Testata:Corriere della Sera - Libero Autore: Ronan Bennet - Renato Farina Titolo: «Islam e silenzio europeo perché critico Martin Amis - Il dialogo inutile con l'Islam dei tagliagole»
Il CORRIERE della SERA del 21 novembre 2007 pubblica un attacco di Ronan Benett, ripreso dal Guardian, allo scrittore inglese Martin Amis, per le sue posizioni non politicamente corrette sul pericolo islamista. Nel testo di Benett non mancano, tra l'altro, riferimenti a Israele, descritto come uno stato razzista. Inoltre, secondo Benner si bollerebbe di antisemitismo chiunque denunci come "illegali "gli insediamenti in Cisgiordania. Come se le "critiche" a Israele si limitassero a questo. Ecco il testo:
Da LIBERO, un articolo di Renato Farina che potrebbe valere anche come risposta al testo di Benett:
Siccome il terrorismo islamico sta facendo siesta, almeno in Europa, danziamo allegri. Hanno arrestato tra Milano e Parma un manipolo di figli di Allah incaricati di istruire e spedire kamikaze in Iraq e Afghanistan, o dove sia richiesto dalla Guerra Santa? Amen. Anzi: Insciallah. Basta che non rompano le scatole a noi. E diamogli pure le moschee e le sacrestie o i locali dei nostri oratori. In realtà, sotto traccia, l'islam che vuole ammazzare con le buone o con le cattive l'Occidente si sta rafforzando. Chiunque sia studioso serio del fenomeno, lo garantisce. In America e in Inghilterra è la sinistra liberal ad essersene accorta: e viene subito scomunicata dalla sinistra ancora più liberal e in realtà incantata dal cobra o forse sua parente. È il caso di Martin Amis, ad esempio: e lo vedremo tra poco. MAESTRO DI DISSIMULAZIONE Da noi? Da noi arriva Tariq Ramadan, ormai sta più da noi che in Svizzera dov'è nato o a Oxford dove insegna. Viene accolto in centro a Milano. Andrea Morigi su Libero di ieri ne ha mostrate tutte le abilissime maniere per essere e non essere, gustoso, magico. Per me terrificante: perché è il grande maestro nella capacità di dissimulazione. Infatti in prima fila c'erano i suoi adoratori e seguaci di Milano: tutto lo stato maggiore della moschea di viale Jenner. Cioè i fondamentalisti che fondamentalisti più non si può. Nei locali da loro gestiti ospitavano predicatori algerini maestri spirituali dei tagliagole che dall'altra parte del Mediterraneo hanno tranciato duecentomila carotidi non tanto di cristiani (anche!) ma di loro confratelli non abbastanza svelti a sottomettersi al verbo. Così oggi si riduce la questione islamica alla doverosa libertà di culto. Dimenticando che la questione non è il culto a Dio e la loro libertà: ma il culto che nelle moschee si fa dell'esclusiva libertà dell'islam di essere padrone della terra dove si insedia. In Gran Bretagna è in corso una furiosa polemica. Da due anni non ci sono più attentati terroristici nelle metro o sugli autobus. C'è stato un episodio in Scozia, all'aeroporto di Edimburgo. Ma poca roba, in fondo. Ma lì c'è uno scrittore, uno dei più grandi degli ultimi trent'anni. Si chiama Martin Amis. Ha pubblicato in Italia da Einaudi, uno di quei libri che per chi lavora con le lettere dell'alfabeto, è una pietra miliare: si chiama "L'informazione". Poi ha avuto il coraggio, lui che era circondato da amici comunisti, di prendere sul serio l'immane catastrofe sovietica. E ha pubblicato "Koba il Terribile", che sarebbe poi Stalin. Racconta Stalin, ma mostra il culto dell'assassinio di massa praticato con calma e quasi con gioia da Lenin e da Trotsky. Gli hanno detto: che ti importa di insistere, il comunismo è morto, in fondo era un bell'ideale... Ha replicato: vero, per questo non siamo abbastanza duri nel condannarlo ed è più pericoloso del nazismo. Dopo l'11 settembre ha guardato la pancia dell'altro mostro, l'islam. Per un po' Martin Amis ha distinto tra islam gentile e islam cattivo. Adesso però ha smesso. Non perché non creda possa esistere in teoria il musulmano bravo e pacifico. Ci crede, e ha ragione: ne conosco anch'io. Il guaio è che sempre di più stravince e stradomina dappertutto l'isla mismo, cioè l'ideologia della Jihad, guerra santa, o con il fuoco o con l'astuzia, ma lo scopo è la sottomissione dell'universo all'unico Profeta, al prossimo grande Califfo. Si vede meno questa violenza linguistica? Il massimo eroe dell'ala dura ha un linguaggio suadente, pieno di distinguo, capace di accendere luminarie color pastello sul nostro futuro qualora l'islam crescesse? Logico. Ormai parlano e si esprimono solo ed esclusivamente i fondamentalisti, dunque possono permettersi di fare la parte dei distributori di petali invece che di tritolo. L'IMPEGNO Ho cercato fino ad ora di non citare Oriana Fallaci. Ma è proprio impossibile. Perché in Italia la si celebra, se ne dipinge la grandezza e non si nota mai, almeno per contrastarlo, il messaggio del suo impegno totale? Martin Amis, con altro stile, adesso ridice le stesse cose. L'Islam moderato si è sdraiato dinanzi a quello estremo, al punto da esserne assorbito. Per cui se l'Europa reagisce negando il diritto di costruire moschee a gogò, oppure controllando i movimenti e i luoghi di raduno dei figli di Allah, è giusto, trattasi di legittima difesa nostra e di palese accondiscendenza da parte musulmana. Scrive Amis: «La comunità musulmana dovrà patire finché non rimetterà ordine in casa sua. Quale sofferenza poi? Il divieto dei suoi membri di viaggiare, la deportazione, la perquisizione di persone che abbiano figura mediorientale o pachistana». Tutto questo è necessario e durerà «fino a quando la comunità islamica non deciderà di essere severa con i suoi figli». Martin lo ha scritto sul "Guardian", che è di sinistra. Fulmini e saette su di lui. Accuse di essere omofobico, razzista eccetera. Sul suo stesso giornale gli dedicano un articolo in prima pagina: «Vergogna su di noi». Tale e quale capitò alla Fallaci prima che morisse (adesso, da morta, la turibolano: è la grande giornalista un po' esagerata). Gli chiedono di replicare all'accusa. Risponde dicendo: «Io non sono islamofobo, sono antiislamista. Islamobofobia sarebbe la parola giusta, salvo che la paura tende a essere irrazionale. Mentre non c'è nulla di irrazionale nell'aver paura di chi intende ucciderti». Da noi ormai nessuno scrive più queste cose, al massimo si scrivono bigliettini per invitarli a un dialogo, dove tutti poi si va alle proprie case. Noi convinti che la pace vince. Loro sicuri che ce la metteranno in quel posto meglio che pria. Chi è lungimirante?