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Informazione Corretta Rassegna Stampa
01.12.2007 Su D'Alema e monsignor Capucci
L'equidistanza del primo e una breve biografia del secondo

Testata: Informazione Corretta
Data: 01 dicembre 2007
Pagina: 1
Autore: Piera Prister-Dario Bazec
Titolo: «D'Alema e monsignor Capucci»

Abbiamo pubblicato in Home Page la fotografia di Massimo D'Alema riportata ieri da molti giornali, con la Keffia intorno al collo. Abbiamo anche pubblicato il commento dell'UNITA' su monsignor Capucci, definito dal quotidiano DS < arcivescovo di Gerusalemme in esilio>. Seguono due lettere, la prima di Piera Prister dal Texas, sul comportamento del nostro ministro degli esteri. La seconda, del nostro lettore Dario Bazec, che ci ricorda alcuni dettagli sul monsignore bombarolo, niente affatto arcivescovo di Gerusalemme e niente affatto in esilio. E' stato scarcerato, grazie alla incauta generosità del governo israeliano che, per compiacere il Vaticano, in anni in cui la Santa Sede nemmeno riconosceva l'eistenza di Israele, acconsentì a condonare la condanna a patto che non facesse più "politica". Una promessa largamente disattesa, viste le attività romane e internazionali del nostro. Ecco i due documenti:

Caro direttore,

eloquente la fotografia di D’Alema, colto in flagrante con al collo la kefiah, seduto accanto a quel gran bonaccione di monsignor Capucci: eccolo la’ il nostro ministro degli Esteri, bello che sbugiardato!  E si’ che lui  puo’ indossare quello che vuole, non e’ questo il punto, ma che ne e’ della sua tanto sbandierata “equidistanza”? Adesso di fronte all’evidenza e’ messo alle strette, ne va della sua reputazione e non ci sono piu’ vie di uscita, per forza ci dovra’ dimostrare d’essere equidistante, magari chissa’, mettendosi in testa la kippa in atto di ravvedimento....dovesse crescergli il naso come a quel bugiardone di Pinocchio!  

 

Piera Prister

Non sarebbe neppure il caso di prendere in considerazione quello che scrive “L’Unità”, se non per confutare la manifesta malafede di quanto è scritto in quel giornale.

 

Perché proprio di malafede si tratta,  definire Hilarion Capucci, arcivescovo di Gerusalemme in esilio. Un giornalista serio, infatti, indipendentemente dalla testata per cui scrive, dovrebbe informarsi bene prima di dare certe notizie. E ogni giornalista serio sa benissimo come farlo, perché ciò fa parte della sua professionalità.

 

Riguardo a Hilarion Capucci si possono avere sue notizie nell’ambito della Chiesa, consultando il sito www.vatican.va  e digitando nome cognome nella casella di ricerca. Ciò che si trova è quanto segue:

 

Archbishop Hilarion Capucci, B.A.

 

Auxiliary Bishop of Antiochia {Antioch} (Melkite)

 

Titular Archbishop of Caesarea in Palaestina dei Greco-Melkiti

 

Rinuncia del Visitatore Apostolico per i Greco-Melkiti Cattolici dell’Europa Occidentale , 17.03.1999.

 

 

Siccome la fonte è ineccepibile, in quanto il Vaticano sa esattamente lo stato di servizio di ogni vescovo, si deduce:

 

  1. Hilarion Capucci non è mai stato vescovo di Gerusalemme. Quindi egli non è l'"arcivescovo di Gerusalemme in esilio", ma neppure l'"arcivescovo di Gerusalemme a piede libero", pur essendo noto che gli israeliani lo avevano arrestato per la sua complicità con il terrorismo; è pure noto quanto fece per lui Paolo VI e come Capucci, da spergiuro, ha gratificato il Papa che ha cercato di evitargli il carcere.

     

  2. Egli è sempre stato vescovo ausiliare di Antiochia dei Melchiti e Arcivescovo titolare di Cesarea in Palestina. Questo titolo lo conserva sempre, in quanto non è mai stato vescovo residenziale di una diocesi, ma solo ausiliare. E a questi vescovi, viene dato il titolo di diocesi antiche e non più esistenti. Siccome però, per tradizione, una diocesi, una volta istituita formalmente non può essere mai soppressa, rimane il titolo.

     

  3. Come poi egli abbia esercitato l’incarico di Visitatore Apostolico per i Greco-Melkiti Cattolici dell’Europa Occidentale, questo non era scritto; però per chi segue la cronaca della stampa si sa che era ed è sempre presente a manifestazioni politiche pro-palestinesi, nelle quali,insieme a quella americana, viene bruciata regolarmente la bandiera israeliana.
  4. Un giornalista serio tutte queste cose dovrebbe saperle, e se non le sa dovrebbe trovare il modo di informarsi.cosa non è difficile, l'ho fatto io che non sono un giornalista, ma un cittadino qualsiasi.

     

  5. Da ciò si evince in modo palese la volontà manifesta de L’Unitàdi disinformare i suoi lettori, cosa di cui quel giornale è molto esperto, specialmente quando si tratta di denigrare Israele.

     

 

Saluti

 

Dario Bazec

 

 


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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