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Il Foglio - Corriere della Sera Rassegna Stampa
07.12.2006 Negazionismo di Stato in Iran
l'11 e il 12 dicembre un convegno con mascalzoni da tutto il mondo

Testata:Il Foglio - Corriere della Sera
Autore: la redazione - Alessandra Coppola
Titolo: «Pensatori da tutto il mondo uniti a negare l’Olocausto - Anche italiani da Ahmadinejad il negazionista»

Dal FOGLIO del 7 dicembre 2006:

Roma. L’11 e il 12 dicembre, in concomitanza con la giornata mondiale per i diritti umani, si terrà a Teheran una Conferenza sull’Olocausto. Coincidenza sinistra e tutt’altro che casuale visto che il suo ispiratore si è ormai assurto il compito di riscrivere la storia. Dopo l’Olocausto, ha infatti già annunciato di voler investigare “molti altri genocidi, per esempio quello perpetrato contro gli indigeni americani”. Genocidi e massacri da guardare con occhi nuovi e “senza pregiudizi”, con la garanzia di una “libertà di espressione” che l’occidente si ostina a negare e la certezza di trovare nel presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad un giudice super partes. Arbitro equanime nei confronti di tutte le parti come converrebbe il ruolo, a parte una malcelata simpatia, palesata da un anno a questa parte, per quanti contestano “il mito dell’Olocausto”. Una scelta coraggiosa ha lasciato intendere il portavoce del ministero degli Esteri, Manuchehr Mohammadi, perché “il genocidio degli ebrei è la linea rossa dell’occidente”. Ma l’occidente non fa paura al presidente. Perché mai dovrebbe temere l’indignazione di Tony Blair o fermarsi per essere stato invitato da Kofi Annan a usare la libertà di parola con “sensibilità”? Ahmadinejad ha interlocutori che gli stanno più a cuore, dice in pubblico quello che molti arabi dicono in privato e posa da vendicatore. Rovina i giochi all’establishment che strizza l’occhio ai realpolitiker al di qua e al di là dall’Atlantico e sposta il baricentro dell’odio rivoluzionario dal Grande Satana statunitense al Piccolo Satana israeliano.
Dopo essere stato opportunamente strombazzato, l’evento andrà dunque in scena, organizzato dall’Istituto per la politica e le relazioni internazionali della capitale e sponsorizzato dal ministero degli Esteri. Parteciperanno 67 studiosi e intellettuali, accademici provenienti da più di 30 nazioni di cui però si preferisce non fornire ulteriori delucidazioni. Secondo il Guardian ci saranno anche alcuni delegati del Regno Unito, ma Mohammadi non ha sciolto il riserbo sui nomi “per timore che i passaporti degli invitati possano essere sottratti”. Filo conduttore del simposio è l’interrogativo posto da Ahmadinejad. “Il presidente si è soltanto chiesto se l’Olocausto sia avvenuto o no. E se fosse accaduto perché devono essere i palestinesi a pagare per questo?”. E’ per rispondere a questo dilemma che a Teheran si sviscererà la questione “rispettando il giudaismo ed evitando la propaganda”.

Le solite ambiguità e i nomi top secret
Da un lato l’Iran “non nega i crimini di Hitler”, dall’altro si impegna a fornire – senza che nulla appaia come una contraddizione – l’opportunità di presentare studi “pro e contro la teoria del genocidio degli ebrei”. E così i revisionisti d’ogni dove potranno discutere sulla natura dell’antisemitismo, esaltare la storia degli ebrei in Iran, analizzare il sionismo, dibattere l’esistenza o no delle camere a gas e rivendicare orgogliosamente la libertà di espressione per tutti coloro che negano la verità dell’Olocausto. Tutto questo potrà essere fatto in Iran perché “l’antisemitismo è un fenomeno occidentale” e chi meglio di Teheran, mai coinvolta in tali orrori, può giudicare spassionatamente gli eventi? Non solo, il ministero degli Esteri sottolinea che, come ha testimoniato anche il concorso per le vignette sull’Olocausto, l’Iran è un paese libero. “In Iran possiamo investigare e studiare le tematiche islamiche e anche confutarle e nessuno ci fermerà”, ha detto Mohammadi. Nessuno dei giornalisti stranieri presenti gli ha fatto domande sul filosofo Hashem Aghajari, condannato due volte a morte dal regime per apostasia.

Dal CORRIERE della SERA, una rticolo sulla partecipazione di "studiosi" italiani al convegno negazionista in Iran:


Conferenza sull'Olocausto a Teheran, anche con la partecipazione di studiosi italiani. Lo conferma il ministero degli Esteri iraniano, che pure senza indicare nomi, annuncia la presenza lunedì e martedì prossimo nella capitale di 67 ricercatori, provenienti da trenta Paesi, tra cui Germania, Francia, Stati Uniti, Canada, Austria. E Italia. Nessuna indicazione è arrivata alla Farnesina, nè all'ambasciata di Roma nella Repubblica islamica. Fonti di Teheran indicano, però, almeno un partecipante dal nostro Paese: Claudio Mutti. Neofascista già legato agli ambienti dell'ordinovista Franco Freda, convinto khomeinista e convertito alla fede musulmana nel '79, autore di «Il nazismo e l'islam» ('86), professore al Liceo classico, Mutti è oggi animatore delle Edizioni all'insegna del Veltro e frequentatore del Coordinamento politico progetto Eurasia, fortemente anti-americano. Tra i suoi titoli recenti: «A Oriente di Roma e di Berlino: europei ed asiatici in lotta per l'ordine nuovo» (2003). Raggiunto al telefono nella sua casa di Parma, non ha però voluto confermare nè smentire la partecipazione alla Conferenza.
Da Palestrina, Roma, lo storico revisionista Carlo Mattogno, secondo cui lo studio dei forni crematori di Auschwitz- Birkenau confuterebbe l'uccisione di massa con l'uso del gas, spiega di essere stato contattato in via ufficiosa da alcuni organizzatori (non iraniani) del simposio, ma di aver declinato: «Per mia scelta da dieci anni non partecipo più a questo tipo di incontri».
Molto attivo nella preparazione della due-giorni sulla Shoah a Teheran sembra sia stato l'Adelaide Institute australiano, fondato nel '94 con marcati intenti negazionisti e già costretto (nel 2002) dalla corte federale di Canberra a rimuovere dal sito web materiale considerato «insultante e offensivo» per gli ebrei, su segnalazione della Commissione australiana per i Diritti Umani e le Pari opportunità.
Su partecipanti e organizzatori Teheran, però, non intende per il momento fornire indicazioni precise. Già ad alcuni di loro, ha detto il vice ministro degli Esteri iraniano Manuchehr Mohammadi, i Paesi di provenienza «hanno ritirato il passaporto». Dunque, non saranno rilasciate liste ufficiali fino a lunedì, quando si aprirà «Discutere l'Olocausto: prospettiva internazionale».
Dall'ambasciata iraniana a Roma spiegano che l'organismo promotore, l'Istituto per gli studi politici e internazionali, ha ricevuto centinaia di testi di aspiranti partecipanti (il sito in inglese: http://www.ipis.ir/English/index.htm), provenienti anche dall'Italia. Alla fine è stata fatta una selezione, che comprende tesi negazioniste, ma anche articoli che confermano la Shoah (si sa che, tra gli altri, ha chiesto di essere ascoltato il presidente dell'Associazione dei sopravvissuti, Noah Flug, con una lettera da Gerusalemme indirizzata direttamente al presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad).
«Più che sull'esistenza dell'Olocausto — precisano dall'ambasciata a Roma — il punto centrale della Conferenza sarà: perché i palestinesi devono pagare per un massacro compiuto dai tedeschi in Europa?». Un tema caro ad Ahmadinejad, che ha fortemente voluto l'incontro e che già in diverse occasioni ha definito la Shoah «una leggenda».

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