Polemiche in Israele sugli anticoncezionali ai falashà un programma del ministero della Sanità
Testata: La Repubblica Data: 07 gennaio 2008 Pagina: 13 Autore: Alberto Mattone Titolo: «Falashà, Israele sotto accusa»
Da La REPUBBLICA del 7 gennaio 2008:
GERUSALEMME - Erano gli ebrei più prolifici di Israele, ma da qualche anno i falascià provenienti dall´Etiopia quasi non fanno più figli. Il fenomeno è il risultato della politica di contraccezione di massa decisa dal governo. A molte donne, viene proposta un´iniezione di «Depo-Provera», un anticoncezionale che dura tre mesi. L´effetto è stato drastico: nella comunità dove i bambini erano 5-6 in media per famiglia vanno sparendo i nuclei numerosi. Gli «ebrei neri» non fanno più figli. E al fenomeno Yedioth Ahronoth ha dedicato ieri un´inchiesta, che mette sul banco degli imputati la Mutua generale israeliana, braccio operativo del ministero della Sanità, accusata di voler limitare le nascite di una popolazione spesso ai margini della società. È un quadro amaro quello che scaturisce dall´articolo, e che fa riflettere alcuni intellettuali israeliani, come Yossi Yonah, professore di Filosofia alla Ben Gurion University: «Questa, come altre cose fatte contro i falascià - dice - ha odore di razzismo». Israele non ama più i suoi figli "neri"? Eppure, per portare a Gerusalemme gli ebrei di origine etiope, il governo organizzò memorabili ponti aerei nel 1984 e nel 1991. L´integrazione di questi 80 mila immigrati si è rivelata difficile. Molti sono i disoccupati, gli anziani e i bambini da assistere. Una spesa elevata per lo Stato, che ha deciso di varare la contraccezione di massa per limitare i costi del Welfare. «Sono centinaia le donne che ricevono questa iniezione - spiega a Yedioth Ahronoth Tuaba Fakada, medico che lavora in centro di "smistamento" dei falascià di Gerusalemme - È un segno della scelta di ridurre la natalità nella comunità, ma nessuno spiega loro gli effetti collaterali di questo contraccettivo: depressione, osteoporosi, aumento di peso, mal di testa». Nel quartiere di Pardes Katz, nella città di Beni Berak (vicino Tel Aviv), tra le cento famiglie etiopi, negli ultimi tre anni è nata solo una bambina. «Quando siamo arrivati - spiega una donna - ci hanno detto che mantenere qui bambini è molto difficile. Poi, ci hanno proposto una medicina di cui non so nulla». Entmar Hillel, assistente sociale, racconta che «Agli uomini non viene detto che le mogli fanno l´iniezione e le donne non vengono informate che ci sono metodi alternativi come la pillola». Il Portavoce della Mutua Generale respinge le accuse: «Il "Depo-Provera" viene fornito indistintamente a tutta popolazione e le donne vengono informate correttamente». Yossi Yonah non è d´accordo: «in Israele - riflette - si incoraggia la natalità in maniera selettiva. Non si proporrebbe mai l´iniezione anticoncezionale agli ebrei ortodossi». «La comunità etiope di sente rifiutata - aggiunge il professore di Filosofia dell´educazione - Cosa dire del sangue donato dai falascià e poi gettato?, e della discriminazione nelle scuole? Tutto questo puzza di razzismo».