Una risposta evasiva e insoddisfacente a critiche circostanziate
Testata: La Stampa Data: 10 ottobre 2007 Pagina: 31 Autore: Emanuel Segre Amar - Laura Camis De Fonseca Titolo: «La diga in Galilea»
Pubblichiamo di seguito una lettera alla STAMPA, pubblicata il 10 ottobre 2007 e seguita da una risposta. Ai due testi, seguono ancora i nostri commenti alla replica del giornale:
In data 3 settembre 2007 La Stampa pubblicava, in prima pagina, un articolo a firma Mario Tozzi dal titolo «Acqua, il petrolio del futuro»; secondo il giornalista lo Stato di Israele avrebbe costruito nel 1964 una diga al fine di dirottare le acque del fiume Giordano «dal loro destino naturale nel Mare di Galilea e nel Mar Morto». La notizia circa la costruzione di siffatta diga è falsa dal punto di vista storico ed ontologico e non trova riscontro nella realtà. 2. In data 10 settembre 2007 a pagina 19 veniva pubblicato un articolo dal titolo «Al muro della vergogna tra dolore e speranza» con il quale il giornalista Mario Vargas Llosa criticava aspramente la barriera di sicurezza fatta costruire dal governo israeliano al fine di contenere le ondate terroristiche. Il giornalista scrive che la barriera è fitta di cemento armato ed è percorsa da reti ad alta tensione; tale notizia non trova riscontro nella realtà dei fatti in quanto non esiste alcuna rete ad alta tensione lungo la barriera di sicurezza. Quello che viene chiamato muro, alla fine del tracciato completo che sarà di circa 700 km, sarà di circa 8 km; il restante è formato da una rete dotata di sensori che segnalano eventuali presenze. 3. Nello stesso articolo viene riportata un'ulteriore e fuorviante notizia che lascia libero spazio a fraintendimenti e facili prese di posizione; nello specifico viene falsamente dichiarato che un soldato avrebbe iniziato a sparare a bruciapelo «nel mucchio». In realtà tale narrazione non corrisponde al vero non essendo avvenuto un episodio di tal genere nei modi descritti. EMANUEL SEGRE AMAR
LAURA CAMIS DE FONSECA ASSOCIAZIONE ITALIA ISRAELE
La notizia di una diga (o di uno sbarramento o di una deviazione o di una condotta, chiamatela come volete) che dirotta le acque del Giordano per gli scopi irrigui degli israeliani è nota dal 1953, anno in cui cominciarono i progetti del National Water Carrier (che videro una prima conclusione nel 1964), un sistema che trasporta mezzo miliardo di metri cubi all'anno e che è la principale risorsa idrica di Israele. Di questo sistema parlano Vandana Shiva (nel suo «Le guerre per l'acqua» e in numerose interviste), diverse riviste telematiche (da «Galileo» alla Treccani per le scuole) e, diffusamente, grazie anche alla sua esperienza sul campo, il consulente scientifico di New Scientist Fred Pearce (giornalista scientifico dell'anno nel 2001 nel Regno Unito) nel suo «When the Rivers Run Dry» («Un pianeta senz'acqua»), pubblicato nel 2006 (pp. 207-213, Il Saggiatore). Nel mio viaggio in Palestina di qualche anno fa non ho avuto modo di raggiungere direttamente l'opera di deviazione, ma le fonti cui mi sono attenuto mi paiono attendibili e ampiamente riscontrabili.
Quanto al punto 3, Vargas Llosa, uno dei più famosi scrittori sudamericani, cita semplicemente la scena di un documentario.
Osserviamo innanzitutto che non c'è nessuna risposta circa il punto 2. Dato che effettivamente "non esiste alcuna rete ad alta tensione lungo la barriera di sicurezza" l'unica risposta possibile era ammettere che Vargas LLosa, "uno dei più famosi scrittori sudamericani" ha detto il falso. Si è preferito soprassedere. Forse perché sulla sua credibilità poggia la risposta sul soldato israeliano che avrebbe e iniziato a sparare a bruciapelo «nel mucchio»."Cita semplicemente la scena di un documentario"da lui visto. Un documentario dove un soldato, a quanto pare, spara "a bruciapelo nel mucchio". Ma dal quale manca la strage che sarebbe conseguita da un simile gesto e di cui tutti i media del mondo, traddandosi di un episodio avvenuto in Israele, avrebbero dato notizia. Pensare che i fatti raccontati da Vargas Llosa siano davvero avvenuti"nei modi descritti" è una pura e semplice assurdità, e tale resterebbe anche se pretendesse di avervi assistito in persona il più famoso scrittore del mondo. Circa il punto 1, riportiamo il commento a suo tempo pubblicato da Informazione Corretta:
Negli anni della costruzione dell'acquedotto (che non mirava a stornare acqua ai Paesi rivieraschi) gli Stati arabi incominciarono a pensare a possibili soluzioni per privare Israele delle acque dell'alto corso del Giordano. Un attacco esclusivamente militare venne sostenuto dai siriani, mentre prevalse la posizione della Lega Araba che prevedeva di deviare l'Hashbani all'interno del Libano, incanalandone le acque in eccesso verso il Banias in Siria, nonché di deviare le acque del Banias verso lo Yarmuk a vantaggio della Giordania.
Alla conferenza di Alessandria dei capi di Stato e dei sovrani arabi del gennaio 1964, oltre a ribadire l'intenzione di realizzare il progetto di deviazione degli affluenti dell'alto Giordano, venne decisa la costituzione di un comando militare arabo sotto la guida dell'Egitto, per difendere i siti e le opere di deviazione da un'eventuale aggressione israeliana. La reazione d'Israele al summit di Alessandria fu quella di annunciare che il Paese avrebbe resistito alle violazioni dei propri diritti da parte degli Stati arabi e infatti, dopo circa sei settimane dall'inizio dei lavori del progetto arabo di deviazione, si verificò il primo scontro militare israelo-siriano. L'incidente dette il via a una serie di risposte militari che, a seguito di tentativi di sabotaggio dell'Acquedotto Nazionale Israeliano e della distruzione di una stazione israeliana di pompaggio, portarono – tra le altre cause - alla guerra dei Sei Giorni: gli impianti idrici divennero dunque bersagli militari.
Di seguito, i link alle critiche ai due articoli citati nella lettera
Invitiamo i nostri lettori a scrivere alla Stampa protestando per questa risposta evasiva e insoddisfaccente Cliccare sul link sottostante: lettere@lastampa.it