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Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.11.2007 Manifestazioni a Oxford contro la conferenza di David Irving
organizzata dalla Oxford Union: per Alan Dershowitz "una combricola di ipocriti" che finge di difendere la libertà di espressione per attaccare gli ebrei

Testata: Corriere della Sera
Data: 27 novembre 2007
Pagina: 15
Autore: Guido Santevecchi - Alessandra Farkas
Titolo: «Oxford, la rabbia degli studenti «Nessun dialogo coi negazionisti» - «Diverso l'invito ad Ahmadinejad: fu vero dibattito»»

Dal CORRIERE della SERA del 27 novembre 2007, la cronaca di Guido Santevecchi :

LONDRA — Era tutto meno che oxfordiano il clima ieri notte alla Oxford Union, il venerabile club radicato nell'università che nei 184 anni della sua storia ha ascoltato i discorsi di Winston Churchill, del Dalai Lama, di Madre Teresa di Calcutta.
Centinaia di manifestanti sdegnati avevano circondato la palazzina fin dal pomeriggio, per sbarrare il passo ai due conferenzieri invitati dalla «più famosa società di libero dibattito del mondo». Uno dei due ospiti, Nick Griffin, leader del British National Party xenofobo e di estrema destra, era accompagnato da una scorta di skinhead: nel 1998 Mr Griffin era stato condannato per incitamento all'odio razziale. L'altro non ha bisogno di molte presentazioni: David Irving, lo storico britannico che si è fatto notare negando l'Olocausto e i sei milioni di ebrei sterminati dai nazisti e per questo nel 2005 è finito in carcere in Austria.
Gli studenti che aspettavano al grido di «no al fascismo, no al razzismo, vergogna», si sono trovati di fronte qualche sostenitore di Griffin e Irving in tenuta di gala: a torso nudo, con tatuaggi «nazionalisti» su schiena e petto. C'era un cordone di polizia a cavallo. Ma verso le nove un gruppo di manifestanti ha creato una diversione, mentre una ventina di loro scalava il cancello della Oxford Union Society. I contestatori riusciti a entrare nella sala si sono sdraiati sul palco, gridando per impedire a Griffin e Irving di prendere la parola. A quel punto il dibattito è stato fermato. Ed è potuto riprendere due ore dopo in formula ridotta in due stanze separate.
Doveva essere un mirabile esempio di libertà di parola o piuttosto la concessione provocatoria di una tribuna a un politico razzista e a uno storico negazionista con precedenti penali? Da quando la Oxford Union aveva annunciato l'evento, le proteste erano andate crescendo. Il ministro della Difesa laburista Des Browne ha cancellato un discorso al club perché non ha ritenuto opportuno parlare nella stessa sala prestata a Griffin e all'ex galeotto Irving.
Il deputato conservatore Julian Lewis, membro emerito della società, ha scritto una lettera di dimissioni dicendosi «rattristato dalla decisione di dare a un paio di ignobili furfanti il modo di uscire dall'ombra. Questa è l'iniziativa di giovani membri del club in cerca di pubblicità a fini di carriera». Luke Tryl, il giovane presidente della Oxford Union, sostiene invece di aver voluto Griffin e Irving per discutere dei limiti della libertà di parola, non per offrire loro lo spunto per esporre e ribadire lo loro teorie. «La nostra società fu fondata nel 1823 per promuovere e difendere la libertà di espressione. Per la gente in sala è anche un'occasione di confrontarsi con Irving e Griffin». Al suo fianco il deputato liberaldemocratico Evan Harris, convinto che mettere al bando i due significa promuoverli da «bigotti a martiri». «Sono le visioni di questi due estremisti che sono una vergogna, non il loro diritto ad avere quelle idee», ha sostenuto l'esponente della sinistra liberal.
Per inciso, nei mesi passati in una cella austriaca, David Irving ha avuto modo di studiare meglio e di rivedere le sue tesi. A quanto pare ha «scoperto documenti» che lo hanno portato ad ammettere che due milioni di ebrei sono stati uccisi, ma sostiene che era un piano clandestino di Himmler e che Adolf Hitler era assolutamente all'oscuro. La revisione ha comunque contribuito alla scarcerazione anticipata.
Prossimo appuntamento della serie sul libero dibattito con un nuovo ospite non proprio famoso come campione della democrazia: la Oxford Union ha invitato il presidente bielorusso Alexander Lukashenko.

L'intervista di Alessandra Farkas a Alan Dershowitz:


NEW YORK — «Invitare David Irving e Nick Griffin sarebbe giustificabile, in nome della libertà di espressione, solo se l'Oxford Union fosse disposta ad ospitare i diffamatori di qualsiasi gruppo e minoranza. Ma ciò non accadrà mai». Non ha dubbi Alan Dershowitz, cattedra di Giurisprudenza ad Harvard e principe del foro Usa: «L'associazione universitaria di Oxford è una combriccola di ipocriti».
Si spieghi.
«Non si sognerebbe mai di offendere gratuitamente neri e musulmani, chiamando David Duke o il Dr. Watson. Ma non esita a insultare gli ebrei; in passato aveva già invitato Norman Finkelstein».
Esistono paralleli tra Oxford e la polemica scatenata dall'invito della Columbia University al presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad?
«No. Ahmadinejad è il leader politico di un Paese molto potente e voler ascoltare le sue idee per confutarle nel mercato libero delle idee è plausibile. Come lo sarebbe stato negli anni '30 con Hitler. David Irving, al contrario, è un fanatico completamente discreditato e senza la minima autorità o potere. L'Oxford Union l'ha resuscitato ».
Perché l'ha fatto?
«Negli Usa come in Inghilterra, il mondo accademico è ormai ostaggio dell'estrema sinistra. Che censura la gente con cui non è d'accordo e promuove chi condivide le sue idee. O i suoi nemici ».
I suoi nemici?
«È una dinamica complessa. Nessuno nell'Oxford Union approva le tesi di Irving però egli offende gente che all'Union non piace. Per questo l'ha invitato».
E se fosse una mossa pubblicitaria?
«È ben più insidioso e profondo. Cela il desiderio di provocare e offendere certi gruppi senza toccarne altri. Sfido la Oxford Union ad organizzare un dibattito con i vignettisti danesi autori dei famigerati cartoon sul profeta Maometto. Avendo il coraggio di esporre quelle immagini sul palcoscenico, permettendo a tutti di analizzarle e giudicare».
L'effetto della polemica?
«Aver indebolito l'indipendenza del dibattito accademico sulle due sponde dell'Atlantico. Guardatevi bene da chi vi dice "questo principio va bene per me e te, ma non per lui". E ricordatevi bene: se applicata in maniera selettiva, la libertà di espressione cessa di essere tale».

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