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L'Opinione Rassegna Stampa
03.01.2008 Teheran impicca quando vuole, alla faccia della moratoria
Nulla di nuovo sul fronte occidentale

Testata: L'Opinione
Data: 03 gennaio 2008
Pagina: 5
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «TEHERAN PRETENDE L¹ESTRADIZIONE DEI DISSIDENTI DALL¹EUROPA E MINACCIA RITORSIONI SUL PETROLIO»

TEHERAN PRETENDE L¹ESTRADIZIONE DEI DISSIDENTI DALL¹EUROPA E MINACCIA
RITORSIONI SUL PETROLIO
 
Non solo in Iran il regime degli ayatollah ne impicca sedici a settimana
altamente infischiandosene di Pannella, dell¹Onu e delle teoriche moratorie
su ogni pena di morte. Ma adesso ricatta economicamente gli europei
minacciando di chiudere i rubinetti del petrolio se non ³collaboreranno
attivamente all¹estradizione dei criminali iraniani che si rifugiano in
Europa².
L¹utima provocazione di Teheran è di appena tre giorni fa e ne hanno dato
notizia i blog della resistenza iraniana in Italia, subito ripresi dal sito
internet ³secondoprotocollo.org² specializzato nel monitorare e  raccogliere
i documenti delle dissidenze liberali nei paesi islamici a cominciare
dall¹Iran.
Così si è appreso che a Tehern, con un discorso pronunciato ad un convegno
che vedeva presenti i più alti funzionari della polizia iraniana, dei
servizi segreti e dell¹Interpol iraniana, il Ministro degli Esteri iraniano,
Manouchehr Mottaki, ha chiesto all¹Europa maggiore collaborazione contro il
crimine organizzato.
Le anime belle del dialogo a ogni costo, alla D¹Alema, possono magari
pensare che l¹Iran si riferisse ai trafficanti di oppio ai confini con
l¹Afghanistan.
E comunque anche in questo caso ci sarebbe da ridire con un paese che
domanda l¹estradizione di criminali per metterli a morte minacciando
altrimenti ritorsioni economiche. Ma il discorso del ministro iraniano non
lasciava adito a dubbi: secondo Mottaki infatti i paesi europei, ³fuorviati
dalle menzogne delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani e dalle
falsità della resistenza iraniana, non collaborano sufficientemente con le
autorità iraniane rimandando le estradizioni verso l¹Iran di persone
colpevoli di gravi reati contro l¹ordine pubblico e contro la morale².
Al Ministro degli Esteri ha fatto eco il comandante in capo della polizia
iraniana, il generale Ahmadi Moqaddam, il quale nel confermare le parole di
Mottaki ha ribadito la scarsa collaborazione delle ³Organizzazioni
Internazionali², con chiaro riferimento all¹Onu e all¹Unione Europea, nella
lotta al crimine portata avanti dalle forze di polizia iraniana. Ricordando
che dette forze di polizia non fanno altro che far rispettare le leggi della
Repubblica iraniana e che il rifiuto di una estradizione è ³una palese
intromissione negli affari interni iraniani².
Con questa importante presa di posizione l¹Iran cerca di imporre le proprie
leggi interne alla comunità internazionale, ventilando l¹ipotesi che il
rifiuto di una richiesta di estradizione avanzata da Teheran altro non sia
che una intromissione negli affari interni e nella legislazione iraniana.
Mottaki ha promesso quindi che parlerà con le cancellerie europee per
ottenere quanto richiesto sottolineando che ³qualsiasi intromissione negli
affari interni iraniani comporterà ritorsioni di tipo commerciale² verso
quei paesi che non si piegheranno alle leggi iraniane.
Ma se il regime pretende dall¹Europa  i suoi dissidenti per impiccarli, la
resistenza iraniana chiede ai cittadini europei di partecipare a nuove
fiaccolate contro la barbara applicazione della pena di morte.
In Italia si chiede di farlo ³in nome di Rahele, l'ultima donna, impiccata
mercoledì scorso, colpevole di avere ucciso il marito trovato a letto con
un¹altra donna².
 La storia di Rachele si era intrecciata con il voto Onu sulla moratoria per
la pena di morte. Dopo l¹approvazione infatti l¹Iran aveva sospeso
temporaneamente l¹esecuzione della donna in attesa di vedere se i familiari
del marito ucciso avrebbero accettato il prezzo del sangue come riscatto per
la sua vita. Questo non è avvenuto e quindi l¹altro ieri la povera Rachele è
stata uccisa insieme ad altri quindici malcapitati.
Laconico il commento dei rappresentanti della comunità iraniana rifugiata in
Italia: ³..piuttosto che piangere i morti perché non scendiamo in piazza,
naturalmente legalmente, e di fronte al palazzo Chigi e per esprimere tutto
il nostro odio verso un regime misogino che nella sua costituzione
stabilisce il prezzo del sangue di una donna inferiore al valore del
  testicolo sinistro di un uomo, chiedendo al governo italiano di
mobilitarsi, forte della sua vittoria sulla moratoria, di intervenire presso
il governo iraniano, chiedendo coerentemente la sospensione della pena di
morte contro le donne.²
 Magari senza pensare solo al business con l¹Iran di cui l¹Italia è il
secondo maggiore partner commerciale in Europa subito dopo la Germania.

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