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Il Foglio - Corriere della Sera Rassegna Stampa
12.12.2007 Liberiamoli o ci distruggeranno
la lectio magistralis di Bernard Lewis al convegno romano sul dissenso islamico

Testata:Il Foglio - Corriere della Sera
Autore: Giulio Meotti - Gianna Fragonara
Titolo: «“Liberiamoli o ci distruggeranno”. Lewis e i regimi islamici - «Democrazia e Islam Un processo lento da ottenere per gradi»»
Da pagina 2 del FOGLIO del 12 dicembre 2007, un articolo di Giulio Moetti sulla lezione di Bernard Lewis al convegno sulla "Battaglia della democrazia nel mondo islamico"

I Fratelli musulmani in Egitto, che hanno tradotto in arabo uno dei suoi libri, lo hanno definito “un nemico onesto”. E in questa veste di grande vecchio innamorato del mondo islamico, di perfido vate dell’arabistica neoconservatrice che ripone speranza nelle shure e negli hadith, Bernard Lewis ha partecipato a Roma al convegno sulla “Battaglia della democrazia nel mondo islamico”, organizzato da fondazioni italiane e israeliane a favore della dissidenza islamica. Scrittore eccelso e infaticabile, Lewis ha raccontato come pochi altri la Cordova dei mori, la Baghdad degli abbasidi e la Istanbul degli ottomani. E’ l’ultimo grande “orientalista”. Londinese classe 1916, fra i più grandi esperti del mondo islamico, professore emerito all’Università di Princeton, a proprio agio con l’arabo, il turco e il farsi, Lewis ha sempre rifiutato l’assunto razzista secondo cui gli arabi sarebbero incapaci di darsi un governo democratico, la democrazia sarebbe una creazione esclusivamente occidentale e che stabilire un sistema democratico in un paese come l’Iraq fosse una pericolosa fantasmagoria. Lewis dice che, se la democrazia è un’idea dell’occidente, tale è anche la dittatura. La dittatura nel medio oriente è un’invenzione moderna, seguita alla modernizzazione ispirata dall’occidente. Lewis è stato il primo a riconoscere che è proprio questa una ragione dell’ostilità araba nei confronti dell’occidente. “Perché allora penso che ci siano ancora delle speranze?” chiedeva nella primavera del 2003, quando i fanti americani si preparavano a entrare nella capitale del califfato mesopotamico. “Innanzitutto perché nel mondo islamico ci sono queste tradizioni più antiche, non di governo democratico ma di governo sottoposto alla legge, esercitato sulla base del consenso e fondato su un patto sociale. La visione islamica tradizionale del governo è impostata sull’idea del patto sociale e del consenso. Ed è questo, io credo, che dà speranze per il futuro”. Lewis non pensa che soltanto classi dirigenti laicizzate possano governare democraticamente un paese musulmano. Ha piena fiducia che la democrazia possa trovar casa nell’islam delle moschee e piantare radici nella stessa fede coranica. Nel 1998 su Foreign Affairs fu il primo a “leggere” profeticamente che cosa bisognava attendersi da Osama bin Laden. Per far fronte alla visione liberticida egemonica nelle università americane, Lewis ha dato vita a una nuova Associazione per gli studi sul medio oriente. Sarà inaugurata la primavera prossima a Washington. Ne fa parte Fouad Ajami, arabista di fama e decano alla Johns Hopkins University. Bernard Lewis chiede di distinguere “l’islam come civiltà e l’islam come religione. E’ una distinzione molto importante. Le dittature in medio oriente sono creature europee importate nel mondo arabo. Nel XIX secolo il mondo arabo ha cercato di imitare il mondo occidentale per non perdere la corsa alla modernità”. Negli anni Trenta ci fu “una nazificazione del medio oriente” e gli attuali regimi islamici sono “una perversione mostruosa” esattamente come lo fu il nazismo. “L’attuale modello arabo-totalitario è un’esportazione europea che non trova corrispondenza nella storia islamica”. Nell’islam ci sono due tradizioni politiche. “La Mecca e Medina, Maometto che è stato prima resistente e poi autorità. Nell’islam si parla sempre di ‘autorità limitata’. Noi usiamo dire diritto alla disobbedienza, nell’islam si parla del dovere alla disobbedienza. Nell’islam c’è anche un continuo riferimento al ‘consulto’, la shura. La tirannia nell’islam è dunque un’aberrazione. L’islam ha una tradizione protodemocratica”. Lewis spiega che “in epoca ottomana il sultano doveva consultarsi con tutti i dignitari” e, al momento della salita al trono, era salutato dalla folla con la frase “Allah è più grande di te”. Venendo alla minaccia nichilista e negazionista che ammorba la civiltà coranica dopo l’11 settembre, secondo Lewis “un nuovo movimento nell’islam è emerso grazie a una combinazione politica ed economica. E’ un pericolo che ricorda il nazismo. La Germania aveva dato un grande contributo alla civiltà e il nazismo fu una mostruosità tedesca. Oggi vediamo una simile perversione nell’islam. E’ una minaccia per tutto il mondo”. Sebbene il contributo attivo dell’occidente sia in qualche modo limitato (“i veri cambiamenti possono essere raggiunti soltanto dai musulmani”), il sublime arabista avverte: “Abbiamo soltanto una scelta: aiutiamoli a liberarsi o ci distruggeranno”.

Da pagina 11 del CORRIERE della SERA, un'intervista a Lewis di Gianna Fregonara

«La dittatura non appartiene alla cultura musulmana, le radici del totalitarismo sono state importate dall'Europa»
ROMA - «Ci voleva più gradualità, il passaggio alla democrazia nei Paesi islamici deve essere un processo, altrimenti la libertà si trasforma in una vittoria del fondamentalismo. Quello che è successo in Algeria sedici anni fa così come la vittoria di Hamas nelle ultime elezioni palestinesi sono lì a dimostrarcelo ». Gli attentati di ieri affondano le loro radici nella storia recente del Paese più martoriato del Nord Africa, da quando venne rovesciato il risultato delle elezioni del 1991 vinte dagli estremisti del Fis. L'analisi schietta e impietosa è di Bernard Lewis, autorevole storico dell'Islam e teorico dell'attacco americano in Iraq, che ieri a Roma ha partecipato al convegno «Lottare per la democrazia nel mondo islamico», organizzato dalle fondazioni Magna Carta, Farefuturo, Craxi, Appuntamento a Gerusalemme e Adelson. Si parla di Iraq, di Iran, dei palestinesi e anche dell'Algeria, con quelle elezioni fatte e disfatte, l'Occidente che sostiene il regime di Bouteflika e dei militari, il fondamentalismo che è diventato terrorismo: «Il processo elettorale, questo vale per tutti i Paesi islamici, è il culmine di un cammino di democratizzazione, non l'inaugurazione».
Islam e democrazia sono compatibili?
«La dittatura non appartiene alla cultura dell'Islam. Le radici del totalitarismo sono recenti, sono state importate dall'Europa. Prima con il tentativo dell'Islam di copiare il modello di Stato europeo per imitarne la modernizzazione. Poi con la nazificazione del Medio Oriente nella II guerra mondiale e con la successiva sovietizzazione».
Le elezioni non sono il punto di arrivo. C'è un passaggio intermedio tra la dittatura e la democrazia?
«Abbiamo imparato che ci vuole un regime moderatamente autoritario, non dispotico, che riconosca i diritti umani individuali ma sappia tenere l'ordine. Anche in Europa la democrazia è nata per gradi: che cosa è stata la Magna Carta, che noi ricordiamo come il fondamento delle libertà individuali, se non un elenco di privilegi, concessi come diritti dei singoli?».
Resta l'opzione militare per esportare la democrazia, in Iran per esempio?
«C'è sempre la possibilità di dover fare una guerra. Se Churchill fosse arrivato un po' prima non ci sarebbe stata la Seconda guerra mondiale, se Chamberlain fosse rimasto in sella più a lungo neanche...».
Il fondamentalismo è come il nazismo?
«Qui stiamo combattendo con un nemico come Hitler. Il fondamentalismo è una minaccia prima di tutto per i musulmani. Per i tedeschi la sconfitta del '45 è stata una liberazione. E lo stesso sarà per i musulmani ».
Lei è stato attaccato personalmente per le sue teorie. Si è sentito solo nella comunità accademica?
«Non sono solo. Ci sono posizioni forti sui due fronti».
Che cosa pensa dell'atteggiamento della sinistra sul Medio oriente?
«E' rimasta a una sorta di pensiero imperialista vecchia maniera. Il pensiero è semplice: quelli sono inferiori, non se la sanno sbrigare da soli».

Segnaliamo anche a pagina 30 di AVVENIRE l'articolo di Gianni Santamaria "La sublime porta verso la democrazia" e a pagina 29 di LIBERO gli stralci della relazione raccolti da Alessandro Gnocchi ("I regimi islamici, creati dal nazismo")

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