppo islamico che, oltre ad essere estremista, conta in tutto solo 21 associati sugli 11.615 musulmani residenti nel Comune? Forse riuscirà comunque a farla costruire, a dispetto dell'opposizione della maggioranza dei cittadini e del pesante monito della Curia che ha qualificato l'insistenza dell'amministrazione comunale come un «peccato mortale» e invocato una «moratoria». Ma che almeno si sappia la verità su una vicenda che non fa il bene né dei musulmani né soprattutto dei bolognesi. Basta andare nel sito ufficiale del Comune per rendersene conto. Al 31 dicembre del 2006 risulta che il totale degli immigrati a Bologna è di 30.319, di cui quelli originari di paesi a prevalenza islamica sono 11.615. Se si considera che, sulla base delle stime rilevate dalle inchieste sociologiche e giornalistiche più serie, la percentuale dei musulmani che frequentano abitualmente le moschee oscilla tra il 5% e il 7%, questo dato a Bologna oscilla tra i 580 e gli 813 fedeli. Per un altro verso nel verbale dell'assemblea straordinaria svoltasi il 3 maggio 2006 nella moschea di via Pallavicini 13, redatto dal notaio Paolo Tavalazzi, per modificare lo Statuto del «Centro di cultura islamica di Bologna» al fine di permetterne la registrazione come Onlus, si legge: «Sono presenti, in proprio o per deleghe scritte, acquisite agli atti sociali, n. 16 associati, su un totale di n. 21 associati». Si tratta di un documento ufficiale dello stesso Centro di cultura islamica che «aderisce all'Ucoii» (articolo 1 dello Statuto). Viceversa nel sito della Provincia di Bologna si stima che gli associati al Centro di cultura islamica sarebbero 50. Comunque sia, stiamo parlando di un totale di associati che corrisponde allo 0,2% o lo 0,4% dei musulmani residenti a Bologna. Se invece consideriamo l'effettiva necessità di una mega moschea a Bologna, prendiamo atto dell'esistenza di 6 luoghi di culto islamici situati in via Pallavicini, via Libia, via Stalingrado, via Terracini, via Zago e in zona Barca. La moschea in via Pallavicini può accogliere 400 fedeli (calcolando lo spazio di un metro quadro per ogni fedele secondo la stima fatta dal Comune). Gli altri 5 luoghi di culto islamici sono più piccoli e in condizioni disagevoli. Ebbene l'estensione della mega moschea che si vorrebbe costruire alla periferia della città, in via Fiorini, è di 2.500-3.000 mq di superficie utile netta su una superficie territoriale di 19.000 mq. La stima della capienza è tra i 1.200 e i 1.500 fedeli. Quindi da sola supererebbe largamente la necessità dell'insieme dei musulmani praticanti di Bologna. L'ostinazione di Cofferati a costruire la mega moschea emerge dal dato sulla permuta che è attualmente al vaglio della Giunta e che potrebbe essere deliberata dall'Assemblea comunale entro la fine del mese. La permuta avverrebbe tra un terreno sito in via Felsina, acquistato nel 2000 dall'Associazione Onlus «Al Waqf Al-Islami in Italia», ovvero «Ente di gestione dei beni islamici in Italia», affiliato all'Ucoii, per 180 milioni di lire, circa 90 mila euro. Ebbene la stima realizzata il 7 maggio 2007 dalla Finanziaria Bologna metropolitana, partecipata del Comune, valuta il prezzo del terreno a 1.382.000 euro. In aggiunta si sarebbero riconosciuti al Centro di cultura islamica una cifra di 269.000 euro per i lavori effettuati all'interno della moschea di via Pallavicini. In totale, quindi, il Comune avrebbe corrisposto al Centro islamico la cifra di 1.651.000 euro, circa venti volte il valore originario del terreno oggetto della permuta. Non solo. Il Comune dopo aver stimato che il terreno originariamente destinato alla mega moschea, con una superficie di 52.000 mq, valeva 3.138.000 euro, si era auto applicato uno sconto del 50% a beneficio del Centro islamico. Lo scandalo fu bloccato e si è appunto in attesa di una nuova stima. Per tutte queste ragioni, se alla fine la mega moschea sorgerà sarà bene chiarire che è stata voluta da questa amministrazione comunale per regalarla all'Ucoii. Sarà giusto, a quel punto, che quantomeno venga dedicata a Sergio Cofferati.
Film anti-Islam, piano d'emergenza in Olanda
di Luigi Offeddu
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DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Un piano per l'evacuazione delle ambasciate olandesi nei Paesi musulmani, istruzioni d'emergenza ai diplomatici, misure per controlli straordinari antiterrorismo ad Amsterdam, L'Aja e in altre città: così il governo olandese, con un dossier di 20 pagine classificato come «segreto di Stato» ed esaminato durante una riunione ministeriale «di crisi», si prepara a quanto potrebbe succedere subito dopo la diffusione su canali televisivi e su YouTube del film contro il Corano «libro terribile e fascista », un documentario girato dal deputato ultranazionalista Geert Wilders, leader del «Partito della Libertà ». Si teme, e i giornali lo scrivono apertamente, una ripetizione di quanto accaduto nel 2005 dopo la pubblicazione in Danimarca di alcune vignette offensive sulla persona di Maometto: ambasciate danesi in fiamme, morti, feriti e distruzioni in tutto il mondo musulmano. Secondo quanto proclamato da Wilders, che tempo fa ha chiesto la messa al bando del Corano, il film andrà in onda — se non sulla tv pubblica, certo sullo spazio televisivo concesso al suo partito — entro la fine del mese: «Chi lo vedrà, vedrà anche che il Corano è molto vivo oggi, che porta alla distruzione di tutto ciò in cui il mondo occidentale crede, del rispetto e della tolleranza: sarà un appello a scrollarci di dosso la strisciante tirannia dell'islamizzazione. Uno tsunami islamico sta per abbattersi su di noi». Il governo olandese, pur avendo ammesso da settimane la sua preoccupazione, ha ieri smentito le indiscrezioni sui piani di evacuazione delle ambasciate, indiscrezioni riportate dal quotidiano de Volkskrant e da una rete televisiva. Ma le moschee olandesi sono in fermento, giorni fa ci sono già state manifestazioni di piazza («Wilders è un pericolo per la salute pubblica», dicevano i cartelli portati da giovani olandesi, in alcuni casi fermati dalla polizia). E si è levato il monito severo del gran muftì di Siria, Ahmad Badr al-Din al-Hassoun, che ha dichiarato a un'agenzia di stampa olandese: «Se Wilders profanerà il Corano, questo significherà semplicemente che vuole la guerra, che vuole che il sangue scorra. Ne sarà lui il responsabile, ed è responsabilità del popolo olandese impedire che ciò accada». Secondo fonti diplomatiche olandesi, sono stati avviati intensi contatti con la comunità musulmana, «e stiamo spiegando che in Olanda vige la libertà di espressione e che allo stesso tempo il nostro governo è molto preoccupato per il messaggio che presumibilmente il signor Wilders vuole diffondere ». Wilders, lui, sembra al contrario il meno preoccupato di tutti: 44 anni, di famiglia cattolica ma ateo dichiarato, da mesi protetto da una scorta, gonfia i suoi guancioni da criceto e rotea gli occhi davanti alle telecamere, non nascondendo la soddisfazione per la pubblicità ottenuta finora. Il suo «Partito della Libertà», che i media locali descrivono genericamente «di estrema destra» ma che raccoglie pulsioni populiste di ogni genere, ha conquistato 9 seggi su 150 alla Camera dopo le elezioni di novembre; ma se si votasse oggi quei seggi salirebbero già a 26, dice qualche sondaggio, proprio sull'onda del clamore suscitato dal film.
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